Dal nostro inviato
GERUSALEMME — Attaccato sul territorio della sua ambasciata di Damasco, umiliato dall’eliminazione del vecchio generale dei pasdaran Reza Zahedi, l’Iran vuole reagire. Le opzioni non mancano. Alcune sono tattiche, appariscenti come attentati, raid o addirittura l’apertura di nuovi fronti. Altre di pi� lungo termine, sarebbero invisibili se non si guardano i risultati nel tempo. La migliore, quella pi� temuta, nel mondo arabo, l’apertura di un nuovo fronte di guerra.
L’Iran umiliato: come potrebbe reagire dopo il raid israeliano su Damasco. Le opzioni sul tavolo
Ferito dal bombardamento israeliano di luned� a Damasco, l’Iran pu� tentare di colpire un obbiettivo simile in qualsiasi parte del mondo. Pi� difficile se non impossibile � che l’Iran provi a lanciare missili direttamente su Israele

Il precedente
La risposta iraniana potrebbe ripercorrere l’esempio del gennaio del 2020, dopo l’ uccisione del generale Soleimani nell’attacco di un drone americano all’aeroporto di Baghdad. Morto Soleimani il 3 gennaio, nella notte tra il 7 e l'8 gennaio, 22 missili balistici iraniani piovvero su due basi americane in Iraq. All'opinione pubblica interna, Teheran raccont� di aver ucciso 80 soldati Usa, una vendetta proporzionale alla morte dell’eroe Soleimani. Il Pentagono per� ha sempre smentito e l'impressione � che quella ondata di missili venne annunciata. Una tale potenza di fuoco non intercettata dalle difese aeree avrebbe dovuto fare vittime, invece, � probabile che tra i due nemici ci sia stato una sorta di accordo per evitare l'escalation. I soldati americani si ripararono in tempo nei rifugi e non ci furono perdite di vite umane. In sostanza gli americani permisero agli ayatollah di mostrare i muscoli, salvare la faccia e allo stesso tempo evitarono la necessit� di un'ulteriore escalation. Colpire gli Usa per punire l’alleato israeliano, non sarebbe per� una scelta lineare. Tanto pi� che Washington ha subito fatto sapere di non essere stata informata dell’attacco su Damasco.
Russian connection
D’altra parte quel bombardamento sulle basi in Iraq, non chiuse i conti. Da allora Teheran non ha mai ripreso a trattare sul suo dossier nucleare. Al contrario ha chiuso ogni dialogo e l’Atomica degli ayatollah � sempre pi� vicina. Il fossato tra Iran e Occidente si � allargato spingendo Teheran verso Russia e Cina. I droni Shahed di produzione persiana hanno fatto la differenza in Ucraina a vantaggio di Mosca. E ora Mosca restituisce il favore passando know how missilistico alle industrie delle Guardie Rivoluzionarie. Soleimani � morto, Teheran non ha saputo uccidere un capo di Stato maggiore americano, ma l’odio verso il Satana a stelle e strisce si � approfondito. Per Teheran il campo di battaglia legittimo non � pi� stato solo il Medio Oriente, ma si � allargato all’Europa. Qualcosa del genere potrebbe succedere oggi.
Le milizie proxy
Ferito nell’orgoglio dal bombardamento israeliano di luned� a Damasco, l’Iran pu� tentare di colpire un obbiettivo simile in qualsiasi parte del mondo. Un attentato ad un’ambasciata israeliana in Sud America o chiss� dove esistono cellule dormienti di Pasdaran � un’ipotesi realistica. Teheran l’ha gi� fatto in passato e ne ha le forze. Pi� difficile se non impossibile � che l’Iran provi a lanciare missili direttamente su Israele. Sarebbe il via a una guerra che Teheran non pu� permettersi. Gli Usa scenderebbero a fianco di Israele con tutta la loro potenza di fuoco a lunga distanza. Pi� probabile allora che gli ayatollah incarichino una delle milizie proxy della vendetta.
