La rivoluzione di Starmer, addio Camera dei Lord: con il ritorno dei laburisti Londra abolirà la presenza dell’aristocrazia in Parlamento
LONDRA – Se come prevedono i sondaggi vincerà le prossime elezioni, il partito laburista abolirà gli ultimi 90 seggi ereditari alla camera dei Lord: il retaggio finale dell’aristocrazia nella democrazia parlamentare britannica. E in seguito, se il Labour vincerà alle urne un secondo mandato di governo, la camera dei Lord scomparirà del tutto.Lo rivelano fonti del partito all’Observer, precisando i piani approvati dal leader Keir Starmer in vista delle politiche in programma entro la fine dell’anno.
Nelle sue iniziali promesse, Starmer aveva indicato come obiettivo l’immediata abolizione della camera dei Lord, definendola una istituzione “antidemocratica” e “indifendibile”. Adesso il leader laburista avrebbe deciso una abolizione in due fasi, per non disperdere tempo ed energie nel suo primo mandato di governo, in cui la sua priorità, dicono le stesse fonti, sarà il rilancio dell’economia.
Durante i primi cinque anni di governo, dunque, il Labour si limiterà a completare la riforma avviata negli anni Novanta dal premier laburista Tony Blair, che abolì 660 seggi ereditari alla camera dei Lord, quelli che i cosiddetti “peers”, i pari del Regno, ovvero gli aristocratici di più alto grado, occupano da secoli, trasmettendoli di generazione in generazione, dal padre al figlio primogenito. Accettando un compromesso con le forze che si opponevano alla riforma, tuttavia, Blair mantenne 90 seggi ereditari: quelli che ora Starmer si prepara ad abolire, non appena diventerà primo ministro, presentando una legge in materia ai Comuni, la camera bassa del parlamento, eletta dal popolo e dotata dei maggiori poteri legislativi.
Dalla riforma di Blair in poi, la maggioranza dei seggi alla camera dei Lord sono assegnati con nomine a vita, che includono il titolo di barone e l’appellativo di lord. I recipienti sono in genere autorevoli membri della società, che si sono distinti nel campo degli affari, della scienza e della cultura. Ma a nominare i lord, in tal senso simili a senatori a vita, è il primo ministro di turno, che spesso ha usato tale prerogativa per ricompensare donatori del proprio partito o personali amici e sostenitori.
Alcune delle nomine più recenti hanno suscitato indignazione e vive proteste. Perciò, se nel 2030 otterrà un secondo mandato di governo, Starmer intende abolire del tutto la camera dei Lord: si vedrà se per sostituirla con un senato, anch’esso eletto dal popolo, o lasciando il potere parlamentare soltanto nelle mani dei deputati della camera dei Comuni. Ma, per cominciare, abolirà i restanti seggi ereditari.
Oltre a una motivazione meramente democratica, nota il Financial Times, ci sono altre ragioni per abolire i seggi ereditari. Una è ridurre in assoluto il numero dei Lord, che sono attualmente 794, facendone l’unica camera alta al mondo con più seggi della camera bassa (quella dei Comuni britannica ne ha 650) e la seconda camera parlamentare più numerosa del mondo dopo il Congresso dei Deputati del Popolo cinese.
La seconda ragione è per risparmiare sul budget del potere legislativo: pur senza ricevere un salario fisso, i lord sono pagati quasi 350 sterline al giorno per ogni seduta a cui partecipano, e in alcuni casi, poiché non è necessario presenziare all’intera seduta, succede che un lord si limiti a una breve apparizione, giusto per fare segnare il nome e intascare il gettone quotidiano.
Una terza ragione per abolire i seggi ereditari è che sono tutti occupati da uomini: una disparità inconcepibile ai nostri tempi. E la quarta ragione, dal punto di vista di Starmer, è che soltanto 4 dei 90 seggi ereditari appartengono ai laburisti: 47 sono conservatori, 4 liberaldemocratici e 36 indipendenti. Sebbene l’ultima parola per approvare una risoluzione o una legge spetti alla camera dei Comuni, abolendo i seggi ereditari il Labour rafforzerebbe dunque le proprie posizioni anche tra i lord.
Come contentino per gli aristocratici che perderanno il seggio ereditario, il partito laburista appare propenso a concedere che, una volta privati del seggio ereditario, essi mantengano il diritto ad accedere al parlamento di Westminster, ai suoi bar e ristoranti dai prezzi sussidiati dallo stato, alle sue terrazze con vista sul Tamigi: che ne fanno, come si usa dire, “il miglior club di Londra”. Ma sarà un diritto che si esaurisce con la loro vita: ai figli non potranno trasmettere nemmeno la tessera per andare al bar di Westminster.
Così, se la riforma andrà in porto, nel Regno Unito l’unica poltrona ereditaria trasmessa da un genitore al primogenito o alla primogenita sarà il trono di sovrano: quello che re Carlo ha ricevuto dalla regina Elisabetta e che un giorno il principe William riceverà da Carlo. Per abolire il quale bisognerebbe che i britannici passassero dal sistema monarchico a quello repubblicano: riforma che per il momento nessuno dei principali partiti è pronto a proporre, anche perché nei sondaggi la maggior parte dell’opinione pubblica rimane favorevole alla monarchia, sia pure con percentuali minori rispetto al passato.