«Patrioti ininfluenti». «Vedremo». Lite sull’Europa tra Salvini e Tajani
Il vicepremier di Forza Italia: spero che Giorgia voti von der Leyen. Il vicepremier leghista: basta insistere su un allenatore scarso
DALLA NOSTRA INVIATA
MANDURIA (Taranto) «I patrioti? Un gruppo ininfluente». «Tajani dice così? Aspettiamo luglio e vedremo chi è irrilevante». «Biden è preoccupante». «Non uso lo stesso linguaggio di Salvini». Gemelli non lo sono mai stati. Diversi quasi ogni giorno della legislatura. Ma mai come ieri i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, nella Masseria di Bruno Vespa, se le sono date di santa ragione. Complici i colpi di scena della congiuntura internazionale. L’ultimo: l’uscita di Vox da Ecr, i Conservatori guidati da Giorgia Meloni, per aderire alla piattaforma di Viktor Orbán «Patrioti per l’Europa». Proprio ieri che il premier ungherese, presidente di turno dell’Ue, era in visita da Putin.
Il ministro degli Esteri arriva per primo. E Vespa coglie lo spunto. Orbán a Mosca? «Non in nome e per conto dell’Ue. Scelta non opportuna. Io non ci sarei andato. La forza Ue è l’unità. Se Putin intravede fessure non va bene. Non possiamo non sostenere l’Ucraina: se arriva a Kiev perché dovrebbe sedersi al tavolo della pace?», dice agevolando il quesito su Salvini nuovo alleato di Orbán. Salvini sposta l’asse? «No. L’Europa è un’altra cosa. Tutti i partiti, anche a sinistra sono in famiglie diverse. Noi siamo una coalizione unita che governa un Paese, regioni e comuni», concede Tajani. Poi l’affondo. «Fino all’altro giorno era nel gruppo Id, che si sta trasformando nei Patrioti. Ma ancora non c’è. Non si sa se ci saranno nazioni sufficienti a comporlo. E comunque è ininfluente perché nessuno vuole discutere con loro, se ci sono posizioni antieuropee e di contrasto sui fondamenti Ue. Comunque non credo che Salvini sia succube di Orbán».
Al panel successivo il blazer blu di Tajani lascia spazio al completo chiaro con pochette bordeaux di Salvini. «L’ha scelto Francesca (Verdini, ndr)», confessa. Rapida stretta di mano. Poi lo scambio di cortesie: «Stiamo seriamente prendendo in considerazione la possibilità di far parte di quello che può essere il terzo gruppo al Parlamento europeo», ovvero quello dei Patrioti per l’Europa. «Hanno aderito Ungheria, Cecoslovacchia, oggi Spagna, sono interessati Belgio, Olanda e Portogallo. E vedremo». Ma Orbán non è vicino a Putin? «Basta volere la pace che si viene accusati di essere filoputin e filonazisti. Fesserie. Io sono orgogliosamente membro dell’Alleanza atlantica».
Nulla resta senza replica nel Forum organizzato con Comin & partners da Vespa. Divisi su von der Leyen: «Mi auguro che Meloni la voti», auspica Tajani. E Salvini: «È come insistere con un allenatore scarso, che ti ha fatto retrocedere». Sul commissario Ue: «Abbiamo diritto a uno che sia anche vicepresidente», dice il leader FI. E il leghista chiude: «Sento di un commissario ai Trasporti finlandese, che forse sa più di laghi e fiumi. Se parte così male non credo che la commissione abbia vita lunga». Sull’Autonomia: «Vigileremo», garantisce Tajani. E l’altro: «Se fossi pugliese o calabrese sarei entusiasta». E su Biden: Salvini definisce «preoccupante» la sua ultima gaffe. Tajani rimarca: «Uso altre parole. Siamo diversi. Sennò saremmo la stessa persona». Infatti Tajani fa il punto stampa e va via. Salvini si ferma, ma niente domande: «C’è la partita».
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