L'unità speciale del Mossad incaricata a eliminare Hamas anche all'estero e i rischi per Israele

Il premier israeliano Netanyahu lo ha dichiarato in diretta: �Ho ordinato al Mossad di colpire i capi di Hamas ovunque si trovino�. L’affermazione avr� avuto il plauso dell’ala pi� estrema del governo, contraria a qualsiasi pausa ma ha provocato la reazione negativa dei familiari degli ostaggi , preoccupati di conseguenze sulle trattative. La sortita del primo ministro � parte del linguaggio bellico, un monito evidente e chiaro. La seconda componente, per�, � pi� operativa. Nell’immediatezza delle stragi � stata annunciata la formazione di Nili, un’unit� mista, con la partecipazione di Difesa e servizi segreti, incaricata di eliminare i dirigenti nemici. Una missione da condurre innanzitutto a Gaza, senza escludere un allargamento ad aree pi� lontane. Questo perch� alcuni degli obiettivi vivono all’estero .

Turchia, Qatar, Libano, Iran e in misura minore Siria sono gli Stati di accoglienza o visitati dalle delegazioni protette dagli apparati di sicurezza di chi li ospita e da qualche contromossa giustificata dal fatto di essere sotto tiro. Gerusalemme ha una tradizione di omicidi mirati, ha trasformato una tattica in strategia, imitata poi da altri. � nota la vendetta scatenata dopo la strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972, azione con una serie di colpi ravvicinati ma poi prolungata all’infinito.

Hassan Salameh, uomo di fiducia di Arafat, responsabile di attivit� coperte, divenuto un canale di comunicazione con la Cia, sar� ucciso nel gennaio 1979 a Beirut. Per gli israeliani era uno degli ispiratori dell’eccidio. Ancora pi� ritardata l’esecuzione di Atef Beiso, esponente dell’OLP freddato a Parigi l’8 giugno 1992. Quasi vent’anni dopo. Episodio sul quale – come per Salameh – sono girate molte versioni: il Mossad lo aveva incluso nella lista nera dei colpevoli anche se non tutti non erano convinti di un suo ruolo in Monaco ’72. Cambiato l’antagonista principale, Israele ha preso di mira l’intera gerarchia di Hamas e Jihad, facendo fuori i fondatori, gli ufficiali, i procacciatori di armi.

Molti gli esponenti �liquidati�, qualche errore — come il fallito assassinio con il veleno di Khaled Meshal in Giordania e il premier era sempre Netanyahu —, diversi i piani per interrompere i progetti dei mujaheddin. Metodo poi usato contro i vertici dell’Hezbollah libanese, scienziati e militari iraniani, un grande ricercato qaedista, scovato a Teheran. Israele ha i mezzi per seguire questo sentiero anche se vi sono alcuni parametri da considerare. 1) La presenza di ostaggi civili nelle mani delle fazioni � un ostacolo. 2) Attaccare esponenti all’estero rischia di avere un impatto su negoziati, provoca condanne diplomatiche (reali e di facciata). 3) Le intelligence nemiche sono in allerta: lo provano le numerose retate condotte dal MIT turco per smantellare presunte reti legate al Mossad sul proprio territorio. 4) Non possiamo per� escludere azioni che coinvolgano figure intermedie o militanti che hanno trovato rifugio all’estero. Non sono personaggi ma rappresentano dei simboli, possono essere presentati come tali oppure svolgere funzioni discrete. Le storie del passato ci dicono che un �contratto� pu� restare aperto all’infinito, in attesa di un’opportunit� o di un momento politico propizio.