La Cina ai vertici del medagliere delle Olimpiadi di Parigi 2024 fra potere e sospetti

diMarco Imarisio, inviato a Parigi

Come era prevedibile, la Cina ha iniziato a vincere medaglie fin dal primo giorno dei Giochi. Una classifica, quella legata ai titoli olimpici, che però desta imbarazzo per le note questioni legate al doping

Pronti, partenza, Cina. Come previsto da qualunque pronostico, gli atleti della Repubblica popolare hanno iniziato ai vertici del medagliere. E come accade a ogni Olimpiade, si tratta di una classifica che nella migliore delle ipotesi viene accolta da un generale imbarazzo, dietro al quale si cela l’impotenza della comunità sportiva internazionale. Stiamo parlando di doping, al solito. Nello scorso aprile, i media americani, australiani e tedeschi, hanno rivelato che poco prima delle Olimpiadi di Tokyo, 23 nuotatrici e nuotatori cinesi erano risultati positivi alla trimetazidina (Tmz), un farmaco che serve a curare problemi cardiaci e la cui assunzione, se provata, comporta fino a quattro anni di squalifica. Nessuno venne sospeso, neppure dopo la scoperta che tre di questi atleti erano recidivi. 

Doping affare di stato: lo sport per ribadire il dominio 

L’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) ha accettato la spiegazione fornita dalle autorità cinesi: la positività era il risultato di una contaminazione ambientale. E pazienza se il Tmz è un prodotto disponibile solo in pasticche, non in polvere o in liquido. Ma la logica diventa un dettaglio di poca importanza, quando il doping è un affare di Stato. L’idea dello sport come misura della propria potenza di fronte al resto del mondo risale a Stalin, ed è stata poi ripresa da Vladimir Putin. Anche la Cina considera i Giochi come una continuazione della propria egemonia economica e militare, perseguita con altri mezzi. Anche quelli illeciti, a quanto pare.

A partire dal 1994, l’elenco degli episodi di doping che coinvolgono i nuotatori cinesi è sterminato. La Wada ha sempre rifiutato le accuse di compiacenza nei confronti della superpotenza. Ma l’ormai consueto occhio di riguardo nei confronti della Cina rivela un gioco di delicati equilibri geopolitici che rischia di danneggiare la credibilità degli eventi sportivi. A Tokyo, quei nuotatori «sospetti» vinsero la bellezza di sei medaglie. Anche quando si parla di doping, c’è sempre qualcuno più uguale degli altri.

28 luglio 2024

- Leggi e commenta