Gli Houthi
Anche in questo caso, le possibilit� di un successo pari a quello di Israele a Damasco sono basse. Nello Yemen, gli Houthi stanno facendo gi� molto rispetto alle loro capacit�. Anche s e l’Iran riuscisse a contrabbandare dei missili a lunga gettata nel Paese, il lungo volo sul Mar Rosso rende improbabile un colpo clamoroso. La Siria, altro alleato di Iran e Russia, � rimasta fuori dalla battaglia a difesa di Gaza e ha tutte le intenzioni di continuare cos�. Le dichiarazioni di Damasco non parlano di ritorsione per la violazione del proprio spazio aereo. Dopo anni di guerra civile la Siria � stremata. Il presidente Bashar Al Assad non sarebbe in grado di difendersi dalla contro reazione israeliana. Potrebbe lui stesso finire nel mirino delle uccisioni mirate di Tel Aviv. Il suo regime permette il passaggio delle armi destinate agli alleati libanesi, ma non vorrebbe altre milizie che dal suo territorio colpissero Israele. Bombardamenti esterni potrebbero ridare fiato all’opposizione ad Al Assad.
Le milizie sciite irachene potrebbero essere un altro strumento di vendetta, ma come nel caso del bombardamento delle basi militari, pi� contro gli americani che contro Israele.
Il Libano gi� sanguina
Hezbollah � il gioiello pi� prezioso della corona di alleati iraniani. Milizia temprata dalla guerra in Siria e contro Israele, ha un arsenale potente, in grado di bucare la cupola protettiva di Tel Aviv. Sta gi� combattendo dal sud del Libano contro il Nord dello Stato ebraico. E sta perdendo. Dal 7 ottobre impegna almeno un terzo delle forze di difesa israeliane, ma in sei mesi di guerra a bassa intensit� ha avuto pi� vittime (600) che nella guerra di liberazione del Libano del 2006 contro Israele (250). Hezbollah sta perdendo perch� a fare la differenza � la tecnologia. Droni israeliani sono sempre in volo sul Libano, usano sistemi di intercettazione vocale e riconoscimento facciale. E possono colpire indisturbati in qualunque momento. Obbiettivi di alto livello sono stati centrati molto lontano dalla linea blu che divide Libano e Israele. Se l’Iran spingesse Hezbollah alla guerra aperta i danni per Israele sarebbero enormi, ma il futuro politico del proxy iraniano nel Paese dei cedri sarebbe in pericolo. E questo � un prezzo troppo alto da pagare per una vendetta.
Ipotesi giordana
Resta la possibilit� di aprire un nuovo fronte. La Giordania � il candidato ideale. Da giorni ci sono violente manifestazioni nella capitale Amman che hanno come obbiettivo l’ambasciata israeliana. Il 70% dei giordani ha origini palestinesi e legami familiari con chi vive a Gaza e in Cisgiordania. Il governo del re Abd Allāh al-Husayn di Giordania � saldamente schierato nel campo Occidentale, ha riconosciuto Israele e collabora attivamente a fermare ogni passaggio tra i palestinesi che vivono nel suo regno e quelli al di l� del fiume Giordano, in Cisgiordania. Eppure, come ha dimostrato l’azione di Hamas, non c’� muro che regga. L’Iran potrebbe far arrivare armi ai palestinesi di Cisgiordania e scatenare l� un danno ad Israele. Oppure attaccare interessi israeliani direttamente sul suolo del regno. L’attacco israeliano � stato un successo, ma la capacit� di risposta iraniana � molteplice e non solo militare.
Vittoria politica
Con la tragedia di Gaza tutti i giorni nei servizi delle tv arabe, l’approvazione della politica iraniana tra le popolazioni dei Paesi della Umma islamica � cresciuta. Solo l’Iran appoggia apertamente e concretamente la causa palestinese e la popolarit� nel mondo musulmano della Guida suprema sciita e persiana Ali Khamenei supera, secondo alcuni sondaggi, quella di leader sunniti ed arabi. Primi fra tutti il principe saudita Mohammed Bin Salman e il Presidente degli Emirati Arabi, Mohammed bin Zayed che sulla tragedia di Gaza sono rimasti alla finestra. La Rivoluzione iraniana incassa una sconfitta, ma ha le capacit� di trasformarla in vittoria sul lungo periodo. Senza una soluzione politica � difficile che siano le armi a portare la pace.
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2 aprile 2024 (modifica il 2 aprile 2024 | 14:58)
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