Chi è Maduro, il «gallo combattente» del Venezuela che non vuole lasciare il potere
Ex autista di autobus a Caracas, diventato il delfino di Hugo Chávez, dal 2013 governa il Paese con il pugno di ferro, sostenuto dalle forze armate e dai giudici
Chi lo denigra lo chiama «il camionista», anche se in realtà un tempo, in un’altra vita, faceva il conducente d’autobus e il sindacalista. Chi lo ama lo chiama «el gallo pinto», il gallo combattente, simbolo che ha accompagnato la sua ultima campagna elettorale. Sia come sia Nicolas Maduro, 61 anni, non molla. Impopolare, criticato dalla comunità internazionale, indagato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, sopravvissuto ad una crisi economica devastante, alle sanzioni americane, alla pandemia e agli scandali, il presidente-padrone del Venezuela si avvia ad un terzo mandato, con l'avallo delle istituzioni che il suo governo controlla. Se frode c’è stata, probabilmente mai nessuno riuscirà fino in fondo a provarlo.
I giudici costituzionali restano l’arma più fedele del regime post-chavista, che li nominò in extremis subito dopo la disfatta elettorale del 2015. A suo tempo hanno affossato la richiesta di referendum per la revoca di Maduro, bocciato innumerevoli leggi varate dal vecchio Parlamento dominato dall'opposizione e nel 2017 hanno approvato la dissoluzione dell'Assemblea legislativa, togliendo ai deputati ogni immunità (e così tanti sono finiti in esilio). Maduro può contare anche sulle forze armate, che condividono con lui il potere e controllano 12 dei 34 ministeri del governo, tra cui quello del Petrolio, e sulla milizia semi-militare che anche in queste elezioni si è aggirata per i seggi con fare intimidatorio, quasi sempre a cavallo di moto.
L'ascesa di Maduro al potere è stata rapida, e tutta all'ombra di Hugo Chavez, il militare che diede vita alla «nuova rivoluzione bolivariana» in Venezuela. Autista di autobus nell'area metropolitana di Caracas e poi leader sindacalista, Maduro si mise in luce partecipando alla campagna per la scarcerazione di Chávez dopo il tentato golpe che il comandante dei paracadutisti organizzò nel 1992 contro il presidente Carlos Andrés Pérez. Chávez non se ne dimenticò e uscito dal carcere volle quel sindacalista al suo fianco nella creazione del partito Movimiento V República con cui vinse le elezioni nel 1998.
Maduro venne poi nominato ministro degli Esteri e, un po' a sorpresa, erede vicepresidente ed erede designato. Quando Chávez morì nel 2013, per un tumore, prese il suo posto alla guida del Paese e, il 14 aprile di quell'anno, vinse le presidenziali per meno di due punti percentuali sul candidato dell'opposizione Henrique Capriles. Da allora, non ha più dato segno di voler lasciare il potere, «con le buone o con le cattive», come ha detto anche di recente. Ha represso le manifestazioni studentesche del 2014, dissolto il Parlamento nel 2017 per istituire una Assemblea Nazionale Costituente più conciliante con il suo governo, vinto le presidenziali del 2018, che le opposizioni disertarono per mancanza di garanzie democratiche e buona parte della comunità internazionali considerò "illegittime". Inossidabile alle critiche, Maduro è sopravvissuto anche ad un tentativo di omicidio quando diversi droni armati di esplosivo lo attaccarono durante un discorso a una parata militare. E ha domato tutti i rivali all'interno del Partito socialista unificato che dirige.
Al suo fianco, c'è sempre Cilia Flores, la moglie che alcuni osservatori definiscono come il vero «potere occulto» dietro al presidente. Avvocato penalista e deputata del Parlamento nazionale, Cilia non è una certo una «primera dama» casalinga. Fu Chavez che le fece conoscere anni fa un ancora oscuro leader sindacale di Caracas: Nicolás Maduro. Lasciarono i rispettivi mariti e iniziarono, dice Flores, «a condividere lo stesso sogno». La scalata politica è andata avanti rapida per entrambi, sotto Chávez. Cilia venne eletta presidente dell’Assemblea nazionale e cominciò a tessere una rete di potere fortissima intorno al marito. Dura, determinata e spietata con gli oppositori politici. «Cilia ti ama o ti odia, lei non fa negoziati», dicono a Caracas. Cilia ha continuato negli anni a coprire le spalle al marito Maduro a Caracas, dove l’intrigo politico è sempre di casa. Lei ha tre figli - Walter, Yoswal y Yosser - tutti avuti dal precedente marito Walter Gavidia Rodríguez. Maduro ha un unico figlio biologico, Nicolás Maduro Guerra.