Torino, 3 casi di violenza sessuale all’anno all'Università. Filosofia tra i dipartimenti più a rischio

diPaolo Coccorese

Dopo le accuse delle studentesse, l’ateneo si interroga sul tema. Mai realizzata la riforma del codice di condotta che faciliterebbe le segnalazioni

Tra le testimonianze raccolte dalle studentesse che martedì hanno manifestato contro le violenze e molestie in Università, quella che ha fatto discutere più di tutte ha come protagonista una ex dottoranda di Filosofia. Nel suo racconto, stampato e appeso alla colonna del Rettorato, si raccontano i comportamenti da censura di alcuni colleghi: il ricercatore che fa sentire in colpa le donne per il loro modo di vestire, l‘ordinario che «abitualmente chiede ai post doc se vanno a prostitute» e professori in pensione «famosi» per il loro sguardo peccaminoso durante gli esami delle studentesse. 

Ritratto poco lusinghiero per un dipartimento che, in realtà, è già attenzionato dalla consigliera di fiducia dell’Università di Torino che nella sua ultima relazione ha segnalato: «Sulle cento segnalazioni ricevute in anno — ha spiegato a novembre l’avvocata Elena Bigotti —, il 13% corrisponde a molestie in senso lato, di cui 3-4 casi che, se andassimo in tribunale, sarebbe rubricate come violenza sessuale».

Con il Cug, il Comitato Unico di Garanzia, anche l’operato della consigliera di fiducia è stato duramente criticato dall’Assemblea Transfemminista Universitaria. La realtà, nata dopo le mobilitazioni partite dalla morte di Giulia Cecchetin, ha attaccato frontalmente l’ateneo: «Unito è complice della violenza strutturale che c’è all’interno del mondo universitario». Parole che fanno riflettere Mia Caielli. «È probabile, come hanno detto le studentesse, che esista un mondo sommerso che dobbiamo intercettare, ma è sbagliato pensare che noi vogliamo nascondere le segnalazioni», racconta la presidentessa del Cug (dove siedono anche i rappresentati degli studenti) che poi fa autocritica: «stiamo lavorando per informare maggiormente sulla presenza della consigliere di fiducia, ma è chiaro che queste studentesse pongono anche un tema di fiducia nelle istituzioni che va al di là del nostro lavoro».

Le contromisure dell'ateneo

L’Università, nonostante le critiche, si è spesa molto per contrastare le molestie. È stato organizzato un corso per aiutare a identificare che cos’è una molestia da parte delle vittime che sono spesso i «soggetti più fragili» all’interno della comunità.

A subire questi comportamenti ostili sono soprattutto le donne e gli stranieri oggetto di battute non solo di stampo sessuale, ma discriminati per motivi religiosi e razziali. «Le segnalazioni sono in crescita e arrivano anche dal personale docente e da tecnico-amministrativo. Si moltiplicano i casi di comportamenti lesivi nei gruppi social, dove, oltre allo scambio degli appunti, possono circolare battute, insulti, video e anche fotomontaggi di tipo pornografico», spiega Caielli.

Per cambiare le cose, il primo passo è cambiare gli ambiti dell’ateneo più fortemente conservatori e maschili. Parliamo dei dipartimenti di Filosofia, Medicina e Giurisprudenza. Ma anche interventi più «piccoli». Da anni, si attende la riforma del codice di condotta dell’Università per facilitare gli interventi in caso di segnalazioni. La proposta di modifica è ferma in un cassetto da anni.

Su Instagram

Siamo anche su Instagram, seguici: https://www.instagram.com/corriere.torino/?hl=it

La newsletter del Corriere Torino

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Torino e del Piemonte iscriviti gratis alla newsletter del Corriere Torino. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui

8 febbraio 2024

- Leggi e commenta