Boldrini, Orlando, Zan nella delegazione dei 15 parlamentari al valico di Rafah per il cessate il fuoco. “Siamo l’Italia che dice no alla guerra”

IL CAIRO – “Da Gaza non si esce e a Gaza non si entra. Ci saranno 15 parlamentari, operatori umanitari, docenti, l’Italia che dice no alla guerra, che chiede il cessate il fuoco ora e lo faranno dal valico di Rafah, questo significa che crediamo talmente tanto in questa necessità che non ci stiamo risparmiando, che non ci siamo limitati ad affermarlo in Parlamento con una mozione ma che lo vogliamo andare a dire anche spostandoci fisicamente vicino al popolo palestinese”.

Laura Boldrini è una delle quindici componenti della delegazione parlamentare di Pd, M5s, Avs, da oggi in Egitto con la “carovana solidale” messa in piedi da Aoi, l’associazione delle ong italiane, per tentare di scortare un carico di aiuti umanitari diretti a Gaza. Insieme all’ex ministro Andrea Orlando, Alessandro Zan, Valentina Ghio, Arturo Scotto, Stefania Ascari, Carmela Auriemma, Dario Carotenuto, Andrea Quartini, Arnaldo Lo Muti, Rachele Scarpa, Sara Ferrari, Ouidad Bakkali, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Francesco Mari, da domani si muoverà verso Gaza, dove quei camion verranno accompagnati fino a quando non attraverseranno il valico di Rafah. O almeno questo si spera che succeda.

Cibo e beni di prima necessità passano con i contagocce, file interminabili di camion rimangono in attesa di entrare, mentre dentro c’è bisogno di tutto.

“Uno dei nostri colleghi di staff, un epidemiologo oltre dieci giorni è stato costretto a dare da mangiare alla sua famiglia solo qualche cucchiaio di mangime per cani. Non c’era altro”, – spiega Hellen Patterson di Msf. In Egitto i parlamentari sono arrivati anche per ascoltare, per capire. “Noi siamo qui anche per vedere con i nostri occhi quello che sta avvenendo e poi testimoniarlo. Faremo da megafono nelle aule parlamentari per chiedere il cessate il fuoco immediate.

Mentre fuori i colloqui arrancano tra la diserzione di Israele e i silenzi di Hamas, che si fermino le bombe è richiesta di tutti. È necessario perché sotto le bombe qualsiasi distribuzione di aiuti è inefficace e sempre parziale, spiegano da Msf, possibile solo a Rafah mentre il Nord è irraggiungibile, cieco e muto. “Il personale medico è allo stremo, traumatizzato ed esausto”, dice Xavier Doncell, capomissione di Medici senza frontiere in Egitto. “Mentre parliamo centinaia di migliaia di persone stanno morendo di fame a Gaza. Siamo nel 2024, è il fallimento dell’umanità”, spiega Omar Ghrieb, policy officer di Oxfam nella Striscia, da cui è riuscito a uscire solo un mese fa. “Non normalizziamo l’orrore, ci sono state 30mila vittime, 8000 dispersi, 2 milioni di sfollati. Sono persone, non numeri”.

Da Gaza si chiede aiuto, attenzione, pressione internazionale per far fermare le bombe. Chi in Egitto lavora per tentare di supportare chi è rimasto intrappolato dentro gli fa eco. “A Gaza è in corso un genocidio - denuncia anche Basel Sourani, attivista del Palestinian Center for Human Rigths - non è una guerra, è un preciso attacco verso la popolazione. E nonostante la sentenza della corte internazionale di giustizia, la cosa non viene riconosciuta. Tre giorni fa abbiamo assistito a un episodio molto grave: 112 persone uccise mentre aspettavano cibo. Sono i sacchi di farina più costosi della storia dell’umanità”.

Le richieste che arrivano ai parlamentari italiani sono precise: cessate il fuoco, che i Paesi che hanno firmato la convezione internazionale contro il genocidio si attivino perché venga rispettata, che la Corte penale internazionale dia seguito al fascicolo aperto.

In larga parte – ricorda la delegazione dei parlamentari presenti - sono contenute nella mozione presentata dall’opposizione per impegnare il governo a lavorare per il “cessate il fuoco” e passata con l’astensione della maggioranza. “Non ho visto Giorgia Meloni andare a parlare con Netanyahu per dare seguito alla mozione per il cessate il fuoco che in Parlamento è stata approvata, non l’ho vista portarla avanti ai tavoli internazionali, non mi sembra che quanto contenuto in quella mozione sia diventato suo patrimonio, come dovrebbe essere in una repubblica parlamentare in cui è il Parlamento a dare gli indirizzi al governo e il governo esegue”.