George Lucas: «Star Wars», così cambiò Hollywood

CANNES George Lucas sembra un nonno tenero e affettuoso. Al festival lo festeggiano con la Palma d’oro alla carriera. Ha 80anni tondi, i capelli bianchi folti come se ne avesse 20. Sbuca da una tenda, bisogna parlare piano perché qui accanto, al Palais, è tutto un via vai di interviste alle star (monitorate da grappoli di assistenti), e sono talmente tante che se ti passa accanto Wim Wenders, per dire, a malapena hai tempo di fargli ciao con la mano. Il «papà» di Star Wars, che ha cambiato il cinema, dalla vita ha avuto fama e ricchezza. Si vuole godere la vecchiaia e vorrebbe parlare solo dei suoi quattro figli, specie l’ultima, di dieci anni. Poi, un po’ a malincuore parla di sé :«Però vi avviso, come regista mi sono ritirato dieci anni fa». Ha rifondato Hollywood: «Eravamo io, Coppola che per me è un fratello e mi insegnò come si scrive un film, Schrader, Spielberg. Avevamo le nostre idee: non volevamo fare soldi ma fare cinema. Eravamo pronti a rischiare, e in cerca di libertà creativa. Il fenomeno Easy Rider ci ha tirato la volata». Più che un uomo di cinema è un brand. «Ho venduto la mia società, Lucasfilm. E a Los Angeles, da cinque anni stanno costruendo un museo su tutte le informazioni di narrazione visiva. Sarà aperto nel maggio 2026».