Specie di fronte ai pi� complicati negoziati europei, Giancarlo Giorgetti spesso ama schermirsi: �Ma che volete, sono solo un commercialista di provincia�. Ovviamente il ministro dell’Economia lo dice per sottolineare che almeno lui non ha perso il senso pratico; e semmai che se qualcosa risulta evidente a lui, allora non si capisce perch� agli altri no. Ma poche volte come nell’intricata vicenda dei trattori il mestiere d’origine torna comodo all’ex commercialista (con laurea alla Bocconi) figlio di un pescatore e di un’operaia tessile di Cazzago Brabbia, ottocento abitanti sul Lago di Varese.
La contesa sull’Irpef nella maggioranza Giorgetti sotto i «tiri» della Lega e di FdI
Il ministro contro l’allargamento del deficit

Perch�, francamente, basta fare due conti. E Giorgetti, nel silenzio dietro cui si � trincerato, deve averli fatti da parecchio. In agricoltura l’Istat stima un milione e 59 mila �imprenditori o aziende individuali o familiari� in Italia e il gettito atteso in legge di bilancio dalla fine per loro dell’esenzione sull’imposta sui redditi personali (Irpef) � di 140 milioni di euro. Significa che, in media, ciascuno dovrebbe — o avrebbe dovuto, vedremo — versare meno di 140 euro di tasse in pi�. I quali ovviamente non sono da trascurare, anche perch� non tutti gli imprenditori agricoli possono contare sui ricavi da centinaia di migliaia o da milioni di euro, come alcuni di quelli che hanno ettari sfruttati con le colture pi� redditizie. C’� chi produce mais o grano, che alle cooperative si vende a cifre pi� basse. Eppure la rendita catastale (�dominicale�) del terreno sulla quale si dovrebbe pagare l’Irpef � la stessa rispetto a quella dei pregiati prodotti da esportazione dell’alimentare italiano.
Ma queste, appunto, sono considerazioni dal mondo reale. A Roma interessano forse a Giorgetti e pochi altri. Perch�, non per la prima volta, il ministro leghista vede deflagrare attorno a s� una battaglia largamente simbolica. Cio�, politica: fra il vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega e fautore di un ritorno totale dell’esenzione Irpef sui — bassi, bassissimi — redditi catastali ufficiali degli agricoltori; e la premier Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza che vorrebbe limitare il ritorno dell’esenzione Irpef fino a diecimila euro di reddito (catastale, non effettivo).
Ora, nel mondo reale la differenza fra le posizioni di Salvini e di Meloni francamente � minima, al massimo poche decine di milioni di euro di gettito in un Paese da duemila miliardi di reddito, perch� gli agricoltori con rendite catastali oltre i diecimila euro in Italia sono pochissimi: e anche al di sotto di quella soglia, del resto, si possono avere ricavi reali netti astronomici oppure bassi, secondo la coltura.
Ma, si sa, la politica queste battaglie simboliche le adora. Specie a pochi mesi dalle europee. E Giorgetti, un po’ San Sebastiano preso a frecciatine da ogni dove, un po’ ministro �tecnico� pi� per forza di cose che per vocazione, � probabilmente uno dei pochi che riesce ancora a misurare la distanza tra il Paese e l’agone romano. Dove il suo partito lo pressa sulle coperture e FdI lo chiama in causa per dire che la scelta sull’imposta agricola � anche leghista, perch� leghista � il ministro dell’Economia. Forse � per questo che lui se ne resta zitto, in questa baruffa da campagna elettorale scatenata principalmente dal suo leader di partito Salvini.
Per Giorgetti del resto i paletti restano sempre gli stessi: fosse anche solo per 140 milioni di entrate perdute o persino meno, la Costituzione dice che le coperture vanno trovate; anche perch� allargare il deficit ora, quando l’inchiostro della sua firma sul nuovo Patto di stabilit� � ancora fresco, non sarebbe certo il modo migliore per avviare il difficile negoziato sui conti che aspetta il ministro a Bruxelles nei prossimi mesi. Dunque Giorgetti tace e, dietro porte chiuse, tiene il punto. A meno, naturalmente, che la decisione di un nuovo �liberi tutti� sull’Irpef agricola — ben oltre il generoso regime attuale — non arrivi da altri ai quali lui non pu� opporsi: il Parlamento o la premier stessa.
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11 febbraio 2024 (modifica il 11 febbraio 2024 | 22:25)
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