Con Trump l’Occidente perderebbe la guerra

Caro Aldo,
sembra che Donald Trump abbia vinto le presidenziali e invece sono solo le primarie. La strada è ancora lunga. Ma se dovesse diventare di nuovo presidente degli Stati Uniti, penso che potrebbe scoppiare la terza guerra mondiale...
Marco F. Masi

Caro Marco,
La terza guerra mondiale (forse sarebbe meglio definirla la quarta) è già qui. Il problema è che con Trump l’Occidente rischia di perderla. La guerra fredda fu vinta grazie all’ostinazione con cui i vari presidenti americani — dal democratico Truman al repubblicano Reagan — si opposero al comunismo; decisivi furono il ruolo del Papa polacco e il velleitarismo con cui Gorbaciov tentò di riformare un sistema già fallito. Ora di fronte agli Stati Uniti e ai suoi alleati c’è la Cina con la sua enorme sfera di influenza, che va dalla Russia di Putin al Brasile di Lula: nei Brics — in realtà la risposta cinese al G8, divenuto G7 per responsabilità appunto di Putin — sono entrati a Capodanno Iran e Arabia Saudita, in teoria nemici, riavvicinati proprio dalla diplomazia di Pechino. Ora la Russia minaccia i Paesi baltici e vagheggia di ricostituire l’impero zarista e sovietico, Erdogan si sente il nuovo sultano, l’Egitto è di nuovo una dittatura militare, in Medio Oriente Israele è di nuovo isolato anche per l’ostinazione di Netanyahu — in pochi giorni sia Hamas sia il premier israeliano hanno ribadito il no alla formula «due popoli due Stati» —, in Africa orientale l’egemonia economica cinese è ormai manifesta. Di fronte a tutto questo, Trump sa promettere solo disimpegno, sorrisi ai dittatori, strizzatine d’occhio ai più forti. Disprezza l’Unione europea e la Nato, per la gioia dei rosso-bruni e dei sovranisti di casa nostra. La sua statura morale è inversamente proporzionale a quella fisica; e Trump è un metro e novanta. La sinistra è messa male; ma la vera grande crisi politica internazionale la sta vivendo la destra moderata e conservatrice, quella dei Bush padre e dei John Major, dei Cardoso e dei Kohl, che aveva acceso la grande illusione degli anni 90: la vittoria definitiva della democrazia liberale.

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«I tre CalendEsercito: vi spiego perché sono nati»

Caro Cazzullo, dopo alcuni giorni e dopo aver letto le sue considerazioni in risposta a un lettore ( Corriere di ieri), vorrei spendere due parole sul CalendEsercito 2024. Per prima cosa, come nasce. Nasce a inizio 2022, quando con i miei collaboratori, ho deciso di affrontare gli 80 anni della Guerra di Liberazione 43-45, dedicandovi i tre rispettivi CalendEsercito: il primo a raccontare cosa avvenne nei primi 100 giorni, da Porta San Paolo a Mignano Montelungo; il terzo, che mi auguro uscirà nel 2025, a descrivere il percorso che da Montelungo portò l’Esercito italiano a entrare con l’8ª Armata Alleata in Bologna, il 21 aprile 1945; il secondo, l’attuale, per ricordare gli uomini. Questo l’ho voluto fare rendendo omaggio alla scelta compiuta da larghissima parte dei miei commilitoni di allora, l’unica giusta, l’unica onorevole: quella del Dovere indicato dal Giuramento, atto che per noi Soldati ha un significato sacro. Giuramento, e qui è il «tema», che aveva portato quegli stessi uomini a combattere con valore anche prima, in una guerra tragica e sbagliata. Ed è questa consapevolezza che lei ha raccontato, e io la ringrazio profondamente, ricordandoci i sentimenti del Presidente Carlo Azeglio Ciampi, che quell’epoca tragica aveva attraversato e vissuto. La lascio indicandole due nomi il Gen. Maurizio Lazzaro de Castiglioni e il Ten. Col. Giovanni Alberto Bechi Luserna: due grandi Soldati e grandi Italiani.
Gen. C.A. Pietro Serino Capo di Stato Maggiore dell’Esercito

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