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di Claudia Voltattorni
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato alla plenaria di Strasburgo l’intenzione di ritirare la proposta di regolamento che mira a dimezzare l’uso dei pesticidi perché «è diventata un simbolo di polarizzazione: è stata respinta dal Parlamento europeo e anche in Consiglio non si registrano più progressi». Inoltre ha detto che «la Commissione potrebbe presentare una nuova proposta molto più matura, con il coinvolgimento delle parti interessate».
Il regolamento Sur (Sustainable Use Regulation) è stato duramente contestato dal mondo agricolo. Il premier belga Alexander De Croo, che ha la presidenza di turno dell’Ue, ha «accolto con favore» su X l’annuncio di Von der Leyen e ha aggiunto che «è fondamentale che i nostri agricoltori continuino a impegnarsi per un futuro agricolo più sostenibile, come parte della nostra determinazione a portare a termine il Green Deal».
di Claudia Voltattorni
Von der Leyen proporrà al Collegio dei commissari di ritirare la proposta ma non è all’ordine del giorno della riunione di oggi (martedì), spiega un portavoce. Per quanto riguarda una nuova proposta, non si tratta però di un processo immediato. La nuova proposta dovrà tenere conto del risultato del Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura lanciato da von der Leyen il 25 gennaio, i cui risultati saranno pronti entro la fine dell’estate, di fatto con soluzioni per la nuova Commissione che si formerà dopo le elezioni europee.
Il mondo agricolo oggi incassa un altro risultato: la Comunicazione della Commissione sugli obiettivi ambientali dell’Ue al 2040 – che sarà presentata martedì pomeriggio - non prevede più l’indicazione di target specifici per l'agricoltura, che viene però considerata un settore chiave per la decarbonizzazione perché è responsabile del 10% delle emissioni. Nell’ultima bozza è sparito il taglio per il comparto del 30% delle emissioni al 2040 rispetto al 2015 inizialmente incluso.
di Davide Maniaci e Leonard Berberi
Gli agricoltori stanno protestando in tutta Europa (tranne finora in Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia) contro la burocrazia imposta dall’Ue e i vincoli derivanti dalla lotta al cambiamento climatico messa in atto dall’Unione attraverso il Green Deal, benché la maggior parte delle misure che riguardano il mondo agricolo sia stata stralciata (come nella legge sul ripristino della natura) o annacquata. Gli agricoltori protestano anche per i prezzi bassi dei prodotti, l’aumento dei costi e le importazioni a basso costo.
Giovedì scorso i trattori hanno «assediato» Bruxelles nel giorno in cui i leader Ue erano riuniti al Consiglio europeo straordinario. A giugno ci sono le elezioni europee e il malcontento degli agricoltori rischia di tradursi nelle urne in un sostegno alle forze di estrema destra, che contestano il Green Deal in tutte le sue forme. Un bacino di voti su cui ha messo gli occhi anche il Ppe, per tradizione partito degli agricoltori. Già prima dell’estate, i popolari hanno sposato la causa del mondo contadino cercando di far naufragare senza riuscirsi la legge sul ripristino della natura puntando al ritiro da parte della Commissione Ue. Ma nel testo finale la parte che preoccupava il mondo agricolo è stata eliminata.
Per il gruppo dei Popolari, di cui è membro von der Leyen, l’annuncio sul regolamento è «tardivo» ma è «ragionevole e dà sollievo».
Positiva anche la reazione della Coldiretti. Per il presidente Ettore Prandini il ritiro della proposta di regolamento «salva il 30% delle produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dall’irrealistico obiettivo di dimezzare l’uso di agrofarmaci».
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