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Biden-Trump, inconfessabili convergenze sull’Ucraina?
Sarebbe davvero radicalmente diversa la politica di Donald Trump sull’Ucraina, se dovesse tornare lui alla presidenza degli Stati Uniti? Forse un po’ meno di quanto si dice. Sia perch� Trump non � cos� anti-ucraino come sembra. Sia perch� Biden non � determinato come lui vorrebbe far credere.
Un segnale su quest’ultimo punto: il presidente in carica ha appena presentato al Congresso una proposta di bilancio federale che prevede una riduzione delle spese militari, non un aumento. E’ il quarto anno consecutivo in cui il Pentagono subisce una cura dimagrante. Si pu� contestare o condividere questa scelta, ma di sicuro non � un segnale di forte deterrenza lanciato ai numerosi avversari dell’America. Da quando i due candidati repubblicano e democratico hanno incassato i delegati sufficienti alla nomination, le macchine della propaganda si sono messe in moto. La tentazione di accentuare le differenze fa parte del marketing elettorale.
Ciascuno descrive il mondo in bianco e nero, la vittoria dell’avversario deve essere per forza l’Apocalisse. La polarizzazione dei media americani non aiuta ad avere una percezione equilibrata e sfumata; forse la complessit� e il dubbio non fanno vendere? E’ stato osservato, per esempio, che da quando Trump non � pi� alla Casa Bianca un giornale anti-trumpiano per eccellenza come il Washington Post � sprofondato in una crisi grave, e perfino un editore straricco come Jeff Bezos (Amazon) ha deciso dei tagli. Ora il Washington Post deve sperare di rilanciarsi con questa campagna elettorale. Se l’esperienza passata insegna qualcosa, la caccia al lettore non avverr� all’insegna dell’equilibrio.
�La prima vittima in ogni guerra, � la verit�: questa massima si applica anche alle campagne elettorali. L’Ucraina � un test che Biden offre come la prova che la sua politica estera � di gran lunga migliore per arginare l’espansionismo russo, quello cinese, quello iraniano. I risultati non sono all’altezza di questa affermazione, per�. Una spiegazione non sta nei difetti di strategia, di tattica, di esecuzione, ma nella volont� del popolo americano. La rappresentazione per cui c’� un America isolazionista a destra, e un’America internazionalista a sinistra, � una delle tante forzature di cui sopra.
Sul fronte internazionale Biden inaugur� il suo mandato incontrando Putin a Ginevra il 16 giugno 2021 in un vertice bilaterale (l’ultimo) che deve per forza aver mandato dei segnali confusi, ambigui, contraddittori allo Zar, visto il seguito. Di l� a poco, nell’agosto 2021 la ritirata dall’Afghanistan avveniva in modalit� cos� disastrose da accentuare in tutti i nemici dell’America (e anche in molti suoi amici) la percezione di un declino. Quando Putin ha invaso l’Ucraina la prima reazione di Biden � stata di suggerire a Zelensky la fuga in esilio. Chi ha descritto da allora un’America guerrafondaia e militarista, intenta ad aizzare gli ucraini perch� combattano una �guerra per procura� contro la Russia, dimentica tutti i segnali diametralmente opposti: fin dall’inizio Biden escluse l’invio di militari americani, promise che non ci sarebbe mai stato uno scontro Nato-Russia, neg� a Zelensky molti degli armamenti richiesti. Perch� tutta questa moderazione? Per il semplice fatto che l’elettorato democratico sull’Ucraina non � molto distante dall’elettorato repubblicano: la maggioranza degli americani non vuole che Putin vinca ma non vuole neanche che questa guerra si trascini troppo, non vuole che i costi salgano troppo, tantomeno vuole un coinvolgimento americano.
