Pensione dei medici a 72 anni? L’ipotesi, poi la retromarcia

Pensione dei medici a 72 anni? L'ipotesi, poi la retromarcia Pensione dei medici a 72 anni? L’ipotesi, poi la retromarcia

A poche ore dall’arrivo in Aula al Senato (mercoledì), il percorso della seconda manovra economica del governo Meloni continua ad essere accidentato. Domenica è scoppiato il caso sull’aumento dell’età di pensionamento a 72 anni (da 70) per i dirigenti medici e i docenti universitari impegnati in medicina e chirurgia. Lo prevedeva una riformulazione dell’emendamento del governo arrivata in commissione Bilancio al Senato impegnata in una maratona notturna per l’esame finale del testo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha motivato la proposta del governo come «un’esigenza oggettiva, dettata da una carenza notevole di medici sul territorio». Ma subito i sindacati dei medici sono insorti: «È un insulto alla categoria, siamo disposti a indire nuovi scioperi da subito», ha avvertito l’Anaao Assome, sindacato dei medici ospedalieri, che ha scioperato il 5 dicembre con Cimo.

Poche ore dopo è arrivato il dietro-front e lo stesso Ciriani ha spiegato: «La nostra era una proposta, una disponibilità da parte del governo e della maggioranza a discuterne, ma in questo momento un argomento così importante a quest’ora rischierebbe di essere oggetto di un dibattito un po’ troppo frettoloso». Ma la questione non è chiusa e il governo riaffronterà il tema «nei prossimi mesi».

Con un altro emendamento del governo torna invece ad essere di 100 milioni di euro il «tesoretto» destinato alle modifiche parlamentari alla legge di Bilancio (la metà era andata a misure per le forze dell’ordine). Con un emendamento unitario, le opposizioni - Pd, M5S, Azione, Avs, Italia Viva - hanno deciso di destinare la loro intera quota di 40 milioni a misure contro la violenza di genere.

Resta in alto mare la proroga del Superbonus, carissima a Forza Italia, ma non al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti né tantomeno alla premier Giorgia Meloni. Domenica il vicepremier Antonio Tajani ha parlato di una «breve proroga per i condomini che hanno già compiuto il 70% dei lavori». Ma altre fonti governative escludono qualsiasi riapertura dei termini. La scadenza resta il 31 dicembre.

Nuovo sciopero dei medici

Intanto, lunedì 18 il mondo di medici e veterinari torna a scioperare. Garantiranno l’attività dei servizi indispensabili (pronto soccorso, interventi chirurgici improrogabili e urgenti). Ma è al governo che intendono «far male». È il secondo stop dopo quello del 5 dicembre. Oggi tocca all’Intersindacale con un’agitazione che potrebbe far saltare 25mila interventi chirurgici programmati e diversi servizi ambulatoriali. È un contenitore di sigle che rappresenta il 52% della sanità: anestesisti rianimatori di Aaroi , gli «urgentisti» di Emac, i radiologi, farmacisti, biologi e psicologi di Fassid i veterinari di Fvm e la Cisl medici.

Il malcontento si focalizza sull’articolo 33 della legge di Bilancio che penalizza chi vorrebbe ritirarsi in anticipo. Il governo ha presentato un emendamento che alleggerisce la norma. Non c’è solo questo, però.L’Intersindacale traccia l’elenco delle doglianze: non è stato messo un tetto al numero di gettonisti, ingaggiati dalle aziende per riempire i buchi d’organico; non è stato sbloccato il tetto alle assunzioni di personale; non è all’orizzonte la depenalizzazione della colpa medica. Non basta che il governo abbia aumentato di circa 5,3 miliardi il fondo sanitario

Aldo Grasselli, presidente dei veterinari: «L’obiettivo è far capire che su certi temi non si transige. Inaccettabile aver messo mano alle pensioni con tagli che ricadranno anche sui giovani. Devono buttare nel secchio articolo 33 sui tagli delle pensioni. Solo così si potrà riprendere a dialogare.
Sotto Natale l’astensione dei veterinari è una iattura. Sono loro a certificare l’importazione di animali e alimenti e a controllare le macellazioni. Stop di 24 ore ai mercati di carne e pesce

Alessandro Vergallo, di Aaroi-Emac, rassicura: nessun medico di turno al pronto soccorso o al 118, considerati servizi essenziali, potrà astenersi dal lavoro e parliamo di 12mila contingentati. Circa 4.200 anestesisti e rianimatori parteciperanno attivamente alla protesta, il 3% del totale, gli altri rispetteranno i turni per tutelare i pazienti fragili e non bloccare tutte le operatorie.

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