Argento (dopo l’oro) ai massimi: cosa succede alle quotazioni dei metalli preziosi

Dopo la corsa dell’oro, anche i prezzi dell’oro hanno ripreso a salire superando l’area dei 28 dollari l’oncia (precisamente 28,5 toccati mercoledì 10 aprile) per la prima volta dal 2021. Oggi, venerdì 12 aprile, le quotazioni sembrano aver raggiunto addirittura i 29,12 dollari. In termini di guadagni, la performance dell’argento segna un rialzo del 16%, pari a quella dell’oro (che oggi ha toccato un nuovo record storico oltre i 2.400 dollari - precisamente 2.400,59 - l'oncia, per poi assestarsi poco sotto a 2.395,87).  - qua le quotazioni in tempo reale.

Argento sopra i 29 dollari (record dal 2021): dopo l’oro può diventare un nuovo bene rifugio?

Aumento della domanda

Le motivazioni principali di questo rialzo sono due. La prima a che fare con un incremento della domanda: come spiega al Corriere della Sera Gabriel Debach, italian market analyst della community di investimenti eToro, «una parte di essa è legata alla riserva di valore», tende cioè a essere un bene che conserva il suo valore e potere di acquisto nel tempo e, quindi, detenendolo non c’è pericolo che ci sia un "deterioramento". Ma «la parte più consistente della domanda — spiega l’analista — deriva dalla parte industriale: tra le applicazioni più importanti ci sono quella per la realizzazione di componenti elettronici, ma anche per la produzione di pannelli solari, nell’automotive e nelle batterie». Una domanda che è sostenuta da un cambio di prospettiva dell’economia globale: «Mentre l’anno scorso si parlava di recessione e stagflazione — aggiunge Debach —, quello attuale si può definire uno scenario di "no landing", ovvero di crescita nonostante le decisione da parte della Fed ipotizzata dai mercati di non taglio dei tassi a giugno».

Le tensioni geopolitiche

La seconda ragione, invece, è legata alle tensioni geopolitiche attuali. Come avviene per l’oro (anche se in misura nettamente superiore), «anche le quotazioni dell’argento sono fortemente trainate dagli acquisti delle banche centrali — dice l’analista —, soprattutto di Cina e Russia, per la necessità di rivedere l’egemonia del dollaro. Con l’escalation dei conflitti di quest’ultimo periodo, mi rifaccio alla volontà espressa in passati dai Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, ndr) di trovare una valuta alternativa a quella statunitense sostenuta proprio dall'oro e più in generale dalle materie prime». Si tratta, perciò, di un percorso a livello notevolmente geopolitico, enfatizzato poi dal conflitto in Medio Oriente tra Hamas e Israele. «È interessante, infatti, osservare come il minimo dell’argento risale proprio allo scorso 6 ottobre», nota Debach, il giorno antecedente allo scoppio della guerra a Gaza.

La correlazione all’oro

Il rapporto tra oro e argento, quindi, è sempre più forte e condiziona inevitabilmente anche le previsioni future. «Spesso si guarda a questo legame per pressioni inflazionistiche — conclude l’analista —. In entrambi i casi, comunque, ma anche per il petrolio ad esempio, non sembrano avere effetti le pressioni del dollaro. E la domanda di argento è molto forte in questo momento, quindi si ipotizza più una visione rialzista del mercato. A maggior ragione le tensioni geopolitiche rimangono tali».

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