Piloti MotoGp contro i commissari: la polemica al Mugello

diSimone Golia

Bagnaia duro: «Pensavo mi stessero ascoltando avevano già deciso. Un documento per sfiduciarli? Si può fare?». Ma da Martin a Espargaro i piloti sono tutti d'accordo: «Bisogna cambiare». Sotto accusa l'ex campione Freddie Spencer, il presidente dello Steward Panel

Avvicinarsi alla pista del Mugello in macchina è tornato a essere complicato perché gli appassionati, dopo il vistoso calo degli ultimi anni dovuto al ritiro di Valentino Rossi (una divinità da quelle parti), sono di nuovo tanti. Il colore predominante adesso è il rosso di Bagnaia, il giallo del 46 si limita a qualche chiazza qua e là. 

Ma sullo sfondo c’è anche del nero, che raffigura la rabbia montante dei piloti nei confronti dello Steward Panel, cioè l’organo disciplinare che valuta – ed eventualmente sanziona – quanto accade in pista.

Bagnaia polemico: «Possiamo sfiduciare i commissari?»

Lo stesso Bagnaia, accusato di aver rallentato nelle pre-qualifiche Alex Marquez e penalizzato di tre posizioni sulla griglia di partenza per la domenica, ha definito «ridicola» la punizione; Quartararo, travolto dall’entrataccia di Miguel Oliveira nella Sprint Race, ha ammesso amaro che «Cercare di spiegarsi con i commissari è come parlare con un muro, sono uscito più confuso rispetto a quando sono entrato»; Martin, che ha rischiato una sanzione per la collisione con Bastianini sempre nella mini gara del sabato, ha vissuto momenti di apprensione «Perché ogni volta che ti chiamano in Direzione Gara può esserci una sorpresa».

Insomma, dal campione del mondo in carica a tutti i suoi sfidanti il parere è unanime: «A Portimao, per una situazione simile con Marc Marquez, mi dissero che non mi sanzionarono soltanto perché ero caduto anch'io, Martin in questo caso non è caduto...», la provocazione di Bagnaia nel commentare il contatto fra il ducatista della Pramac e Bastianini. E ancora, riguardo all’episodio che gli è costata la penalizzazione: «Stavo parlando con i commissari e mi sembrava che stessero ascoltando. Poi sono venuto a scoprire che in realtà la sentenza l'avevano già emessa…». Da qui la suggestione: «Un documento firmato da tutti per sfiduciarli? Non so se e come si possa fare, ma non c'è un filo logico nelle scelte».

Spencer il capo degli steward

Se la voce dei piloti è ben riconoscibile, Freddie Spencer (il presidente dello Steward Panel) invece tace. Lo fa dal 2019, letteralmente. Nel senso che, da quando ha assunto l’incarico, non ha mai parlato ai media. Se ogni settimana illustrasse il suo piano per rendere la MotoGp più sicura riducendo i contatti e aggiungendo penalità, lo si potrebbe almeno ascoltare. Invece niente. Quando correva si diceva che possedesse una super vista che gli permetteva di distinguere i volti dei passeggeri di un treno in corsa. A pensarci adesso fa sorridere e tutto sembra ancora più paradossale se si considera la carriera leggendaria dell’ex pilota americano, nato in Louisiana nel 1961. Ha rivoluzionato questo sport tanto nello stile di guida quanto nei risultati (fu il primo a correre contemporaneamente in 250 e in 500, dominando entrambi i campionati)

Per questo quando l’Irta (l’associazione delle squadre) lo ha nominato presidente dello Steward Panel (un tempo facente parte della Direzione Gara ma oggi scorporato), credeva di essersi affidata alle migliori mani possibili.
Ma Spencer resta una persona complessa e misteriosa, proprio quando correva. Si ritirò a soli 27 anni, non si è mai capito perché. Probabilmente soffriva della sindrome del tunnel carpale, patologia allora piuttosto sconosciuta, ma c’è anche chi ha parlato di limiti caratteriali o di una cocente delusione d’amore. Dopo il Gp di Jerez, quello dell’incredibile duello Bagnaia-Marquez, Zarco (33 anni e due titoli di Moto2 nel curriculum) ha perso il controllo in direzione gara, tanto da essere portato via di peso. Pedro Acosta lo aveva toccato in partenza, Aleix Espargaro, qualche giro più in là, lo ha travolto. Nessun provvedimento: «Sembrava che Spencer mi guardasse come se volesse sapere cosa volessi io — lo sfogo del francese della Honda —. Voleva che mi lamentassi degli avversari. Gli ho detto che non lo avrei fatto e che non può fare questo lavoro perché non sa prendere le decisioni corrette nei momenti giusti».

Lo stesso Aleix Espargaro, 34 anni e prossimo al ritiro, non si è nascosto: «Con tutto il rispetto e l’educazione che ho, i commissari non sono all’altezza. La mia opinione è che fanno quello che sanno, ma non basta. Sono molto lontani dal livello richiesto in MotoGp», ha spiegato il pilota Aprilia, che ha così spostato l’attenzione su un altro tema molto sentito nel paddock: «I commissari non corrono più da 20 o 25 anni, abbiamo bisogno di qualcuno che conosca questo sport più da vicino, che sia più recente. Che capisca gli stili di guida, i tipi di gomme. Qualcuno che ha finito di correre da poco o che conosca e comprenda queste moto. Non serve che abbia vinto. Noi piloti diventiamo matti per questa incoerenza». Campioni e veterani sono tutti d’accordo, serve una rivoluzione. Come nelle colline del Mugello, da gialle diventate rosse. 

2 giugno 2024

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