Le nuove tasse, dall’Irpef a tredicesime e premi di produttività: ecco le modifiche allo studio
di Andrea Ducci, Claudia Voltattorni
Se ne riparlerà tra una settimana, forse due. Il tredicesimo decreto legislativo di attuazione della delega fiscale, con la riproposizione degli sgravi sulle tredicesime per i lavoratori a basso reddito, atteso oggi al Consiglio dei ministri, è slittato. Servono approfondimenti tecnici su alcune misure e, soprattutto, vanno trovate le coperture per finanziare gli sgravi, che al momento non sono state ancora individuate con precisione. Così il titolare del ministero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e il suo vice Maurizio Leo, che ha la delega sul Fisco, hanno deciso di accantonare per il momento il progetto.
Il piatto forte del pacchetto è la detassazione delle tredicesime, che il governo Meloni aveva immaginato di rafforzare già nel 2023, ma che poi era stato costretto ad accantonare per mancanza di risorse. Nel 2023 le tredicesime hanno così goduto di uno sconto di 2-3 punti percentuali per effetto del taglio dei contributi deciso nel 2022, mentre l’aumento degli sgravi scattato da luglio ‘23 (6 o 7 punti a seconda del reddito) era stato sterilizzato. Ora il governo ci riprova, ma resta il problema dei costi.
di Andrea Ducci, Claudia Voltattorni
Non a caso, fino a ieri, sono circolate più ipotesi di intervento. Dagli 80 euro per tutti i redditi sotto i 35 mila euro, ai 100 limitati alle famiglie con un solo reddito fino a 28 mila euro e almeno un figlio a carico. La stessa delega per la riforma fiscale prevede, come obiettivo, di tassare tredicesime e premi di produttività con un’imposta sostitutiva, invece di assoggettarle alle normali aliquote Irpef. Come già avviene per i premi di produttività, da due anni tassati al 5% entro i 3 mila euro, e che il provvedimento rinviato prevedeva di riportare al 10%.
Ieri, intanto, la Banca d’Italia ha consegnato al Parlamento una memoria molto critica sul Superbonus 110%, i cui costi fuori controllo stanno complicando enormemente la gestione dei conti pubblici. Il «mostro», come lo chiama Giorgetti, si è mangiato finora 8 punti di Pil (senza contare i bonus ‘24 e ‘25) e secondo Bankitalia «si può escludere che gli effetti sul Pil siano stati tali che l’aumento delle entrate abbia compensato quello delle detrazioni».
di Redazione Economia
Il decreto del 29 marzo che blocca cessioni del credito e sconti in fattura, secondo Bankitalia, è l’ultima spiaggia: se non frenasse la valanga «la sola via rimarrebbe l’eliminazione del Superbonus prima della scadenza» di fine ‘25. Per il futuro, quando si dovrà comunque sostenere l’efficienza degli immobili per la direttiva Case Green, si dovrà cambiare sistema. Detrazioni con un tetto di spesa complessivo e per beneficiario, aliquote lontane dal 100%, risorse concentrate sui nuclei familiari più poveri con forme di sussidio diretto e sugli immobili meno efficienti, e stop alle seconde case. Le risorse, dice Bankitalia, possono arrivare dal taglio delle spese dannose per l’ambiente.
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