Olanda, al via le Europee 2024: i temi chiave, le alleanze e i nomi papabili per le cariche decisive
Oggi iniziano le elezioni europee in Olanda (ma in Italia le urne saranno aperte sabato 8 e domenica 9). Chi diventerà presidente della Commissione, del Consiglio europeo e dell'Europarlamento? Quando sapremo chi ha vinto? Domande e risposte sulle elezioni europee 2024
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES - Le elezioni europee che porteranno a Strasburgo 720 deputati dai 27 Stati membri si aprono giovedì 6 giugno in Olanda e termineranno domenica 9 giugno con la chiusura delle urne in Italia alle 23. È il grande esercizio democratico dell'Europa, che coinvolge 359 milioni di cittadini.
Il nuovo Parlamento europeo legifererà su dossier importanti che avranno un impatto forte sulla vita di cittadini e imprese, a cominciare dall'attuazione del Green Deal e della transizione digitale. C'è poi il rilancio della competitività dell'industria europea, il completamento dell'Unione bancaria e del mercato dei capitali, la realizzazione di una difesa europea. Dovrà essere affrontata la dimensione esterna della migrazione e preparato l'allargamento. Dovrà essere confermato e alimentato il sostegno militare e finanziario all'Ucraina.
Quando si vota?
Venerdì votano in Irlanda, sabato in Lettonia, Malta e Slovacchia. In Repubblica Ceca le urne saranno aperte venerdì e sabato, mentre in Italia sabato e domenica. Gli altri 20 Paesi Ue (Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna e Svezia) terranno le elezioni domenica.
I primi risultati provvisori sono attesi intorno alle 23.15 - 23.30 e in quel momento si comincerà a capire com'è andato il voto.
I gruppi
Gli eurodeputati dei partiti politici nazionali al Parlamento europeo si uniscono in gruppi transnazionali. Nella legislatura che si sta concludendo ci sono sette gruppi: il Ppe (Forza Italia), i socialdemocratici S&D (Pd), Renew Europe (Azione ed Italia Viva); i conservatori dell'Ecr (Fratelli d'Italia), Identità e democrazia (Lega); i Verdi e la Left. Negli ultimi cinque anni il M5S è rimasto tra i non iscritti. Non aderire a un gruppo significa non partecipare alla spartizione degli incarichi (presidenze e vice-presidenze, ruolo di relatore) né a quella dei fondi. Per costituire un gruppo servono almeno 23 deputati appartenenti a 27 Paesi.
Il nuovo Parlamento europeo sarà composto da 720 deputati, 15 in più rispetto ai 705 uscenti. I seggi sono distribuiti in base alla popolazione: si va dal massimo di 96 della Germania al minimo di sei per Cipro, Malta e Lussemburgo. L'Italia ne ha 76, la Francia 81 e la Spagna 61.
Gli ultimi sondaggi e le possibili alleanze
Per contare in Europa ci si deve alleare. Nessun gruppo ottiene abbastanza voti per poter governare da solo. Nella legislatura che sta terminando la maggioranza era formata da Popolari, socialisti e liberali. E questo sarà il punto di partenza anche per il nuovo Parlamento. Ma rispetto a cinque anni fa il Ppe confermerà la propria forza, i socialisti si indeboliranno lievemente mentre i liberali di Renew perderanno seggi, almeno secondo gli ultimi sondaggi. Saranno tallonati dai conservatori dell'Ecr, che all'interno hanno partiti di estrema destra come il Pis polacco. Anche il gruppo Identità e democrazia è dato in crescita, tuttavia verso l'ID resterà in piedi il «cordone sanitario» già esistente, vuol dire che i suoi deputati non avranno accesso alle cariche.
Il Parlamento si sposterà un po' a destra e il Ppe vuole fare l'ago della bilancia anche se ha tre linee rosse che non intende e non può superare: può fare alleanze solo con le forze pro-Ue, pro-Nato e pro-Ucraina. Più difficile che i partiti di estrema destra, divisi al loro interno su quasi tutti i temi, risecano a fare un super gruppo che tiene insieme i partiti di Meloni, Le Pen e Orban, anche se sarebbe l'obiettivo del premier ungherese.
Chi sarà a presiedere la Commissione, il Consiglio europeo e l'Europarlamento?
L'elezione per il rinnovo del Parlamento dà il via anche a un nuovo ciclo per la Commissione europea, che comporta la nomina dei vertici Ue. In «palio» ci sono quattro «top job» Ue, che comprendono la presidenza della Commissione e del Consiglio europeo, l'Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, il presidente del Parlamento europeo, che però di fatto sceglie in modo autonomo rispetto alle decisioni dei leader come è accaduto nel 2019 quando l'Aula nominò David Sassoli alla guida dell'emiciclo al posto del bulgaro Sergej Stanišev. I negoziati per questi incarichi cominceranno nel momento in cui si sapranno i risultati delle urne perché i partiti si conteranno.
Quando si saprà chi verrà nominato?
Martedì 11 c'è la riunione della conferenza dei presidenti. Lunedì 17 giugno si terrà la cena informale tra i leader (ma prima avranno avuto modo di incontrarsi in formati diversi al G7 in Puglia e alla conferenza per la pace in Ucraina organizzata in Svizzera). Al termine della cena la speranza dei più è di arrivare a un consenso che permetta di formalizzare le nomine nel Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Questo consentirebbe, se l'Eurocamera sarà d'accordo, di procedere all'elezione del presidente della Commissione già nella sessione di Strasburgo in luglio del Parlamento europeo e non in settembre.
Ursula von der Leyen verrà riconfermata?
Fino a pochi mesi fa la riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione era data per certa. Dopo la sua discesa in campo (è la candidata leader del Ppe) e durante la campagna elettorale si sono moltiplicate le critiche nei suoi confronti, molte delle quali potrebbero sciogliersi come neve al sole una volta chiuse le urne.
I nomi: da Antonio Costa alla estone Kaja Kallas
Al momento secondo alcuni osservatori il ticket più verosimile è quello di von der Leyen alla Commissione e dell'ex premier portoghese Antonio Costa al Consiglio europeo. Per l'Alto rappresentante i leader Ue starebbero pensando alla premier estone Kaja Kallas, ma per alcuni Paesi è considerata troppo «falco» nei confronti della Russia e poco attenta agli altri scenari fondamentali per l'Ue come il Medio Oriente e l'Africa.
E Mario Draghi?
Mario Draghi è stato più volte tirato in ballo per un top job, ma molti escludono che possa ricoprire il ruolo di presidente della Commissione mentre qualcuno lascia trapelare l'ipotesi del Consiglio europeo. Un dato è certo, i leader Ue non apprezzano il metodo degli «Spitzenkandidaten» e infatti già cinque anni fa lo boicottarono non scegliendo Manfred Weber come presidente della Commissione Ue nonostante fosse il candidato scelto dal Ppe.