Putin si prende l'Africa, un pezzo alla volta

Altro che Piano Mattei, in Africa continuiamo a perdere colpi. Non l’Italia in particolare: l’Occidente intero. L’influenza europea e americana retrocede, mentre avanza quella di altri, in particolare la Russia di Putin e il suo Gruppo Wagner

Può sembrare una vicenda secondaria, al confronto con le tragedie in atto in Ucraina e a Gaza. Però è davvero singolare che Mosca, pur con tutte le armi e il denaro e l’attenzione strategica rivolte alla sua guerra di aggressione in Ucraina, stia anche segnando dei successi in altre parti del mondo

L’Africa in questo momento è in secondo piano rispetto ad altre emergenze, tuttavia resta un continente ricco delle risorse strategiche di cui avremo bisogno per il futuro, sostenibile e non: minerali, metalli, materie prime agricole. È anche un continente in crescita, non solo demografica come tendiamo a pensare noi: è un mercato in espansione. Che cosa offre Putin, o il suo braccio armato mercenario, che noi non riusciamo a offrire agli africani? 

Gli ultimi mesi e anni hanno visto una successione di umilianti sconfitte per la Francia, le cui forze armate sono state espulse da diversi paesi africani, spesso in seguito a colpi di Stato militari. In Italia qualcuno può godere per l’arretramento di cugini transalpini che hanno “sgomitato” con arroganza per ridurre la nostra influenza (vedi la Libia). Però i guai della Francia sono parte di un problema più vasto. Di recente la stessa sorte dei francesi è toccata agli americani

L’ultimo episodio è avvenuto nel Niger dove le truppe Usa hanno dovuto ritirarsi ed è previsto che i russi prendano il loro posto. Anche in questo caso il rovesciamento di alleanze è la conseguenza di un colpo di Stato militare. Il presidente del Niger democraticamente eletto è agli arresti domiciliari dal luglio scorso. I militari golpisti che lo hanno esautorato e deposto ora collaborano con i mercenari russi del Gruppo Wagner. A scivolare nella sfera d’influenza militare di Mosca in precedenza erano stati Mali, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana. 

Singolarmente preso il Niger non riveste una grande importanza strategica. Possiede uranio, oro, e altri minerali, ma non in quantità tali da renderlo indispensabile. Perfino l’industria nucleare francese, che era una sua cliente affezionata, è in grado di sostituirlo con altri fornitori se necessario. In quanto agli americani, il loro primo riflesso è quello di dire: «Che Putin si tenga pure il Niger». Perdita trascurabile, a prima vista

Se invece si inserisce questa cacciata dei militari Usa nel quadro generale, forse c’è qualche ragione per preoccuparsi. The Economist ricorda che gli americani e gli europei negli ultimi anni non sono riusciti a bloccare il «contagio dei golpe militari» che si sono susseguiti dalla Guinea sulla costa occidentale del continente fino al Sudan a Est. La base militare Usa in Niger, sottolinea The Economist, «offriva intelligence a tutte le forze coinvolte nella guerra contro le milizie jihadiste collegate all’Isis e Al Qaeda». 

Chi sembra convinto che l’America deve preoccuparsi di questa débacle africana, è Walter Russell Mead, storico e autorevole analista geopolitico. Riprendo qui alcuni elementi di una sua analisi apparsa sul Wall Street Journal

«Dalla Libia al Sudafrica – scrive Russell Mead – Putin sfrutta gli errori americani e occidentali per acquisire risorse minerarie redditizie, intralciare le strategie di sicurezza dell’Occidente, e rafforzare la capacità del Cremlino di evadere le nostre sanzioni. Dai tempi in cui la East India Company britannica costruì un impero sulle rovine della dinastia Mughal in India, non era più accaduto che una società semi-privata di mercenari raccogliesse così tanti successi quanto il Gruppo Wagner in Africa. I suoi dirigenti capitalizzano il diffuso odio verso la Francia e l’incapacità di deboli governi filo-occidentali di fornire soluzioni sul terreno della sicurezza, del benessere, dell’istruzione. I mercenari hanno accumulato ricchezze con l’oro, i diamanti e altri minerali, per se stessi e per i loro capi al Cremlino. Nel contempo hanno inflitto un’umiliazione dietro l’altra all’Occidente»

Seguo questa linea di analisi per enumerare i benefici che Putin ricava da quest’avanzata africana. Oltre al profitto economico immediato, l’Africa offre una sponda a diverse operazioni di riciclaggio di denaro sporco, e aggiramento delle sanzioni occidentali. Infine c’è il vantaggio geopolitico per i russi di apparire come amici e protettori del Grande Sud globale, in una fase in cui l’Occidente è assai impopolare in quella parte del mondo. È il caso di ricordare lo scivolamento del Sudafrica nell’orbita sino-russa, e la sua recente iniziativa al tribunale internazionale dell’Aia per accusare Israele di genocidio

Russell Meade si concentra sulle difficoltà americane. Evoca problemi che ho affrontato a mia volta nel libro La speranza africana. In sintesi, la politica africana di Washington è stata sequestrata da alcune lobby con un’agenda radicale: gli ambientalisti più estremi, la comunità Lgbtq. L’America si presenta in Africa come una superpotenza che pretende di dare lezioni sui diritti umani, su gay e transgender, e vorrebbe imporre una costosissima transizione-lampo alle energie verdi con un abbandono forzato e precipitoso di fonti tradizionali. Una politica estera “etica”, come auspicata dall’ala sinistra del partito di Biden, finora ha solo alienato simpatie africane e non ha arrestato l’avanzata di regimi militari. 

L’Europa è un caso un po’ diverso perché la sua politica africana è meno ideologizzata di quella degli Stati Uniti. Anche in Europa però c’è una lobby delle ong che spesso ha condizionato le scelte, con un “estremismo umanitario” che serve a darsi buona coscienza ma dà scarsi risultati sul terreno. Avere la coscienza pulita e farsi espellere da un governo africano dietro l’altro, serve a poco. 

Un settore dove il Gruppo Wagner dà soluzioni e noi no, è quello della sicurezza. La lotta contro le milizie jihadiste, contro i separatismi etnici, contro la criminalità, sono delle priorità per il decollo economico. 

L’Europa ancora non si presenta come un’alternativa credibile alla Russia sul terreno militare. Su quello degli investimenti deve vedersela con la concorrenza cinese, indiana, saudita, emiratina, turca. L’Europa è anche timida nel contrastare la propaganda altrui e nel mettere a nudo le mancate promesse degli altri. In termini di aiuti economici, per esempio, Putin è di un’avarizia senza eguali. Gli europei dovrebbero investire nella guerra dell’informazione: troppi africani ignorano le cifre vere delle loro relazioni con il resto del mondo.    

17 maggio 2024, 08:24 - modifica il 17 maggio 2024 | 08:43

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