Bisogna dire che in pochi giorni l’alone di ambiguit� e di reticenze intorno al premierato si � dissolto. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa e la stessa premier Giorgia Meloni hanno fatto un po’ di chiarezza. E hanno implicitamente corretto quanti, a cominciare dal ministro delle Riforme, Elisabetta Casellati, sostenevano che la riforma costituzionale in incubazione non toccherebbe i poteri del Quirinale. Prima la festa di FdI, Atreju, poi la cerimonia dei saluti al Senato confermano una strategia tesa a ridurre il ruolo del capo dello Stato.
La precisazione stizzita di La Russa contro �l’analfabetismo costituzionale� altrui e �la malafede�, abbinata a parole di �totale rispetto� per Sergio Mattarella, confermano l’imbarazzo seguito alle sue affermazioni di ieri. Che fine far� il progetto iniziale non � chiaro. La sensazione � che contenga diverse contraddizioni: a cominciare dalla figura del �secondo presidente del Consiglio�, da scegliere se cade quello eletto dal popolo. Ma rimane il nocciolo duro, �imprescindibile�, come � stato ripetuto: un capo del governo destinato oggettivamente a circoscrivere i compiti del presidente della Repubblica.
Una nuova fase destinata a esacerbare le tensioni
Prima la festa di FdI, Atreju, poi la cerimonia dei saluti al Senato confermano una strategia tesa a ridurre il ruolo del capo dello Stato

Il fatto di non toccare formalmente il suo potere � solo un guscio che nasconde la sostanza. Con la sua ruvida franchezza, ieri la seconda carica dello Stato lo ha spiegato bene: la riforma �lascerebbe i compiti che i padri costituenti vollero�, ridimensionando quelli che negli anni i capi dello Stato �hanno meritoriamente dovuto allargare per supplire alle carenze della politica�, ma non risultano �strettamente previsti dalla Costituzione�.
La Russa ha anche aggiunto che, fosse per lui, eleggerebbe direttamente anche il presidente della Repubblica: a conferma di un presidenzialismo che � nel Dna della destra, sebbene non solo; e che modifica in profondit� il sistema parlamentare. Lo ha ribadito tre giorni dopo la sua prima uscita, e questo dimostra che non si tratta di un’opinione personale. Anzi, l’impressione � che l’uscita sia stata, se non concordata, in piena sintonia con quanto pensano Giorgia Meloni e la sua cerchia; e che prepari una proposta teoricamente migliorabile ma destinata a essere sottoposta a referendum. Sono segnali che indicano l’apertura di una nuova fase, con la riforma costituzionale come perno di un conflitto politico ed elettorale; e in prospettiva di un potenziale conflitto tra istituzioni. � difficile, infatti, non vedere un’accelerazione che coincide con le tensioni dell’Italia a livello europeo, e con i risultati controversi raggiunti dal governo sul piano economico. La domanda � come la interpreteranno gli alleati, oltre alle opposizioni. E molti aspettano il discorso che il capo dello Stato, Mattarella rivolger� alle alte cariche il 20 dicembre.
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19 dicembre 2023 (modifica il 19 dicembre 2023 | 08:42)
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