Conferenza per la pace in Ucraina, 12 Paesi su 92 non firmano il documento finale. Zelensky: «Il summit in Svizzera è stato comunque un successo»
Alcuni Stati hanno mantenuto le distanze dall’affermazione chiave della nota: «La Carta delle Nazioni unite può e dovrà servire come base per raggiungere una pace giusta, duratura, in Ucraina»
DAL NOSTRO INVIATO
BURGENSTOCK - Dodici Paesi su 92 non hanno firmato il comunicato finale della Conferenza per la pace, organizzata dal governo federale elvetico e dal leader ucraino, Volodymr Zelensky. Nonostante due giorni di discussioni e di pressioni diplomatiche, alcuni Stati hanno mantenuto le distanze dall’affermazione chiave della nota: «La Carta delle Nazioni Unite, compresi i principi del rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità di tutti gli Stati, può e dovrà servire come base per raggiungere una pace giusta, duratura in Ucraina».
Ecco l’elenco dei contrari, come risulta incrociando le firme pubblicate in calce al documento e l’elenco ufficiale dei partecipanti: Armenia, Bahrein, India, Indonesia, Giordania, Libia, Messico, Arabia Saudita, Sudafrica, Emirati Arabi. A questi vanno aggiunti Brasile e Vaticano, che però si sono presentati a Burgenstock, in qualità di «osservatori».
Zelensky ha comunque definito il vertice «un successo», sottolineando come nel dibattito «tutti, tutti i Paesi hanno riconosciuto il principio dell’integrità territoriale». Ma al momento della firma si sono tirati indietro anche Paesi cruciali, come India e Arabia Saudita, sui quali si era concentrata l’attenzione del blocco occidentale.