N� la sinistra n� la destra americana sono disposte a impegnarsi pi� di tanto. Biden ne ha tratto le conseguenze. La sua posizione vista da Putin � piuttosto rinunciataria, difensiva. E Trump? La sua promessa di �chiudere la guerra in 24 ore� � stata letta come una resa incondizionata a Putin. E’ altrettanto legittima una lettura opposta, come quella che suggerisce Holman Jenkins sul Wall Street Journal. Cio� Trump si vanta di poter intimorire la Russia con la prospettiva di un tale aumento delle spese militari, da spingere Putin verso un cessate-il-fuoco. Una strategia reaganiana: Ronald Reagan vinse la guerra fredda contro l’Urss perch� l’economia sovietica collass� nella corsa al riarmo.
La verit� sulla politica estera di un personaggio cos� imprevedibile come The Donald, � impossibile da determinare in anticipo. Forse � pi� corretto definirlo �transactional�, anzich� isolazionista. �Transactional� descrive l’atteggiamento di chi affronta le relazioni internazionali come un negoziato d’affari, nel quale bisogna cercare di ottenere il massimo.
Cos�, anche il minacciato ritiro dalla Nato potrebbe diventare una tattica negoziale per estorcere il massimo aumento di spese militari dalla Germania, e magari qualche concessione pure sul terreno commerciale. Questa ipotesi �transactional� sta gi� inducendo Macron, Scholz e altri leader europei a ripensare i propri rapporti con Washington in termini strettamente bilaterali, perch� considerano meno efficace un approccio affidato all’Unione europea. La sorprendente convergenza Biden-Trump sull’Ucraina � questa: nessuno dei due candidati pensa che in quella guerra sia in gioco un interesse vitale negli Stati Uniti. La differenza � che Trump lo dice, Biden lo ha dimostrato nei fatti. Poi ciascuno deve vedersela con spaccature interne della propria base elettorale: la destra � pi� vulnerabile alle divisioni sull’Ucraina (i repubblicani non vengono da una tradizione russofila) mentre la sinistra vive uno scisma interno israelo-palestinese. Biden 2 sarebbe la garanzia che il ruolo dell’America nel mondo verr� confermato? Ma questo ruolo si sta ridimensionando a vista d’occhio e la sua Amministrazione ha assecondato questo declino.
Un segnale su quest’ultimo punto: il presidente in carica ha appena presentato al Congresso una proposta di bilancio federale che prevede una riduzione delle spese militari, non un aumento. E’ il quarto anno consecutivo in cui il Pentagono subisce una cura dimagrante. Si pu� contestare o condividere questa scelta, ma di sicuro non � un segnale di forte deterrenza lanciato ai numerosi avversari dell’America. Da quando i due candidati repubblicano e democratico hanno incassato i delegati sufficienti alla nomination, le macchine della propaganda si sono messe in moto. La tentazione di accentuare le differenze fa parte del marketing elettorale.
Ciascuno descrive il mondo in bianco e nero, la vittoria dell’avversario deve essere per forza l’Apocalisse. La polarizzazione dei media americani non aiuta ad avere una percezione equilibrata e sfumata; forse la complessit� e il dubbio non fanno vendere? E’ stato osservato, per esempio, che da quando Trump non � pi� alla Casa Bianca un giornale anti-trumpiano per eccellenza come il Washington Post � sprofondato in una crisi grave, e perfino un editore straricco come Jeff Bezos (Amazon) ha deciso dei tagli. Ora il Washington Post deve sperare di rilanciarsi con questa campagna elettorale. Se l’esperienza passata insegna qualcosa, la caccia al lettore non avverr� all’insegna dell’equilibrio.
�La prima vittima in ogni guerra, � la verit�: questa massima si applica anche alle campagne elettorali. L’Ucraina � un test che Biden offre come la prova che la sua politica estera � di gran lunga migliore per arginare l’espansionismo russo, quello cinese, quello iraniano. I risultati non sono all’altezza di questa affermazione, per�. Una spiegazione non sta nei difetti di strategia, di tattica, di esecuzione, ma nella volont� del popolo americano. La rappresentazione per cui c’� un America isolazionista a destra, e un’America internazionalista a sinistra, � una delle tante forzature di cui sopra.
