Terzo mandato, perché FdI è contro. I meloniani: «Siamo il primo partito, ora più governatori e sindaci a noi»

di Claudio Bozza

La premier prende tempo sull’aumento dei mandati. Ma la linea del partito � chiara: �No�. Il risiko con gli alleati: �Gli equilibri non sono pi� quelli di 10 anni fa�

Terzo mandato, perché FdI è contro. I meloniani: «Siamo il primo partito, ora più governatori e sindaci a noi»

�Sul terzo mandato ravviso pro e contro, sono laica su questa materia. Sul metodo per�, penso sarebbe corretto che una eventuale iniziativa venga presa dal Parlamento. Se il Parlamento intende prendere una iniziativa sul terzo mandato su sindaci e presidenti di Regione ne parler� con il mio partito di riferimento. Non sarebbe una buona iniziativa se presa dal governo�. Parola di Giorgia Meloni.

Alla conferenza stampa di fine anno, la premier l’ha presa piuttosto larga. Il motivo? La questione del terzo mandato � strategica, quanto spinosa, per gli equilibri interni al centrodestra. La premier e lo stato maggiore di Fratelli d’Italia sanno bene che questa � l’occasione per un �reset�. FdI non � pi� il partito che alle Politiche del 2013 prendeva l’1,96% o che alle Europee del 2014 incassava il 3,67% — questo � il ragionamento che si fa al secondo piano di Via della Scrofa —: il quadro politico dei candidati uscenti nelle Regioni e nelle citt� pi� importanti � lo specchio di quegli equilibri e quindi � doverosa una revisione. Tradotto: �Oggi FdI � il primo partito d’Italia e pesa 8 volte in pi� delle Europee di 10 anni fa. � palese che i nostri alleati ne debbano prendere atto: le candidature vanno discusse sulla base di questo nuovo equilibrio�.

Lega e Forza Italia, numeri alla mano, sono ben consapevoli di questa profonda mutazione del quadro politico. E proprio per questo stanno facendo forte resistenza per non perdere i rispettivi posti di comando ed evitare che i meloniani si prendano tutto o quasi. La questione del terzo mandato � assai cara in particolar modo alla Lega. In gioco non c’� solo la partita per le Regioni, ma anche quella per i candidati in molte citt� (specie al Nord) dove Salvini & co. hanno ancora un forte radicamento: cambiare mano, qui, non farebbe altro che spalancare le porte a FdI.

Nel 2024 si voter� in 5 Regioni. In Piemonte e Basilicata Forza Italia sta difendendo con le unghie e con i denti la ricandidatura degli uscenti Alberto Cirio e Vito Bardi. In Umbria e Sardegna la Lega rivendica con altrettanta forza il bis di Donatella Tesei e Christian Solinas. Mentre a FdI toccherebbe solo la ricandidatura dell’uscente Marco Marsilio in Abruzzo: �Un po’ pochino per il primo partito del Paese�, riflettono ironici i vertici meloniani. E non a caso � intanto partito l’assalto alla Sardegna, dove FdI ha schierato ufficialmente in campo Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari, innescando una discreta zuffa con i salviniani.

La Lega, dal canto suo, secondo quanto detto al Corriere da Andrea Crippa, vice di Salvini, sta provando a rimandare la resa dei conti al 2025, impegnandosi a ridiscutere i candidati in due Regioni chiave come Veneto ed Emilia-Romagna. Nel primo caso, per il leghista Luca Zaia sarebbe non il terzo bens� il quarto mandato. E nel secondo, ci sarebbe l’ampia possibilit� di un voto anticipato visto che il governatore uscente Stefano Bonaccini � in pole per la corsa a Bruxelles di questo giugno. Un quadro che non piace affatto a Fratelli d’Italia (e pure alla premier), che i conti li vogliono regolare adesso.

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8 gennaio 2024 (modifica il 8 gennaio 2024 | 12:28)

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