Francia, Macron prepara la campagna elettorale: «Voglio vincere». Polemiche a destra e sinistra

diSamuele Finetti

Il leader dei gollisti dichiara di volersi alleare con il Rassemblement, scatenando l'ira del suo partito. E i socialisti di Glucksmann rifiutano accordi con la sinistra radicale

Nella prima intervista rilasciata dopo la sconfitta alle elezioni europee, e dopo aver sciolto il parlamento per convocare nuove elezioni, Emmanuel Macron afferma di «voler vincere». Il presidente, rispondendo al Figaro, ha respinto le accuse di chi sostiene che la sua scelta finirà per consegnare la Francia alla destra del Rassemblement National, rendendolo di fatto incapace di governare in maniera efficace per i restanti tre anni del suo mandato; al contrario, ha sostenuto che «ho solamente pensato alla Francia e ho preso questa decisione nell'interesse del Paese. Ai cittadini dico di non essere spaventati e di andare a votare». 

Macron ha anche aggiunto di essere certo che la destra non riuscirà a ripetere alle elezioni legislative il successo delle europee - dove il Rassemblement ha raggiunto il 31,3 per cento, mentre la coalizione macroniana si è fermata al 14,6 per cento, appena otto decimi sopra al Partito Socialista - e che, comunque vada il voto, non ha intenzione di lasciare l'Eliseo. «Ho ascoltato i francesi ed è il tempo di un chiarimento. Lo scioglimento del parlamento è la strada più di rottura che si possa percorrere, ma è anche un gesto di grande fiducia nei francesi», ha chiosato il presidente. 

Intanto i partiti corrono a formare alleanza e stringere accordi in vista del voto, che si svolgerà in due turni il 30 giugno e il 7 luglio (la campagna elettorale si aprirà ufficialmente il 17 giugno). A destra è un caso la dichiarazione di Éric Ciotti, il leader dei Républicains, che ha annunciato l'intenzione di stringere un accordo con il Rassemblement. I gollisti, ha spiegato Ciotti, sono troppo deboli per «scongiurare la minaccia della sinistra»: dunque il suo partito dovrebbe presentare candidati comuni al RN o, in alternativa, evitare di fare campagna elettorale l'uno contro l'altro.

Quello di Ciotti è stato un fulmine a ciel sereno, un «gesto coraggioso» secondo Le Pen; ma rifiutato con fermezza dalla leadership dei gollisti e dai sostenitori del partito, che hanno manifestato contro Ciotti sotto la sede parigina. Sempre a destra è saltato l'accordo tra Rassemblement (e il suo leader Jordan Bardella)e la destra estrema del Reconquête di Eric Zemmour: le trattative sono saltate, ha fatto sapere Marion Maréchal, che è la vice di Zemmour nonché sorella di Marine Le Pen. 

A sinistra le cose non vanno tanto meglio. Pareva che i leader dei socialisti, dei comunisti e della sinistra radicale avessero deciso di correre in coalizione, come nel 2022, anche se senza che fosse chiarito quale sarebbe stato il ruolo di Jean-Luc Mélenchon, il leader della France Insoumise che due anni fa guidava il «fronte popolare» di sinistra. Durante la campagna per le europee, Mélenchon e il leader dei socialisti, Raphaël Glucksmann, si sono lanciati più di una frecciata. E proprio Glucksmann, ieri, ha negato che ci fosse qualsiasi accordo formale tra il suo Psf e la Francie Insoumise e ha garantito che non ci sarà nessun accordo tra il suo partito e quello di Mélenchon.

11 giugno 2024

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