Taylor Swift vs Scooter Braun, lo scontro da 300 milioni che l'ha resa un'icona. «Scelta straziante, ho dovuto cancellare il passato»
Dal primo agosto su Discovery+ arriva il documentario (in due episodi) che ricostruisce quando accaduto nel 2019 tra Taylor Swift e l'ex manager Scooter Braun
Si chiama Taylor Swift vs Scooter Braun: Bad Blood il documentario in uscita il primo agosto su Discovery+ che racconta, con le testimonianze di giornalisti, amici ed esperti la battaglia legale tra la cantante e il manager, che l’ha portata nel 2019 ad abbandonare la Big Machine Records e a ri-registrare quattro album.
Il documentario, disponibile negli Stati Uniti dal 21 giugno, è composto da due episodi di un’ora circa ognuno dedicato a una versione della storia, iniziata con l’acquisto da parte di Scooter Braun dell’etichetta Big Machine Records, e di conseguenza dei diritti di tutti i lavori fatti fino ad allora dalla cantante. Il tutto concluso, a detta di Swift, senza che lei fosse coinvolta in alcun modo (consenso che, secondo alcuni esperti legali, non era necessario).
Un danno anche economico, se si considera che i sei album rimasti nelle mani di Braun sono stati successivamente venduti a Shamrock Capital, della famiglia Disney, per 300 milioni di dollari, nonostante una valutazione iniziale di 140 milioni di dollari. Una cifra che, in ogni caso, Swift è riuscita a risanare: secondo Forbes, il valore del suo catalogo ruoterebbe oggi attorno ai 500 milioni di dollari.
Le accuse a Scooter Braun in un post su Tumblr
Tutto inizia nel 2019. Con un post sul social Tumblr, Taylor Swift racconta quanto accaduto tra lei e Scooter Braun. Secondo la cantante, il manager voleva che firmasse un nuovo contratto con l'etichetta prima di diventarne il nuovo proprietario così da poter controllare la sua carriera. In risposta, Swift decide di andarsene «lasciando alle spalle il passato».
Taylor punta il dito anche contro Scott Borchetta, fondatore della casa discografica, perché «sapeva cosa stava facendo, ovvero controllare una donna che non voleva essere associata a loro».
L’accusa più forte, però, è che non le sarebbe stata data la possibilità di acquistare il suo lavoro, venduto senza informarla, lasciando i diritti dei suoi sei album e relativi progetti a Braun: «Me ne sono andata perché sapevo che una volta firmato quel contratto, Scott Borchetta avrebbe venduto l’etichetta, vendendo così me e il mio futuro» scrive.
La musica scritta sul pavimento della cameretta
«Per anni ho chiesto, supplicato di avere la possibilità di possedere il mio lavoro - continua nel post -. Invece mi è stata data l’opportunità di firmare di nuovo con la Big Machine Records e di “guadagnarmi” un album alla volta, uno per ogni nuovo che consegnavo. Ho dovuto fare la straziante scelta di lasciarmi alle spalle il mio passato. La musica che ho scritto sul pavimento della mia camera da letto e i video che ho sognato e pagato con i soldi che ho guadagnato suonando nei bar, poi nei club, poi nelle arene, poi negli stadi». Mentre in un tweet aveva dichiarato anche che l'etichetta le ha impedito di esibirsi con le canzoni di loro proprietà durante gli American Music Awards 2019 e di sfruttarle per un documentario di Netflix che racconta della sua vita.
A quel tempo, all’età di 30 anni, aveva già realizzato 7 album (Taylor Swift, Fearless, Speak Now, Red, 1989, Reputation, Lover), cinque tour (nel 2013 era stata la prima artista solista femminile in 20 anni a esibirsi negli stadi australiani dopo Madonna), recitato in alcuni film e vinto una serie di Grammy. In più, a novembre 2018 aveva iniziato il Reputation Stadium Tour composto da 53 spettacoli negli stadi del Nord America, Europea, Oceania e Asia, diventato presto una delle tournée femminili col maggior incasso di tutti i tempi: oltre 370 milioni di dollari.
Un insieme di successi che l’ha portata, secondo le classifiche di Forbes per il periodo 2011-2015, tra le prime tre celebrità nella classifica delle musiciste più ricche, per diventare nel 2016 la prima nella lista delle celebrità più pagate. Nel 2019 aveva un patrimonio di 360 milioni di dollari netti.
Cosa è successo dopo lo scontro: la «Taylor's version»
Nel 2021 Taylor Swift decide di reincidere quattro degli album che aveva lasciato sotto il controllo di Braun. L’idea era quella di convincere i propri fan a comprare solo le nuove versioni di Fearless, Speak Now, Red e 1989 marchiati con la dicitura Taylor’s Version, così da non far guadagnare più Braun ma trasferire i nuovi introiti a lei, la nuova manager di se stessa.
Con questa mossa Swift non solo si è ripresa il controllo del proprio lavoro, ma ha guadagnato la stima e il supporto da tutti coloro che hanno riconosciuto nella sua lotta un esempio di femminismo e di resistenza, dopo un nuovo intoppo che rischiava di mettere la parola fine alla sua carriera (prima c'era stato il «caso Kanye West» che riprenderemo più avanti).
