Via libera del governo a un mega sconto di 450 milioni sulla tassa sugli extraprofitti delle società energetiche
ROMA – Senza fare molto clamore il governo Meloni e la maggioranza di centrodestra danno il via libera a un mega sconto sulla tassa “extraprofitti” delle società energetiche nel 2023: per una cifra pari a 450 milioni, ma secondo alcune relazioni parlamentari si potrebbe arrivare a uno sconto ben maggiore grazie a una riduzione della base imponibile ai fini del calcolo dell’aliquota di ben 1,6 miliardi di euro. Una gran confusione di norme, comunque, che alla fine aiuta le grandi compagnie energetiche e petrolifere del Paese.
In un articolo passato sotto traccia nel decreto Anticipi, in votazione in aula al Senato e già approvato in commissione Bilancio, si consente alle compagnie che dovevano versare l’ultima tranche della tassa sugli extraprofitti al 30 novembre di non pagare più un euro: allo stesso tempo si prevede un contributo di solidarietà di pari importo per il 2024 ma con modi e tempi ancora da stabilire. Di sicuro sui bilanci 2023 le compagnie in questione avranno un beneficio di 450 milioni di euro. Ma secondo Angelo Bonelli dei Verdi la cifra potrebbe essere anche superiore: “In una relazione tecnica degli uffici parlamentari della Camera allegata al decreto in questione si sostiene che con questa norma la base imponibile ai fini del calcolo del gettito si riduce di 1,6 miliardi e quindi lo sconto arriverebbe a 800 milioni”.
Tutto nasce dalla legge di bilancio 2023 che tra le polemiche aveva previsto una tassa sull’extra gettito delle aziende energetiche: un’aliquota pari al 50 per cento degli utili fatti in più rispetto alla media degli stessi utili nei bilanci degli ultimi cinque anni. Per dare una idea: dal 2021 fino ai primi nove mesi 2023, gli utili delle società energetiche sono stati pari a 70 miliardi di euro. La cosiddetta tassa sugli extra profitti coinvolge aziende che “esercitano in Italia, per la successiva vendita dei beni, l'attività di produzione di energia elettrica, che esercitano l'attività di produzione di gas metano o di estrazione di gas naturale, rivenditori di energia elettrica, di gas metano e di gas naturale che esercitano l'attività di produzione, distribuzione e commercio di prodotti petroliferi, che importano a titolo definitivo, per la successiva rivendita, energia elettrica, gas naturale o gas metano o prodotti petroliferi o che introducono nel territorio dello Stato detti beni provenienti da altri Stati dell'Unione europea”.
Per gli utili registrati a bilancio prima del 2022 la scadenza dell’ultima tranche della tassa era fissata al 30 novembre di quest’anno. Con la norma inserita nel decreto Anticipi salta questa scadenza: secondo la relazione del servizio studi del Senato il valore di questo “sconto” è pari a 450 milioni di euro, da recuperare nel 2024 ma anche qui con modi e tempi da capire. Intanto chi non ha pagato non dovrà pagare, chi ha già versato la quota rischia di non vederla restituita: ma si tratta di una piccola minoranza.
Secondo Bonelli di Avs in realtà in questa confusione di norme il regalo alle grandi aziende energetiche potrebbe arrivare a “800 milioni di euro”: “Questo è l’ambientalismo pragmatico della Meloni: regalare soldi pubblici alle società energetiche petrolifere che hanno fatto extraprofitti per decine di miliardi di euro – dice Bonelli – riducendo la tassa sugli extraprofitti e facendo un sconto da 450 milioni. La Robin Hood al contrario è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha deciso di autorizzare le trivelle nel golfo di Napoli, Sorrento, Venezia e nelle isole Egadi e sabota la transizione ecologica con l’accusa dell’ambientalismo ideologico. Si regalano soldi pubblici a Eni e company mentre il caro energia impoverisce famiglie e imprese”.