Piemontesi alle Olimpiadi, Aurora Russo (lotta): «Ecco i miei sogni d'oro»
L’atleta iridata U20 del Cus Torino riporta la lotta femminile ai Giochi dopo 20 anni
Un autentico portento. La torinese Aurora Russo, 21 anni compiuti da poco, è l’astro nascente della lotta libera italiana. È stata la prima azzurra a conquistare un titolo mondiale (tra tutte le classi d’età), diventando nel 2023 campionessa europea e mondiale Under 20 nella categoria dei 57 kg.
Andata ai Tornei di Baku e Istanbul per fare esperienza, ha ottenuto una strabiliante qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024. Impresa vera, considerando che una lottatrice italiana mancava ai Giochi da 20 anni (le ultime erano state state Diletta Giampiccolo e Katarzyna Juszczak ad Atene 2004). «Vivo un insieme di emozioni pazzesche – dice Aurora, iscritta a Scienze Motorie -. Sta succedendo tutto molto velocemente, sono un po’ frastornata», ammette l’atleta del Cus Torino e dell’Esercito Italiano.
Ha vinto tutto a livello giovanile. Si aspettava di strappare il pass per i Giochi?
«No, a dire il vero puntavo più a Los Angeles 2028. Non me lo aspettavo di andare a Parigi. Non ero una delle lottatrici più quotate per andarci, ma ho sempre creduto tanto nel lavoro e di avere qualche piccola chance di farcela. Avevo ragione».
La sua ricetta vincente?
«Già da piccolissima, quando ho iniziato a lottare, mi dicevano che avevo un certo talento. Ma senza sacrifici, senza allenamenti, il talento non basta. La fatica più grande? Il calo peso, perché mi piace tanto mangiare la cioccolata, soprattutto i gianduiotti».
Lei sarà l’unica rappresentante della lotta azzurra a Parigi 2024: più onori o oneri?
«Direi che è più un piacere. Sento ovviamente la responsabilità, ma non è un carico esagerato. Le Olimpiadi sono il sogno di ogni atleta. Esserci è un onore, esserci è davvero tutto».
Chi la seguirà a Parigi?
«Verrà tutta la mia famiglia: papà Giovanni, mamma Alessandra e mio fratello Luca che studia Ingegneria aerospaziale a Chicago. E poi farà il tifo per me anche il colonnello dell’Escercito, Pino Minissale».
Le favorite per le medaglie?
«Su tutte la moldava Anastasia Nikita, è la più quotata. Ma ci sono tante altre atlete da podio, perché gareggeranno le 16 lottatrici più forti del mondo».
Comunque vada, sarà un successo?
«Assolutamente no, arrivati fino a qui, il mio obiettivo è quello di vincere la medaglia d’oro».
Non è un sogno proibito?
«No, mi sto allenando per questo. Tecnico, preparatore fisico, nutrizionista, terapista: abbiamo tutto sotto controllo».
Come ha iniziato a lottare?
«Mio padre Giovanni, judoka, ha conosciuto gli allenatori del Cus Torino che gli hanno consigliato di iscrivere i figli al corso di lotta. Il primo è stato mio fratello maggiore, Luca. Io sono salita per la prima volta sul materassino ad appena tre anni».
Cosa significa essere caporal maggiore dell’Esercito?
«Rappresentare l’Esercito, oltre che l’Italia, vuol dire proprio tanto: spero di far bene anche per loro, che mi stanno aiutando tantissimo sotto ogni aspetto. Avverto il grande sostegno dell’Esercito, sono molto contenta di farne parte».
In Italia ci sono molti pregiudizi sulle calciatrici. A che punto è la notte per le lottatrici?
«Il nostro viene visto come uno sport prettamente maschile. Non capisco il motivo di questi pregiudizi. Io sono femminile come qualsiasi altra giovane donna di qualsiasi altro sport. Pochi genitori mandano le figlie a fare lotta, perché viene vista come un’attività da maschi. Ma è sempre più importante sapersi difendere, con tutti gli episodi violenti che stanno capitando...».
Chi è Aurora oltre alla lotta?
«Il mio focus è sulla lotta. Ma quando posso amo uscire con le mie amiche, ascoltare musica, specie quella romantica spagnola. E poi mi piace stare con il mio fidanzato, Aby Mansour, ex lottatore di origini marocchine che mi sta vicinissimo ormai da cinque anni. Verrà con me a Parigi, partiamo il 6 agosto e combatterò l’8 e il 9 agosto».
Cosa ama di più della sua Torino?
«La mia palestra. E poi il centro, piazza San Carlo e piazza Castello. Ogni volta che torno in città tiro un sospiro di sollievo. Torino è casa mia, sono una ragazza di Mirafiori Sud».