Ha poi firmato un accordo con la Universal Music Group, che le ha garantito completa proprietà e pieno interesse economico sia nella scrittura delle canzoni che nelle registrazioni. Da allora ha pubblicato quattro nuovi album, oltre alle ri-registrazioni di quelli vecchi. Secondo Forbes, da quando ha firmato con la UMG, le vendite dei suoi album solo negli Usa (inclusa quella dei brani e degli streaming) ha totalizzato 37,3 milioni di dollari.
Cosa racconta il documentario: sessismo, giornali e social
I due episodi, come lasciano intendere i titoli, raccontano prima la Taylor's Version e poi la Scooter's Version. Per alcuni si tratta di un lavoro «non troppo approfondito, dove né i fan di Swift né quelli di Braun riusciranno a cogliere nuove informazioni» sottolinea The Wrap.
Nel primo episodio si ripercorre la carriera della cantante con alcune interviste passate, post dei social e titoli dei giornali. Si parla del sessismo che dilaga nel mondo discografico americano, e viene dedicato tempo alla diatriba con Kanye West. Il punto del documentario è che quanto accaduto sul palco degli MTV Video Awards nel 2009 è stato catalizzatore del resto della storia.
Il caso Kanye West
Inizia tutto agli Mtv Music Awards del 2009 quando Kanye West interrompe la premiazione di Swift, per il miglior video dell’anno, per dire che quel premio sarebbe dovuto spettare a Beyoncé. Una scena che ha segnato molto Swift, come racconta lei stessa nel documentario Miss Americana.

Ed è rimasto ben impresso anche nella memoria del rapper che nel 2016, nel singolo Famous, inserisce il verso: «Penso che io e Taylor potremmo ancora fare sesso. Perché? Ho reso quella str**za famosa» riferendosi appunto a quanto accaduto nel 2009.
Inutile dire che il verso non è piaciuto alla cantante, che si aspettava almeno di essere avvisata. Su questo punto interviene Kim Kardashian, al tempo sposata con West da due anni, che su Snapchat pubblica una presunta telefonata tra Swift e il marito in cui si sente lei scherzare sulla strofa e dare il suo consenso. La fanbase della coppia (al tempo) più influente d’America non era da meno di quella della cantante e sul web Swift inizia lo scontro a suon di insulti. Se la storia del 2019 con Braun sarà un duro colpo, anche questo momento non è stato da meno, al punto da spingere Taylor Swift a lasciare i social e la scena per un po’ di tempo.
La verità arriva solo nel 2020, quando su Twitter ricompare la chiamata integrale, senza i tagli applicati anni prima da Kardashian. Si sente Swift che, presa alla sprovvista dalla chiamata e dal testo di West, prima ride e poi dice: «Ci devo riflettere. Quando senti qualcosa per la prima volta hai bisogno di pensarci perché è davvero da pazzi…».
La versione di Braun
«Per favore, fate sapere a Scott Borchetta e Scooter Braun cosa ne pensate» è la frase con cui si apre il secondo episodio. Addirittura, alcuni ritengono che la scelta di coinvolgere i fan sia stata, da parte di Swift, una mossa azzardata (le minacce dei fan pare abbiamo anche causato la fine del matrimonio di Scooter) in quanto «tecnicamente Braun non aveva fatto nulla di illegale». Dettaglio sottolineato anche dagli esperti legali intervistati, che sostengono non fosse necessario il suo consenso per la vendita dei suoi master. Altri sostengono anche che lei fosse consapevole dell'accordo.
A influire c'è il fatto, sostenuto nel corso di questo episodio, che il padre avrebbe acquistato il 3% dell'etichetta come azionista di minoranza, il che, con la vendita a Braun, gli ha fatto guadagnare 15,1 milioni di dollari. E che dunque Swift, di riflesso, fosse a conoscenza di ogni mossa. Il team dell'artista ha negato tutto questo.
In più, in difesa di Braun, verranno rispolverati vecchi scontri che Swift avrebbe avuto con artisti come Katy Perry, Nicki Minaj, Calvin Harris (suo ex) e Joe Jonas (altro ex). Nonostante su Twitter, al tempo, avessero espresso il loro sostegno numerose celebrità come Miley Cyrus, Rihanna, Adele, Lady Gaga e Selena Gomez.
D'altronde Braun è un pezzo grosso all'interno del panorama musicale americano, ha lanciato Justin Bieber e per anni ha lavorato con star come Ariana Grande, Kanye West, Demi Lovato e molti altri. O meglio, era un pezzo grosso. Nella settimana di uscita del documentario negli States è arrivato l'annuncio della sua ritirata da questo mondo.
Due anni fa in un'intervista ha dichiarato di provare «rimorso per come è stato gestito l'accordo» e di avere imparato una «lezione importante». Nel corso di quell'intervista non nomina mai Swift direttamente, ma aggiunge che credeva avesse semplicemente scelto di non riacquistare i suoi master: «Ho scelto di considerarla una lezione di crescita - ha aggiunto - e tifo per la vittoria di tutti».
Il documentario si conclude con una nota da parte del team dell'artista: «Taylor ha completamente superato questa saga. Nessuno di questi uomini potrà mai togliere qualcosa all'eredità di Taylor come cantautore, cantante, regista, filantropo e difensore dei diritti degli artisti. Ha trasformato quella che era iniziata come una situazione estremamente dolorosa in uno degli sforzi creativi più appaganti della sua vita».