Allarme Sinner, l'anca fa male ma a Roma vuole esserci (e Madrid è stato un errore)
Il problema si trascina da Montecarlo: non è grave ma va monitorato con attenzione perché non diventi cronico. L'errore di Jannick
Il timore di arrivare al Foro Italico eccessivamente imballato dai giorni di dura preparazione dopo la semifinale a Montecarlo ma anche una certa ingordigia di punti (1000 in palio a Madrid, e senza Djokovic: occasione ghiottissima) e — non è reato — dollari chiedono il conto a Jannik Sinner nella stagione superlativa dei 30 match giocati dall’inizio dell’anno (28 vinti, 2 persi).
Il ritiro in Spagna accende una spia nel motore del numero due del mondo italiano: il problema all’anca destra c’è e si trascina dal Principato, non è grave ma va monitorato con attenzione perché non diventi ricorrente o addirittura cronico, per informazioni rivolgersi ad Andy Murray. Giocarci sopra in torneo non ha aiutato: il fastidio avvertito la mattina della semifinale con Tsitsipas a Montecarlo è diventato un’infiammazione, emersa contro Kotov, accesa dalle 2.10’ di wrestling con Khachanov, l’ottavo di finale madrileno conquistato in rimonta che Jannik non avrebbe mai lasciato andare, a costo di non farsi del bene.
Mercoledì mattina si è alzato con il dolore all’anca, ha rinviato l’allenamento in vista della sfida con Auger-Aliassime, poi ha alzato bandiera bianca: «Mi fermo su consiglio dei dottori per non peggiorare le cose. Farò degli esami per capirci di più». Una risonanza, ieri, appena rientrato a casa a Montecarlo, riposo assoluto fino (almeno) a domani, la promessa alla Federtennis di volare a Roma domenica, per ricominciare ad allenarsi al Foro Italico. Se 96 ore di stop (con di mezzo i viaggi) basteranno per restituire a Sinner la convinzione di poter essere l’uomo da battere agli Internazionali (seguiti a ruota da Parigi, Wimbledon e dall’Olimpiade, cioè il cuore della stagione), è da vedere.
Del senno di poi sono pieni i campi da tennis, oltre che le fosse. Madrid, già inserita nel calendario con un punto di domanda accanto, non era da giocare, evidentemente; arriviamo a dire nemmeno se Jannik fosse stato in perfette condizioni fisiche. L’altura altera rimbalzo e velocità della palla, a Roma troverà condizioni molto diverse. Però coach Vagnozzi ha pensato fosse una buona idea mettere match sul rosso sotto le suole, la riflessione è stata del team ma l’ultima parola ce l’ha sempre Jannik, che a Madrid voleva andare. Un raro peccato (speriamo veniale) di scarsa lucidità, un errore da cui imparare: il pensiero di poter arrivare al Foro a un’incollatura da re Djokovic nel ranking ha prevalso su un sano attendismo.
Il risultato è che, comunque vada a Roma, il Djoker arriverà al Roland Garros da n.1, mentre Sinner dovrà convivere per un po’ con il pensiero dell’anca (esattamente come Alcaraz con il chiodo dell’avambraccio; ieri ritirato anche Medvedev), perché anche se gestisci il dolore la performance scende, e la testa vaga: dritto in corsa, scivolamenti laterali a destra, tutto il tennis (tranne il servizio) di un atleta che gioca così frontale alla rete è impattato da un’articolazione non al 100%. C’è anche un tema di crescita fisiologica e di lavoro in palestra: portarsi dietro i centimetri in più (ora è alto 1,93) e i kg di muscoli messi su l’anno scorso (almeno 4) non è scontato, i cambiamenti a quell’età vanno metabolizzati, guai se si creassero scompensi in questa fase delicatissima.
Roma, che aspetta Jannik come un Messia e per lui ha predisposto un servizio d’ordine da quinto Beatles, è preoccupata ma si sforza di essere ottimista, come tutti i tifosi. Il programma, prima del forfeit a Madrid, era far debuttare Sinner venerdì prossimo in diurno sognando un secondo match domenica sera, in prime time. A questo punto qualsiasi richiesta del bambino d’oro verrà soddisfatta (a cominciare da un esordio sabato), ben sapendo che le distrazioni extra tennis non sono gradite. Si aspetta luce verde da Montecarlo: oggi l’unica certezza è che il team Sinner farà di tutto per mettere in condizione Jannik di affrontare Roma da grande protagonista. Ci vuole pazienza (in tutti i sensi).