«Morto, sono morto», poi la rinascita: perché Sinner si appresta a diventare il tennista più forte di sempre e anche il più amato

di Marco Imarisio

Jannik Sinner � un �ragazzo� che piace a tutti perch� si comporta da uomo. Da persona seria, in campo e fuori. Non � guascone come Tomba o Valentino, unisce il Paese a colpi di normalit� e minimalismo emotivo

«Morto, sono morto», poi la rinascita: perché Sinner si appresta a diventare il nostro tennista più forte di sempre e anche il più amato

�Quel ragazzo diventer� per il tennis ci� che Alberto Tomba e Valentino Rossi sono stati per lo sci e per il motociclismo italiani�. Quando l’ineluttabilit� del suo destino sportivo ha cominciato a diventare evidente, la frase di cui sopra � stata ripetuta cos� tante volte tra gli addetti ai lavori, da trasformarsi in un luogo comune. Ma c’era un errore in quelle parole, ed � stato proprio il diretto interessato a sottolinearlo.

Jannik Sinner ha ventidue anni, e si pensa come un uomo . Al pari dei suoi illustri predecessori, � ormai avviato a diventare una figura che va oltre allo sport, che unisce un Paese davanti alla televisione per una disciplina fino a poco tempo prima considerata di nicchia. Lo sta facendo per� a modo suo, con modalit� inedite alle nostre latitudini. Con un atteggiamento semplice, da persona educata e rispettosa, del tutto priva di quell’atteggiamento guascone , talvolta sopra le righe e fuori dalle regole in senso buono, che ha parzialmente contribuito a determinare la mitologia sorta intorno a Tomba e Rossi.

Il primo campione Slam italiano dopo 48 anni, una traversata nel deserto che trova pochi uguali negli sport individuali, sta invece facendo breccia nel cuore degli italiani a colpi di normalit� e di un minimalismo emotivo che non tollera strepiti o compiacimenti. Esibendo una indole antica che sembra quasi in contrasto con lo spirito del tempo. � come appare quando gioca. Sempre misurato, mai fuori dalle righe, anche nelle difficolt�. Quando ha perso il terzo set contro Novak Djokovic, si � seduto e ha dato una spintarella di stizza a una borraccia. Tutto qui. Mentre la finale gli stava sfuggendo di mano, sul 4-4 del terzo set, ha mormorato in modo quasi impercettibile al suo angolo che si sentiva �morto�. Per poi subito rinascere. Perch� sapeva cosa fare. Perch� d� sempre l’impressione di essere in controllo di s� stesso, se non degli eventi.

Sinner, pudore e riservatezza

Sinner possiede un pudore tipico della sua terra di provenienza che gli fa detestare l’ostentazione. Sopporta i social media, considerandoli come un prezzo da pagare alla popolarit� e ai vantaggi economici che ne derivano. Ama restare nell’ombra e parla quasi sempre di lavoro, della necessit� di migliorarsi, come se solo quella fosse l’unit� di misura con la quale accetta di essere valutato, il resto � rumore di fondo, lustrini, comparsate mondane da subire nel nome del conto corrente, e una privacy da difendere a denti stretti . Quello che non pu� dire, lo fa capire. L’essenziale, e nient’altro.

Mentre ieri gran parte dell’Italia social lo celebrava definendolo �ragazzo italiano�, lui a Melbourne intanto parlava di s� stesso definendosi senza problemi �un uomo�, e intanto spiegava le ragioni del suo omaggio ai genitori raccontando la difficolt� di una separazione avvenuta quando era appena adolescente. Forse � questo il mistero glorioso di Sinner. Una maturit� che (sbagliando) spesso fatichiamo ad attribuire a persone di quella et�, derivante dall’aver dovuto fare ben presto scelte di vita importanti. Prima la partenza da casa. Poi la decisione di cambiare allenatore e staff, recidendo un altro cordone ombelicale, mantenendo la capacit� di difendere il proprio lavoro anche quando non stava dando i risultati sperati. Sinner si � sempre preso la responsabilit� delle proprie scelte.

�Morto, sono morto�. Lo diceva, e intanto sapeva di dover rifiutare la sconfitta, di stare l�, come gli gridavano i suoi coach. Ieri Sinner � diventato Campione con la maiuscola attraversando ogni possibile stato d’animo, sofferenza, agonia, resurrezione e infine estasi. In uno sport per malati di mente come il tennis, dove in un attimo puoi passare dal trionfo al disastro, dove una partita che pu� essere persa in dieci minuti dura altre tre ore, equilibrio e consapevolezza di s� stessi servono come il pane. Non � solo il fatto che si appresta a diventare il nostro tennista pi� forte di sempre, principale artefice di un cambio di stagione epocale che manda nel solaio dei ricordi la dinastia della Santissima Trinit� Federer-Nadal-Djokovic. Chi sosteneva che proprio a causa di questo suo rifiuto di essere per forza un personaggio sarebbe stato amato solo per quanto avrebbe vinto, si deve ricredere.

L’impronta che Jannik Sinner si appresta a lasciare sul nostro sport � quella di un �ragazzo� che piace a tutti perch� si comporta da uomo. Da persona seria, in campo e fuori. Nient’altro. Per quanto silenziosa, anche questa � una rivoluzione.


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29 gennaio 2024 (modifica il 29 gennaio 2024 | 07:28)

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