Le pagelle del Gp Miami: Norris e Stella da 10, Sainz e gli eventi contro (7), le crepe Red Bull (5)

diFlavio Vanetti

Verstappen si può battere e un giovane pilota come Norris che non ha mai vinto un Gp può trionfare con la strategia giusta dettata dall'ingegnere che alla Ferrari seguì Raikkonen e Alonso. Leclerc

MIAMI, FLORIDA - MAY 05: Race winner Lando Norris of Great Britain and McLaren celebrates with his trophy after the F1 Grand Prix of Miami at Miami International Autodrome on May 05, 2024 in Miami, Florida.   Clive Mason/Getty Images/AFP (Photo by CLIVE MASON / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

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L’invincibile Max Verstappen è in realtà battibile, anche senza il contributo di eventi esterni (come accaduto a Melbourne, quando Max ebbe un guasto e la Ferrari s’involò verso la doppietta Sainz-Leclerc). Onore e gloria a Lando Norris, dunque, per aver almeno messo in discussione il teorema dell’infallibilità dell’olandese e della Red Bull. Il terzo Gp di Miami incorona il ragazzo inglese che non riusciva mai a vincere: «finalmente» è l’avverbio giusto che accompagna la sua impresa.

Lando Norris: 10

Non è mai troppo tardi, diceva in Italia il maestro Manzi in una Rai agli albori delle trasmissioni che contribuiva a combattere l’analfabetismo. In Inghilterra il 24enne Lando ha fatto suo il motto per rompere la situazione assurda che lo ingabbiava: era diventato il pilota con più podi e più punti a non aver mai vinto un Gp, ma era anche uno che alla McLaren non aveva ancora saputo centrare il successo dopo 100 e più corse. Un primato negativo tra i driver di Woking. Si ispira a Valentino Rossi: un buon esempio per far fiorire qualità indiscutibili. La safety car gli ha dato una mano? Sì, ma l’aiutino se l’è meritato, riscattando tra l’altro i pasticci della sprint race e della qualifica.

Andrea Stella e la McLaren: 10

Prima vittoria da team principal della McLaren dell’ingegnere che alla Ferrari seguì Raikkonen e Alonso e che per inciso visse la vicenda della spy-story che travolse la scuderia ora governata. L’anno scorso trovò la chiave per ribaltare una monoposto sbagliata, adesso ha fatto sì che la MCL38 aggiornata (solo quella di Norris, però, lo era già completamente) possa essere una solida rivale della Red Bull.

MIAMI, FLORIDA - MAY 05: Race winner Lando Norris of Great Britain and McLaren and McLaren Team Principal Andrea Stella celebrate in parc ferme after the F1 Grand Prix of Miami at Miami International Autodrome on May 05, 2024 in Miami, Florida.   Mark Thompson/Getty Images/AFP (Photo by Mark Thompson / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

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Il pubblico di Miami: 10

Be’, sarà anche un’americanata questo Gp che per la terza volta è approdato nel luogo di culto della Florida, ma sugli spalti, nel week end, ci sono stati 275 mila spettatori, nuovo record rispetto ai 270 mila del 2023. Non facciamo i difficili: qualcuno si ricorda i vuoti di Indianapolis o dobbiamo rammentarli?

Adrian Newey: 8

Avendo annunciato l’addio alla Red Bull, avrebbe dovuto festeggiare la vittoria di Verstappen salendo sul podio assieme a Max quale segno di riconoscenza (magari non del tutto genuina, se è vero che si sono guastati i rapporti con Christian Horner) per quanto ha fatto in questi anni. Tutto rinviato, Norris ha fatto il guastafeste. Del grande Adrian è però piaciuto il commiato sobrio dal team, secondo il suo stile: difficilmente nel futuro arriveranno da lui «fuochi d’artificio» su quanto capitato in quest’ultima parte della sua esperienza a Milton Keynes.

Charles Leclerc: 8

Parte peggio di Sainz, poi il compagno di squadra lo stuzzica punzecchiandogli a lungo la coda della macchina e arrivando anche a suggerire al muretto di invitarlo a cedere il passo. Charles se n’è infischiato e ha fatto bene, trovando la via del podio. Nel suo Gp anche un gran sorpasso ad Hamilton: un messaggio per il futuro collega a Maranello.

Max Verstappen: 7

Stavolta era in pista, la sconfitta – che poi è un secondo posto… — non è dipesa da eventi incontrollabili. Vincitore della sprint, immaginava un nuovo banchetto luculliano. Invece in Florida per lui c’erano solo pane e salame: già nella prima parte si era capito che non avrebbe fatto il vuoto come al solito; dopo la safety car la sua rincorsa è diventata impossibile. Umano, almeno per un giorno. Deve aver capito che cosa provano gli avversari quando lo inseguono senza speranza di acchiapparlo.

