Sinner ha fatto bene a battere Rune senza pensare a Djokovic: niente biscotto

Era il 21 febbraio 1980. Si giocava il Round Robin delle Atp Finals. In campo, Jimmy Connors e Ivan Lendl, entrambi qualificati per le semifinali. Piccolo dettaglio, nell’altro girone Bjorn Borg, indiscusso numero uno del mondo, era arrivato secondo a sorpresa. Lendl fece finta di impegnarsi.

Poi sciolse, in modo indecente. Connors vinse 7-6 6-1, e di quella partita sono passati alla storia solo i suoi insulti all’avversario — chicken, che significa pollo ma andava inteso come coniglio — e l’impassibile vergogna sul viso di Lendl, che da allora cominci� a costruirsi la fama di grande antipatico.

Jannik Sinner ha fatto bene a battere Holger Rune senza fare calcoli di sorta. Anche se ha rimesso in gioco Novak Djokovic. Era quel che ci si aspettava da un prototipo di italiano come lui. Serio, gran lavoratore. Senza fronzoli, poco amante delle scorciatoie. Non importa se ieri il luciferino Daniil Medvedev ha scelto di non impegnarsi contro Carlos Alcaraz, eliminando in questo modo il suo nemico Alexander Zverev. Oppure se Stefanos Tsitsipas ha giocato sapendo di essere infortunato. Pu� non piacere, ma aveva acquisito il diritto di provarci.

Jannik ha fatto la cosa giusta per il tipo di campione e di persona che vuole essere. A essere sbagliata, fin da quel lontano 1980, � la demenziale formula dei gironi all’italiana. Torino � la vincitrice indiscussa di questo torneo, che a Londra stava languendo. La Federazione italiana tennis ha enormi meriti in questa operazione di restauro. E forse ha maturato altrettanti crediti. Potrebbe tentare di esigerli chiedendo alla Atp di provare una soluzione differente. Qualunque cosa, pur di evitare illazioni, ipotesi di biscotto. Ed eventuali nonch� infondati rimpianti. Tanto, se poi succede quel che prima o poi comunque accadr�, cos� sar� pi� bello.

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