Università di Torino, le studentesse denunciano molestie: «Ateneo complice della violenza strutturale»

diPaolo Coccorese

C'è chi denuncia: «Un prof mi ha accarezzato una gamba». E chi lamenta molestie verbali. Le segnalazioni raccolta dall'assemblea transfemminista

«Un professore mi ha accarezzato la gamba per complimentarsi con me durante un consiglio di dipartimento». «Non sapevo a chi rivolgermi e non ho detto nulla della molestia verbale subita dal dipendete della biblioteca che ci ha provato con me facendo battute sul mio aspetto». «Ero dottoranda, durante una conferenza del dipartimento, un ricercatore che lavora a filosofia, G. C., mi disse “come puoi pretendere di essere ascoltata se sei così scosciata”». Sono solo una parte delle segnalazioni raccolte dall’Assemblea Transfemminista Universitaria, realtà nata dopo le mobilitazioni partite dalla morte di Giulia Cecchetin. 

Martedì un centinaio di studentesse e una dottoranda di Filosofia sono scese in strada per denunciare la violenza di genere in ateneo.
Partite dal campus Einaudi, il corteo ha fatto rotta verso il Rettorato, dove hanno interrotto la seduta del Senato accademico e organizzato un’assemblea nel cortile. È stata l’occasione per riflettere su un dibattito che nelle università estere tiene banco da tempo e che, invece, da noi fatica ad affermarsi. Gli atenei sono, nonostante gli enormi passi in avanti degli ultimi anni, un ambiente maschile, retto da rapporti di potere che spesso rendono complicata la denuncia di comportamenti vessatori. 

«UniTo è complice della violenza strutturale che c’è all’interno del mondo universitario», accusa l’assemblea. Ad essere criticati sono in corsi di studio «con soli autori maschili» e il Cug, quel Comitato Unico di Garanzia chiamato a raccogliere le denunce. «Il Cug non funziona, delle cinquanta segnalazioni arrivate solo una ha avuto seguito. L’estrema burocratizzazione dell’iter contribuisce a tenere nascosti gli episodi». Il rettore Stefano Geuna ha replicato: «Tutta la comunità è impegnata da sempre, con atti concreti, nel contrasto ad ogni inaccettabile violenza di genere. L’Università deve essere quel baluardo ai diritti capace di costruire e trasmettere una nuova diffusa cultura del rispetto delle differenze. Educare significa cambiare le persone, cambiare le persone significa cambiare la società».

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7 febbraio 2024 ( modifica il 7 febbraio 2024 | 08:39)

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