A Gaza riparte la grande fuga verso sud: « Noi, sfollati due volte scappiamo in pigiama»

di Lorenzo Cremonesi

Nessun luogo della Striscia ormai � sicuro e i rifugiati hanno moltiplicato gli abitanti di Khan Younis, che ora ospita un milione di persone

A Gaza riparte la grande fuga verso sud: « Noi, sfollati due volte scappiamo in pigiama»

Due uomini seduti attorno a un fuoco da campo in mezzo agli edifici distrutti a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza (Afp)

DAL NOSTRO INVIATO
TEL AVIV — Il peggio � arrivato. Con la fine della tregua, le forze militari israeliane concentrano i bombardamenti verso il sud della Striscia di Gaza. Dopo Gaza nord, � adesso Khan Younis ad entrare nel mirino: la seconda citt� della regione in tempi normali conta circa 205.000 abitanti, ma i responsabili del locale ospedale al Nasser valutano che nell’ultimo mese si siano aggiunti circa un milione di profughi. Quasi l’80 per cento dei due milioni e 200mila abitanti della regione � adesso senza casa e sfollato nel centro-sud: oltre due terzi dell’intera popolazione bivaccano in ripari di fortuna. �Sino dalle prime ore del giorno gli israeliani hanno lanciato volantini in cui ordinavano di evacuare verso Rafah sul confine con l’Egitto. Ma noi siamo gi� scappati per loro ordine dal nord e adesso non abbiamo i mezzi per spostarci ancora�, dicono i profughi intervistati da Al Jazeera e dagli altri reporter presenti sul posto. Secondo le fonti sanitarie locali controllate da Hamas, tra i quasi 200 morti nelle ultime ore almeno tre sarebbero giornalisti. Alcuni volantini lanciati dall’aria forniscono indicazioni telefoniche e le mappe via QR Code per raggiungere le cosiddette �aree sicure� nel sud. Israele fissa arbitrariamente le zone dove promette di non colpire e le diffonde via internet. Ma non tiene conto della tragica situazione sul campo: la mancanza di elettricit� e di linee di comunicazione vanifica qualsiasi campagna informativa.

Israele ordina perentorio di partire, l’incubo delle esplosioni assilla i civili. Tra le strutture sanitarie evacuate si trovano anche due cliniche, quella dei �Martiri� e l’altra a Bani Suhaila, gestite dall’organizzazione umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere, che ieri ha lanciato un drammatico appello affinch� gli ordini vengano revocati. �Ai cittadini � stato intimato di spostarsi verso sud, ma nessun luogo ormai � sicuro a Gaza a causa dei bombardamenti indiscriminati e dei continui combattimenti…occorre invece proteggere i civili e le infrastrutture vitali. C’� bisogno di un cessate il fuoco duraturo�, si legge nel comunicato. La stessa organizzazione ricorda che all’ospedale al Nasser le visite sono triplicate rispetto a prima del conflitto, con un migliaio di consultazioni mediche quotidiane, di cui circa il 50 per cento a bambini sotto i cinque anni. Patologie pi� comuni sono diarrea, infezioni urinarie causate dalla carenza d’acqua potabile, problemi respiratori, malattie della pelle per la mancanza d’igiene e un grande numero di ustionati gravi.

Ieri parlare telefonicamente con gli abitanti di Gaza era diventato molto complicato subito dopo la ripresa dei combattimenti. Ma nelle ore appena precedenti la fine della tregua gli sfollati tra Khan Younis e Rafah ci hanno raccontato ripetutamente le loro difficolt�. �Tanti tra noi hanno abbandonato la loro case di Gaza City letteralmente in pigiama. Faceva ancora caldo a met� a ottobre quando gli israeliani minacciavano di colpire per uccidere. Cos� siamo scappati senza il tempo di prendere alcun bagaglio e adesso siamo senza vestiti caldi, fa freddo, piove, non abbiamo coperte per la notte. Freddo, sete e fame sono i nostri nemici del momento�, ci diceva l’altro ieri il 59enne Majid Maki, un commerciante relativamente benestante che ha dovuto abbandonare il suo appartamento nel quartiere di Al Rimal per rifugiarsi in una baracca nel campo profughi di Dir El Ballah.


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1 dicembre 2023 (modifica il 1 dicembre 2023 | 22:42)

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