Scimmia clonata, la prima sopravvissuta due anni: si aprono scenari contro l’infertilità

di Silvia Turin

Scienziati cinesi perfezionano la tecnica usata per la pecora Dolly e riescono a risolvere il problema che impediva lo sviluppo, fornendo una placenta sana all’embrione. Redi: �Il futuro non � la clonazione umana ma la lotta contro l’infertilit� e altre malattie�

Scimmia clonata, la prima sopravvissuta due anni: si aprono scenari contro l’infertilità

La prima scimmia clonata sana (credit: Afp)

Scienziati cinesi hanno clonato una scimmia, un macaco rhesus, che per la prima volta � vissuta per oltre due anni in buona salute.

Lo studio

Lo comunica un articolo scientifico appena pubblicato su Nature Communications che ripercorre i risultati del successo della tecnica usata, la stessa che clon� nel 1996 lapecora Dolly (il primo mammifero a essere stato clonato con esito positivo).
Il risultato � stato ottenuto dall’Accademia cinese delle scienze, che gi� nel 2018 aveva clonato due scimmiette. Finora per� gli animali, soprattutto le scimmie (in particolare i macachi rhesus), non riuscivano a sopravvivere: in un solo caso un embrione era sopravvissuto alla nascita per poche ore.

Clonazione come per Dolly ma con un passo avanti

Adesso la scimmia clonata si chiama ReTro ed � riuscita a sopravvivere grazie a una placenta sana. Per questo si chiama �Re� che sta per �rhesus� e �Tro� che sta per �trofoblasto�, la struttura embrionale che d� origine alla placenta.
Il metodo usato consiste nella tecnica del �trasferimento nucleare�: il nucleo di una cellula adulta (che racchiude il Dna) viene trasferito all’interno di un ovocita privato del suo nucleo; in questo modo la cellula viene indotta a regredire fino a uno stadio primitivo e indifferenziato, al punto da poter dare origine a un nuovo embrione quando viene trasferita in utero.
I problemi sorgevano nello sviluppo degli embrioni clonati e nelle dimensioni della placenta. In questo nuovo esperimento gli scienziati cinesi sono riusciti a individuare la fase dell’embrione dove si sviluppavano le difficolt� e sono intervenuti abbinando la clonazione con una fecondazione in vitro. Dalla prima hanno preso l’embrione e dalla seconda una placenta sana (un �trofoblasto� ottenuto con una fecondazione tra gameti).

Scoperto il problema biologico che impedisce lo sviluppo embrionale

�� una tappa fondamentale della medicina rigenerativa�, ha dichiarato all’Ansa Carlo Alberto Redi, presidente del comitato etico della Fondazione Veronesi e membro dell’Accademia dei Lincei. Redi ha spiegato l’utilit� che pu� avere questa nuova metodica: �Nessuno sulla Terra pu� ragionevolmente pensare di utilizzare questa tecnica ai fini della clonazione umana� e ha precisato �� stato creato un modello importantissimo per la biologia e la medicina che potr� avere ricadute in molti ambiti scientifici: dalla comprensione dell’infertilit�, alla salvaguardia di animali in via di estinzione, alla comprensione di molte malattie mitocondriali. Mai finora — ha detto Redi — sono stati raccolti tanti dati sul periodo dello sviluppo embrionale che precede l’impianto dell’embrione in utero e si � compreso che “non funzionano le strutture extra-embrionali”. Vale a dire che la chiave non � pi� la sequenza dei mattoncini del Dna, ma quello che nel corso dello sviluppo embrionale viene “scritto” sopra i mattoncini. Non si tratta solo di genetica, ma di epigenetica�.

Ripercussioni future su infertilit� o malattie mitocondriali

Questi studi fanno luce su un ambito finora sconosciuto: il difetto di mancato impianto dell’embrione alla base della riproduzione e il problema biologico che lo origina. La scoperta potrebbe essere interessante per superare i problemi di infertilit� nelle coppie dato che, come ricorda Redi: �Negli esseri umani oltre il 50% delle gravidanze naturali non avvengono a causa del mancato impianto dell’embrione in utero�.


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16 gennaio 2024 (modifica il 16 gennaio 2024 | 20:11)

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