«Le costellazioni di satelliti come Starlink un pericolo per l'atmosfera»: studio lancia l’allarme, scienziati divisi
Secondo uno studio della University of Iceland, le polveri generate dagli oggetti celesti che tornano dentro l'orbita potrebbero disturbare la magnetosfera. I dubbi sulla ricerca
La quantità di rifiuti in orbita oggi (a destra) rispetto all'inizio della corsa spaziale (a sinistra)
Un giorno potremmo avere anche un milione di satelliti privati che orbitano intorno alla Terra. Piccoli puntini luminosi per noi che rimaniamo sulla superficie del nostro pianeta, ma che potrebbero avere un impatto significativo sulla nostra vita se non stiamo attenti a quanti ne mandiamo in orbita.
Secondo uno studio della University of Iceland, le polveri che rimangono nell'atmosfera dopo il rientro di un satellite potrebbero costituire un problema per la magnetosfera, cioè lo «scudo protettivo» della Terra. Quale conseguenza? Uno "strappo" nell'atmosfera che ci lascerebbe in balia delle tempeste solari e delle radiazioni che vengono dallo spazio.
Una megacostellazione di satelliti
Il presupposto dello studio è che nei prossimi decenni i satelliti privati lanciati in orbita potrebbero essere compresi fra i 500 mila e un milione. Una vera e propria «megacostellazione», come viene definita nella ricerca. Un esempio di un satellite privato noto a molti? Gli Starlink di SpaceX, la compagnia aerospaziale di Elon Musk, che hanno creato un network di internet satellitare anche per le zone che normalmente non sono coperte dalla connessione di rete. E insieme a loro tanti altri oggetti artificiali che oggi affollano il nostro cielo, ma che domani sarà ancora più gremito.
Il problema non è solo il «traffico celeste» in sé, ma anche le conseguenze del rientro in orbita di quei satelliti che hanno finito il proprio lavoro (come è successo lo scorso febbraio a Ers-2). Quando i veicoli spaziali vengono fatti cadere verso la superficie, i loro componenti si frantumano e bruciano a contatto con l'atmosfera. Una conseguenza positiva nell'immediato, perché così diminuiscono le probabilità che un oggetto cada su una zona abitata (o che addirittura uccida qualcuno). Il problema, però, è che dopo questa combustione rimangono in atmosfera delle polveri metalliche.
Più aumenterà il numero di satelliti in orbita, maggiore sarà la quantità di polveri che rimarranno sospese. Secondo lo studio, il particolato metallico potrebbe aumentare anche di un milione di volte (anche se in questo momento non esiste un modo per monitorare la quantità di polveri).
Le conseguenze
Non si tratta solo di «inquinamento» dato dalle polveri metalliche, che si depositerebbero nella parte superiore della ionosfera (cioè l'area compresa fra gli 80 e i 644 chilometri di altezza dalla superficie terrestre). Il problema sono i suoi effetti. Una grande quantità di metallo potrebbe creare un'interferenza sulla magnetosfera, cioè i due grandi scudi creati dalle forze magnetiche della Terra. Una sorta di rete di conduzione magnetica.
Senza la magnetosfera a proteggerci, ci troveremmo indifesi di fronte alle tempeste solari, che oggi vengono deviate (e che in qualche caso generano anche gli eventi spettacolari che conosciamo come aurore boreali). Un danno per gli stessi satelliti, che sarebbero esposti alle radiazioni e in qualche caso anche sbalzati via, destinati a lasciare per sempre la nostra orbita. Non solo: un'alta concentrazione di polveri renderebbe difficile per i razzi attraversare l'atmosfera, perché le particelle magnetiche interferirebbero con le componenti elettroniche dei velivoli.
Infine, a essere danneggiato ci sarebbe anche l'ozono, quella parte di atmosfera che protegge gli esseri umani dalle radiazioni solari.
Non è uno scenario insolito nel nostro sistema solare, che già in passato ha vissuto il fenomento della «lacerazione atmosferica». Ci sono passati prima di noi pianeti come Marte e Mercurio.
Dubbi sulla ricerca
Quelle descritte nella ricerca sarebbero delle conseguenze disastrose per il pianeta se dovessero rivelarsi vere. Ma non tutti gli scienziati sono d'accordo con lo studio. Anzi, alcuni non sono proprio d'accordo con le premesse.
Secondo John Tarduno, professore di astronomia alla University of Rochester intervistato da Live Science, «anche ai livelli di densità delle polveri discussa nello studio, uno scudo magnetico come quello descritto è improbabile» e alcuni dei presupposti della ricerca sono «troppo semplicistici e difficilmente corretti».
In particolare, non esiste nessun modello che dimostri per quanto tempo queste polveri rimarrebbero in atmosfera e quanto potrebbero essere magnetiche. Anche il numero dei satelliti che saranno in orbita entro qualche decennio «sembra esagerato», ha detto Fionagh Thompson, ricercatore della Durham University. «Si tratta di un interessante esperimento di logica», ha aggiunto. «Ma non bisogna far passare l'idea per cui "questo è ciò che accadrà"».