DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Quando ne ha preso il posto al comando del Mossad, nel giugno di due anni fa, gli israeliani gi� sapevano che David Barnea avrebbe tenuto un profilo meno scintillante di Yossi Cohen, dalla parlantina brillante quanto i capelli neri sempre impomatati all’indietro. Che avrebbe rimesso l’enfasi smorzata sulla parola �segreto� accompagnata ad agente. Come ha commentato Yossi Melman, esperto israeliano di cose d’intelligence: �Meno omicidi eclatanti e apparizioni davanti al microfono per le pubbliche relazioni, pi� operazioni clandestine effettuate nel silenzio�.
Chi è David Barnea, il capo del Mossad che sa leggere l’anima dei nemici
Da trent’anni nei servizi, prima di diventarne direttore organizzava le squadre di infiltrati in Libano e Iran. Ora fa da negoziatore con Qatar e Cia e annuncia �zero tolleranza� verso Hamas

David Barnea guida il Mossa da trent’anni
Anche perch� la capacit� di tenere discorsi dimostrata da Cohen, fino al punto da diventare un possibile successore del premier Benjamin Netanyahu alla guida della destra, lo aveva inguaiato: l’ormai ex marito di un’ex amante aveva raccontato in un’intervista televisiva delle vanterie sulle missioni all’estero, dei dettagli forniti sui raid occulti dall’uomo che ancora non muoveva tutti gli 007 ma gi� dirigeva campagne che avrebbero dovuto restare nell’ombra.
Dei trent’anni di carriera dentro l’Istituto, Barnea (nato nel 1965) ne ha passati ventotto all’unit� Tzomet (crocevia) che si occupa di individuare, reclutare e manovrare agenti in tutto il mondo, si � concentrato sugli stranieri o le squadre locali da infiltrare tra l’Hezbollah libanese e gli alti ranghi iraniani. Le capacit� di persuasore e lettore di caratteri umani gli hanno permesso per un periodo di lasciare il servizio alle dipendenze dello Stato per arricchirsi in una grande banca d’affari.
Da negoziatore � stato lui a viaggiare a Doha per incontrare di persona William Burns, il capo della Cia, e gli sceicchi del Qatar, diventati da sponsor finanziari e sostenitori di Hamas i principali mediatori nelle trattative per la liberazione degli ostaggi tenuti dai terroristi a Gaza.
Quando la settimana scorsa ha capito che era impossibile andare avanti, se n’� andato e si � portato via pochi giorni dopo il suo gruppo rimasto a Doha. Qualche analista ci vede la mossa di chi abbandona il tavolo per tornarci in una posizione di forza.
Eppure le parole che ha lasciato trapelare — �zero tolleranza per i giochi di Hamas� — fanno ipotizzare che davvero avrebbe per ora esaurito i margini di contrattazione, suoi o stabiliti da Netanyahu che ormai sembra concentrato solo sull’eliminazione di Hamas.
Come numero due di Cohen ha seguito in diretta dal quartier generale a nord di Tel Aviv alcuni dei blitz contro il programma nucleare voluto dagli ayatollah a Teheran e da lui ha anche ereditato il ruolo di messaggero segreto in Paesi con cui Israele non ha relazioni diplomatiche (il Qatar, tra gli altri). Da lui non ha ereditato la vicinanza politica con il primo ministro, durata fino alla rottura per le critiche di Cohen al piano giustizia portato avanti dal governo.
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5 dicembre 2023 (modifica il 5 dicembre 2023 | 22:05)
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