Ferie arretrate, il dipendente può obbligare l’azienda a pagarle? Cosa dice la legge
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
Polemica tra Cgil e governo sulla questione degli esodati delle pensioni. Il sindacato fa riferimento ai lavoratori con carriere miste tra pubblico e privato che sarebbero penalizzati dalla stretta introdotta in Legge di bilancio. Si tratta di lavoratori passati dal settore pubblico al privato che hanno lasciato il lavoro per via di accordi con le aziende e che, finito il prepensionamento, secondo il sindacato si ritroveranno con l’assegno tagliato in media del 20%. La Cgil li ha ribattezzati gli “esodati” del governo Meloni e vi rientrano alcuni lavoratori delle ex municipalizzate poi privatizzate o di ex banche pubbliche come Banca Monte di Parma e Banca nazionale delle comunicazioni (ora in Intesa Sanpaolo). Oltre ad alcuni lavoratori in isopensione (pensionamento anticipato fino a 7 anni nelle aziende interessate da eccedenze di personale).
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
Immediata la reazione del governo. Dal ministero del Lavoro fanno sapere che con la legge di Bilancio 2024, (si veda l’art. 33 della Manovra) non ci sarebbero esodati ma solo alcuni casi di lavoratori iscritti in alcune gestioni che appartenevano al pubblico impiego a cui sarà ridotto l’importo atteso della futura quota retributiva a causa dell’eliminazione del metodo più vantaggioso che avevano finora rispetto agli altri lavoratori. Prendendo il testo della manovra si legge: «Le quote di pensione a favore degli iscritti alla Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (CPDEL), alla Cassa per le pensioni ai sanitari (CPS) e alla Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (CPI), liquidate a decorrere dal 1° gennaio 2024, secondo il sistema retributivo per anzianità inferiori a quindici anni, sono calcolate con l’applicazione dell’aliquota prevista nella tabella».
La legge di Bilancio modifica infatti la norma del 1965 che dava ai lavoratori degli enti locali e a quelli sanitari aliquote vantaggiose per il calcolo della quota di pensione retributiva (oltre il 23% per il primo anno a fronte del 2% per gli altri lavoratori). Prima della legge di Bilancio, spiegano al ministero, il calcolo era particolarmente vantaggioso per alcuni dipendenti fra cui quelli degli enti locali rispetto agli altri. Ora si impone la revisione delle aliquote per tutti i dipendenti pubblici con meno di 15 anni di anzianità di servizio. Compresi sanitari e insegnanti. Per il ministero si trattava di un’aspettativa non di un diritto.
di Redazione Economia
La beffa per i lavoratori in sospeso però è evidente. Di fatto si tratta di persone già uscite dal mondo del lavoro che non possono schivare il taglio all’assegno. E non va meglio a chi lavora ancora. Le simulazioni dell’Ufficio politiche previdenziali della Cgil mostrano come la riduzione della quota di pensione retributiva per le pensioni anticipate cresce per coloro che hanno minor contribuzione al 31 dicembre 1995. Con una retribuzione da 30 mila euro «si passa da un taglio annuale di 927 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1983), fino a 6.177 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1994). Con una retribuzione da 50 mila euro, si passa da un taglio annuale di 1.545 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1983), fino a 10.296 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1994). Infine, con una retribuzione da 70 mila euro, si passa da un taglio annuale di 2.235 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1983) fino a 14.021 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1994)».
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26 gen 2024
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di Claudia Voltattorni
di Federico Fubini