Michael Folorunsho chi è: convocato per gli Europei 2024. Dalla C al Verona alla Nazionale
Michael Folorunsho, rimasto tra i 26 di Luciano Spalletti per Euro 2024, è stato tra i protagonisti della salvezza del Verona. Simone Inzaghi lo scoprì alla Lazio, ma aveva dubbi per il suo carattere. Il ruolo di Gaetano D'Agostino
Dalla serie C al sogno Europei con la Nazionale. È il percorso incredibile di Michael Folorunsho, rimasto tra i 26 di Luciano Spalletti per la spedizione continentale in Germania, con l’arduo obiettivo di difendere il titolo vinto nel 2021 a Wembley, ai rigori contro l’Inghilterra. Per Folorunsho, nato a Roma il 7 febbraio 1998 da genitori di origini nigeriane, è un sogno che si realizza. In questa stagione è stato uno dei protagonisti della bellissima salvezza raggiunta con il Verona.
Gli inizi
La storia di questo centrocampista (che può giocare anche sulla trequarti) inizia da lontano, dalla società dilettantistica del Savio Calcio. Attirando l’attenzione della Lazio, ed è così che entra nelle giovanili biancocelesti. Il suo allenatore all’epoca è stato Simone Inzaghi, che nel 2016 viene promosso in prima squadra e nel 2017 lo convoca per la partita di Coppa Italia contro l’Inter permettendogli di trovare la prima panchina tra i grandi. Sembra l’inizio di una carriera in discesa, ma il cammino è piuttosto tortuoso. Per il carattere focoso, la Lazio non lo conferma e Folorunsho deve ripartire dalla serie C, dalla Virtus Francavilla.
«Simone Inzaghi non voleva confermarlo in prima squadra. Veniva da un periodo difficile e, anche se era quotato tecnicamente, aveva alcune difficoltà dal punto di vista comportamentale. Spesso era “focoso” e, a Roma, durante un incontro con i suoi procuratori, mi ha anche dimostrato che quanto si diceva sul suo conto era vero. È sempre stato un bravo ragazzo, ma era un po’ un “cavallo pazzo”, come si suol dire», il racconto di Gaetano D'Agostino, ex centrocampista e anche ex allenatore di Folorunsho alla Virtus Francavilla, al sito di Gianluca Di Marzio. Lì resta due anni, prima di finire in una girandola di prestiti che lo allontanano dal sogno di esordire in A. Viene sì acquistato dal Napoli per un milione di euro, ma poi viene girato a Bari, Reggina, Pordenone, di nuovo Reggina e poi ancora Bari.
Il sogno serie A
Nella sua seconda esperienza in Puglia, il centrocampista esplode. Nel 2022-2023 gioca 32 partite e segna nove gol tra campionato e Coppa Italia. Tanto che il Napoli — ancora proprietario del suo cartellino — lo gira in prestito al Verona, in serie A. E in questa annata Folorunsho è stato tra i giocatori più sorprendenti, tanto da guadagnarsi la chiamata del c.t. Spalletti nello stage con l’Italia a Coverciano. Fino a tenerlo nei 26 che andranno in Germania. Il centrocampista è l’esempio lampante di come la gavetta abbia portato i suoi frutti, di come i sogni si possono realizzare pur prendendo altre strade, magari più ostiche.
Adesso il suo secondo obiettivo è convincere Antonio Conte a tenerlo al Napoli, ma prima ci sono gli Europei con l’Italia da giocare. «Folorunsho è una bestia», ha detto scherzosamente Spalletti per sottolineare la sua esplosività e la grinta che lo accompagnano, assieme alla grande forza fisica e alla visione di gioco che gli permette di essere decisivo anche in avanti.
Il ruolo di D’Agostino
E proprio D’Agostino è stato fondamentale nella carriera di Folorunsho: «Vidi da subito un grande potenziale in lui. Una volta gli dissi “Se non arrivi in serie A”, scusatemi il termine, “sei un c…ne”. Alla fine ho avuto ragione. Il mio lavoro fu proprio questo: credere sempre e comunque nel suo potenziale e fargli capire che doveva usare quella sua personalità in modo differente. Era diventata la mia sfida. Le provai tutte: un giorno lo misi fuori rosa. Gli dissi: “Da ora in poi, devi avere un comportamento esemplare”. Con una stretta di mano nel mio ufficio, lui cambiò subito atteggiamento, passò dal giorno alla notte». Tanto, appunto, da conquistare la A e la Nazionale.
L’esultanza
Segnando gol bellissimi e pesanti (un capolavoro quello al volo da fuori area contro la Juventus, nel 2-2 del 17 febbraio scorso), sempre accompagnati dalla sua tipica esultanza chiamata Folo Mask. Una mano che copre il viso e l’altra che mima il gesto della pistola. Non ha mai voluto spiegarne il significato: «Il mio migliore amico tempo fa mi ha fatto notare che non ne avevo una. L’abbiamo inventata, racchiude tutte le persone più intime della mia vita». E sarebbe bellissimo vederlo esultare agli Europei.

Il gol contro la Juventus (Afp)