Guerra psicologica, Seul riaccende i maxi altoparlanti contro la Corea del Nord

Il riferimento è ai palloni aerostatici carichi di spazzatura che la propaganda nordcoreana ha cominciato a lanciare a fine maggio oltre il confine. Sul territorio del Sud sono piovuti un migliaio di sacchi carichi di materiale da discarica, dalle batterie esaurite ai mozziconi di sigaretta, bottiglie di plastica, detriti, suole di vecchie scarpe in segno di disprezzo e anche escrementi. All’inizio di questo strano bombardamento, la notte del 28 maggio, la protezione civile di Seul ha dato l’allarme alla cittadinanza: «Oggetti sospetti stanno cadendo sul nostro territorio, state in guardia, non avvicinatevi, non toccateli». Per recuperare i palloni venuti dal Nord sono state inviate squadre di artificieri e tecnici di bonifica chimica e batteriologica, temendo che i sacchi contenessero materiale esplosivo o contaminato. I bonificatori in tuta ermetica hanno accertato che si trattava solo di spazzatura, ma l’allarme è rimasto in vigore.
Dopo i primi 700 palloni, per qualche giorno i nordisti si sono fermati. Poi dal Sud due gruppi di rifugiati nordcoreani hanno spedito oltre confine una ventina di palloni con 400 mila volantini e Pyongyang ha reagito con una nuova ondata di spazzatura. In questo fine settimana sono atterrati sul territorio sudcoreano altri 400 sacchi, portando il totale a 1.000.
Così è scattata la rappresaglia militare ordinata da Seul, con le batterie di altoparlanti di «Eco della libertà» piazzate sul versante Sud del 38° Parallelo.
 
Le trasmissioni, secondo i militari sudcoreani, hanno una potenza che rende udibili i messaggi fino a 10 chilometri all’interno del territorio nordista durante il giorno e fino a 24 chilometri nel silenzio della notte.
La strategia degli altoparlanti è un residuato della Guerra fredda: per decenni, dopo la Guerra di Corea (1950-1953) interrotta da un cessate il fuoco, le due propagande si erano sfidate con insulti urlati dai loro grandi amplificatori sui due versanti della zona smilitarizzata. Al culmine dell’operazione i sudcoreani avevano 10 batterie di altoparlanti fisse e 40 mobili e avevano raffinato le loro trasmissioni mandando in onda anche brani musicali del loro celebre K-pop, il cui ascolto è vietato ai cittadini nordcoreani dalle censura del regime.