Il giudizio sulle tasse è etico, non estetico

Caro Aldo,
ha fatto bene il Presidente del Consiglio a ricordare agli italiani, che ancora non l’avevano capito, che le tasse non sono belle. E chi invece ancora le paga per senso civico ed etica del dovere dovrà invece farsene una ragione.
Cesare Leoni

L’altra mattina tornando verso casa, ho trovato una lunga coda di auto. Poi ho visto un elicottero giallo sul prato, una moto sull’asfalto, un ragazzo a terra, i rianimatori sopra di lui. Pochi minuti dopo l’elicottero si è allontanato, ho pensato che forse quel ragazzo ce l’avrebbe fatta. Ho pensato che quell’elicottero era in volo anche grazie alle mie tasse e alle tasse delle tante brave persone che le pagano. Mi sono sentito orgoglioso: sì, pagare le tasse è bellissimo.
Gabriele Ferrari, Parma

Cari lettori,
Il giudizio sulle tasse non è estetico; è etico. Le tasse non sono né bellissime né bruttissime; sono un dovere. Gli Stati Uniti non tassano la residenza ma la cittadinanza; sei americano, e questo prevede onori e oneri, diritti e doveri; il dovere è versare le tasse al tuo Paese e quindi ai tuoi compatrioti, anche se preferisci vivere — o dichiarare di vivere — in un altro; se non paghi le tasse, vai in galera. In Italia, invece, evasori ed elusori non suscitano riprovazione, bensì ammirazione, invidia, applausi. Se provi a ricordare che senza tasse chiudono pronto soccorso, ospedali, reparti di oncologia pediatrica, scuole, università, strade statali, caserme di polizia e carabinieri, ti coprono di insulti. Tutto è dovuto, come per magia; e la frase standard è «beato chi non si fa mangiare i soldi dai politici». Ora, una riforma seria di taglio dei costi e dei privilegi della politica, condivisa e non rinnegata al primo cambio di maggioranza, sarebbe un gesto di moralità che riavvicinerebbe la politica ai cittadini, o almeno eliminerebbe un alibi, una scusa per non pagare le tasse; perché è chiaro che i costi della politica sono una goccia o al più un secchiello nel mare della spesa pubblica. Ma la cosa importante che dovrebbe fare la politica è abbassare le tasse e farle pagare a tutti. Purtroppo non funziona così. La sinistra le tasse le alza; la destra tranquillizza gli evasori facendo capire che possono continuare a non pagarle. Nel 2006 il primo atto del governo Prodi fu riportare agli attuali mostruosi livelli scandinavi le aliquote Irpef che il governo Berlusconi aveva sforbiciato prima del voto. Ora, rottamando le cartelle esattoriali dopo cinque anni, il governo Meloni lancia l’ennesimo segnale ai furbi e l’ennesimo sberleffo agli onesti. Lo Stato sono sempre gli altri.

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LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L'ingiustizia

«Risiedo a Parigi, l’odissea per rinnovare i documenti»

Sono una cittadina italiana residente a Parigi da 16 anni. Scrivo per segnalarle un grave problema che si presenta sempre più spesso a noi italiani residenti in Francia. È diventato infatti difficilissimo rinnovare i documenti in scadenza (passaporto e carta d’identità). Il consolato di Parigi non riesce più a provvedere ai bisogni degli oltre 200.000 italiani residenti nella circoscrizione consolare. Non si riesce a prenotare un appuntamento tramite il sistema di prenotazione online del consolato, perché è intasato. Presentarsi di persona non serve a niente perché non si viene ricevuti. Spesso si viene invitati a tornare in Italia per rinnovare i documenti presso il comune di ultima residenza, ma ci sono comuni che non fanno questo servizio agli iscritti Aire (ai quali dicono di rivolgersi al consolato di competenza). Ho scritto al consolato che mi ha risposto di insistere con i collegamenti online, ma per un’amica col passaporto in scadenza (che è il suo unico documento valido) abbiamo dovuto fare una staffetta di 3 persone (perché bisogna collegarsi tutte le sere dalla domenica al giovedì, solo tra le 19.55 precise e le 20.05) per 10 giorni consecutivi e non siamo riusciti a trovare un appuntamento. Le associazioni di italiani all’estero sono al corrente del problema e dicono che quello di Parigi è uno dei consolati più efficienti d’Europa (pare che in altri Paesi sia ancora più difficile). Ho pubblicato una petizione su change.org . Pare che altre petizioni siano state fatte nel passato, ma nulla è cambiato. Ritengo che questa situazione leda un diritto fondamentale dei cittadini e mi aspetto una rapida soluzione.
Sara Marchesi, Parigi (Francia)

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

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MERCOLEDI - L'OFFERTA DI LAVORO

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GIOVEDI - L'INGIUSTIZIA

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