Sul fronte internazionale Biden inaugur� il suo mandato incontrando Putin a Ginevra il 16 giugno 2021 in un vertice bilaterale (l’ultimo) che deve per forza aver mandato dei segnali confusi, ambigui, contraddittori allo Zar, visto il seguito. Di l� a poco, nell’agosto 2021 la ritirata dall’Afghanistan avveniva in modalit� cos� disastrose da accentuare in tutti i nemici dell’America (e anche in molti suoi amici) la percezione di un declino. Quando Putin ha invaso l’Ucraina la prima reazione di Biden � stata di suggerire a Zelensky la fuga in esilio. Chi ha descritto da allora un’America guerrafondaia e militarista, intenta ad aizzare gli ucraini perch� combattano una �guerra per procura� contro la Russia, dimentica tutti i segnali diametralmente opposti: fin dall’inizio Biden escluse l’invio di militari americani, promise che non ci sarebbe mai stato uno scontro Nato-Russia, neg� a Zelensky molti degli armamenti richiesti. Perch� tutta questa moderazione? Per il semplice fatto che l’elettorato democratico sull’Ucraina non � molto distante dall’elettorato repubblicano: la maggioranza degli americani non vuole che Putin vinca ma non vuole neanche che questa guerra si trascini troppo, non vuole che i costi salgano troppo, tantomeno vuole un coinvolgimento americano.
N� la sinistra n� la destra americana sono disposte a impegnarsi pi� di tanto. Biden ne ha tratto le conseguenze. La sua posizione vista da Putin � piuttosto rinunciataria, difensiva. E Trump? La sua promessa di �chiudere la guerra in 24 ore� � stata letta come una resa incondizionata a Putin. E’ altrettanto legittima una lettura opposta, come quella che suggerisce Holman Jenkins sul Wall Street Journal. Cio� Trump si vanta di poter intimorire la Russia con la prospettiva di un tale aumento delle spese militari, da spingere Putin verso un cessate-il-fuoco. Una strategia reaganiana: Ronald Reagan vinse la guerra fredda contro l’Urss perch� l’economia sovietica collass� nella corsa al riarmo.
La verit� sulla politica estera di un personaggio cos� imprevedibile come The Donald, � impossibile da determinare in anticipo. Forse � pi� corretto definirlo �transactional�, anzich� isolazionista. �Transactional� descrive l’atteggiamento di chi affronta le relazioni internazionali come un negoziato d’affari, nel quale bisogna cercare di ottenere il massimo.
Cos�, anche il minacciato ritiro dalla Nato potrebbe diventare una tattica negoziale per estorcere il massimo aumento di spese militari dalla Germania, e magari qualche concessione pure sul terreno commerciale. Questa ipotesi �transactional� sta gi� inducendo Macron, Scholz e altri leader europei a ripensare i propri rapporti con Washington in termini strettamente bilaterali, perch� considerano meno efficace un approccio affidato all’Unione europea. La sorprendente convergenza Biden-Trump sull’Ucraina � questa: nessuno dei due candidati pensa che in quella guerra sia in gioco un interesse vitale negli Stati Uniti. La differenza � che Trump lo dice, Biden lo ha dimostrato nei fatti. Poi ciascuno deve vedersela con spaccature interne della propria base elettorale: la destra � pi� vulnerabile alle divisioni sull’Ucraina (i repubblicani non vengono da una tradizione russofila) mentre la sinistra vive uno scisma interno israelo-palestinese. Biden 2 sarebbe la garanzia che il ruolo dell’America nel mondo verr� confermato? Ma questo ruolo si sta ridimensionando a vista d’occhio e la sua Amministrazione ha assecondato questo declino.