Oscar Piastri: 7

A lungo brillante, poi rovinato sia dalla safety car sia dal contrasto con Sainz e sbattuto fuori dai primi dieci. Ma il manico c’è e si vede.

Ferrari: 7,5 (e 8 all’azzurro)

Assodato che la SF-24 di Miami non era ancora aggiornata, il risultato del week end è positivo. Ma l’upgrade adesso è indispensabile, almeno per tornare davanti alla McLaren o essere al suo livello. In Florida la Rossa s’è tinta anche d’azzurro in alcune parti (e nelle divise dei piloti e del personale), in ossequio al legame storico tra il Cavallino e il mondo racing statunitense: a noi il mix cromatico è piaciuto e l’azzurro donava in particolare sulle tute.

Yuki Tsunoda: 7,5

Dopo il gran risveglio di Ricciardo nella gara sprint (insufficiente invece il Gp del canguro: voto 5,5) non poteva non reagire: quindi fuori la spada da samurai e avanti verso la zona punti con una Racing Bulls che sta migliorando.

Carlos Sainz: 7

Scampato il siluro di Perez in partenza, è poi incappato in un duro duello con Piastri che gli è costato pure la penalizzazione postuma di cinque secondi. Non più quarto, dunque, ma quinto. Diciamo che gli eventi non hanno giocato a suo favore.

Lewis Hamilton: 7

Ha trascorso il fine settimana a farla a sberle con le Haas, spettacolo da sottoclou per una Mercedes che dominava e che non ha ancora ritrovato la via giusta. Ma il vecchio leone c’è sempre e graffia: merita solo di guidare qualcosa di meglio.

Nico Hulkenberg: 6,5

L’ingaggio in arrivo da parte dell’Audi –— che rileverà la Sauber –— sta funzionando come il Gerovital: bello vedere Nico sempre sul pezzo e combattivo. Peccato però che la sua Haas si sia pian piano spenta, condannandolo a uscire d’un soffio (undicesimo) dalla zona punti.

Esteban Ocon: 6,5

Suo il primo punto — sì, uno solo — nel Mondiale di un’Alpine che deve far venire il mal di testa a chi prova a domarla. Anche Gasly si batte e duella proprio con il compagno, ma il francese di Milano alla fine rimane di nuovo all’asciutto.

Fernando Alonso: 6

Meriterebbe a sua volta di avere sotto il sedere una macchina più performante. Fa quello che può: piuttosto che pensare a questa Aston Martin che non cresce, meglio fare un salto a South Beach. P.s.: anche con poco, comunque, Fernando ridicolizza il sempre più imbarazzante Stroll (5), di nuovo disperso in retrovia.

George Russell: 5,5

Sciapo come un piatto di minestra che servono in ospedale. C’è da dire che la Mercedes proprio non l’aiuta, ma George è di nuovo battuto dal «nonno» (Hamilton).

Red Bull: 5

Per la prima volta dà l’impressione di avere qualche crepa nella sua dimensione perfetta. E non si sta parlando solo della monoposto, apparsa vulnerabile, ma anche dell’organizzazione di un team che probabilmente in questi mesi ha tentato di nascondere sotto il tappeto la polvere dei macelli interni che lo dilaniano. Ma il tappeto qualcuno l’ha sollevato e la domanda è conseguente: l’impero comincia a vacillare?

Sergio Perez: 5

Gara di nuovo anonima, con quell’incipit da kamikaze che ha fatto dire a Verstappen, una volta visto il replay della partenza, «ma questo qui è matto?». Se avesse fatto strike, col cavolo che avrebbe una speranza di strappare la conferma.

Kevin Magnussen: 4

Ha collezionato penalità a destra e manca, quasi fossero figurine da incollare su un album. Ormai se lo trovi, è meglio girare molto al largo.

Valtteri Bottas: 3

Beccato con le mani nel sacco: ha fatto taroccare (con l’intelligenza artificiale?) il referendum sul pilota di giornata, risultando secondo dietro a Norris. Un simpatico umorista. Ma la pista ha detto che sarebbe stato più veloce se avesse corso con le amate bici.

Zack Brown: 0

D’accordo che ha visto vincere il team di cui è padrone e quel Norris che è sotto la sua ala, ma nell’esultanza pareva un orco, con il volto trasfigurato. Un po’ di contegno, diamine.

6 maggio 2024

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