De Luca, condanna bis: dovrà risarcire 100mila euro per il caso dei vigili di Salerno in Regione
Nella sentenza di primo grado, due anni fa, era stato condannato a 59 mila euro. Ora, nel giudizio di appello, depositato ieri dalla Corte dei conti di Roma, la cifra quasi raddoppia: 100 mila euro. È la somma che Vincenzo De Luca dovrà versare nelle casse della Regione.
È il risarcimento per il danno prodotto dai 4 vigili di Salerno che il governatore ha voluto con sé a Palazzo Santa Lucia. Erano di fatto i suoi autisti, ma li pagava come dirigenti: con un indennità extra l’anno di 46 mila euro dal 2016 al 2019. Confermata la condanna, nella sentenza di ieri si legge: “La responsabilità del presidente De Luca è quella di aver consentito che ai quattro collaboratori venisse corrisposta una indennità per così dire “maggiorata”, senza che ricorressero i necessari presupposti”
. Non c’è stato dolo, come avevano stabilito i giudici di primo grado. Ma “evidente colpa grave”, sì. Perché, scrive la Corte dei conti di Roma, De Luca “in modo del tutto superficiale e poco avveduto, nonostante la lunga esperienza maturata ai vertici di una pubblica amministrazione, non si è mai premurato di acquisire, in merito alla legittimità del proprio operato, il parere dei competenti organi tecnico-amministrativi”. Proprio “in virtù della propria esperienza pluriennale di sindaco e di governatore regionale”, si legge, De Luca “avrebbe dovuto usare tutta la diligenza richiesta dal caso ed assicurarsi che le mansioni svolte dai quattro collaboratori fiduciari fossero tali da corrispondere una indennità da responsabili della sua segreteria”.
C’era stata una modifica del regolamento della Regione per far lievitare l’indennità da 15 mila a 46 mila euro annui per ciascun vigile. Nel corso dell’indagine, condotta dai sostituti procuratori Davide Vitale e Michele Ferrante, erano stati acquisiti messaggi e testimonianze dalle quali emergeva che “i vigili ricoprivano le mansioni di autisti, collaborando ad attività inerenti i rapporti con gli uffici e le interlocuzioni con altri soggetti” ma “non avrebbero svolto i ruoli assegnati nel decreto di nomina, né compiti assimilabili a quelli affidati ai responsabili di segreteria degli assessori o dei presidenti di commissioni regionali”.
La Procura aveva ipotizzato un danno di 403 mila euro, in primo grado erano stati riconosciuti 59 mila euro. Ecco come si è arrivati alla condanna di 100 mila. Anche in Appello è riconosciuta la responsabilità, oltre a quella di De Luca, “dell’apparato burocratico”, cioè “dirigenti e funzionari della Regione che con i loro atti” hanno portato all’illegittimo esborso per i 4 vigili. In primo grado però si era applicata una riduzione del danno “per il risparmio di spesa prodotto dalla riorganizzazione degli uffici”, come sostenuto dalla difesa del governatore rappresentata dall’avvocato Andrea Castaldo. In secondo grado invece “non trova applicazione l’abbattimento del danno” per il presunto “vantaggio conseguito dall’amministrazione” con la riorganizzazione. La sentenza di Appello calcola “l’apporto dell’apparato burocratico alla produzione del danno nella misura di tre quarti (302.732), rinvenendo come imputabile al presidente De Luca la restante quota di un quarto pari ad euro 100.910,80”.