Sinner cambia: a Wimbledon manda in campo anche la rabbia
Una racchetta lanciata per frustrazione, un urlo contro il suo box, la testa sotto l'asciugamano: Jannik Sinner, oggi in campo contro Kecmanovic, mostra di più i propri sentimenti
Un innocuo lancio di racchetta, più per frustrazione che per rabbia. Un urlaccio verso il suo box. Lunghi momenti con la testa seppellita sotto l’asciugamano, al cambio di campo (quarto set), segnale di ricerca di concentrazione. E poi, alla fine di tutto, la carezza a rete di Berrettini: la manona di Matteo sulla guancia di Jannik, il gigante che lancia l’ex bambino sciatore verso il Sacro Graal. «Adesso prenditelo».
Della notte dello strepitoso derby italiano a Wimbledon rimangono istantanee che raccontano un’amicizia, e le anticipazioni di un Sinner ogni giorno un po’ più nuovo. L’esternazione della rabbia — sinneriana, certo, quindi contenuta — è il lusso che il numero uno si è concesso in quel detonatore di emozioni che è il campo centrale, con un avversario che non gli è indifferente, al cospetto della ragazza per la quale anche ieri si è incappucciato, nel disperato tentativo di passare inosservato mentre Anna Kalinskaya gioca a tennis. Forse stentano a riconoscerlo anche Siglinde e Hanspeter, lassù a Sesto Pusteria: hanno salutato un figlio serio e silenzioso, ritrovano un agitatore di folle innamorato, sempre più al centro del villaggio di Wimbledon e del tifo degli italiani. «Abbiamo iniziato la partita con un sorriso e l’abbiamo finita con un sorriso» ci ha tenuto a sottolineare il barone rosso, a cui l’armonia esteriore serve per trovare un ordine interiore.
Sinner luci e ombre (più luci)
Tra le luci e le ombre di due turni attraversati cedendo lo stesso set, il terzo, come se al momento la gestione del fisiologico rilassamento che segue al vantaggio richiedesse il suo pegno da pagare, i dati positivi sovrastano le appannature: la presenza debordante nel tie break (tre su quattro vinti ad Halle, tre su tre a Wimbledon, recuperando per due volte a Berrettini un mini break), lo snodo in cui i punti valgono doppio (21-11 con Matteo), la dote di saper rendere la risposta granitica quando più serve (70% di punti nei tie break) in un match in cui la percentuale complessiva di punti fatti in ribattuta è scesa al 36%. Complici Berrettini e il suo bazooka, naturalmente.
Non c’è niente di Miomir Kecmanovic da Belgrado, 24 anni, n.52 del ranking, uno dei tanti nipotini cresciuti nell’ombra del totem Djokovic, che possa impensierire questo Sinner a tratti sfuocato ma mai distratto. 3-0 i precedenti, il primo a Next Gen, l’ultimo a Cincinnati nel 2022.
Ma l’incontro più recente è in doppio: in Davis a Malaga, il luogo del cuore dove l’anno scorso Jannik scalò marcia, Kecamnovic accanto al Djoker fu il meno doppista dei quattro giocatori in campo nel match decisivo con cui Sinner e Sonego si presero un po’ di storia. Souvenir d’Italie.