Leonardo Losurdo, lo scienziato aerospaziale di Bitonto. «Da piccolo guardavo le stelle. Ora lavoro per riportare l'uomo sulla Luna»
Il 38enne scienziato aerospaziale, dopo aver lavorato a Noordwijk per l'Esa, a gennaio ha contribuito a mettere a punto la strumentazione scientifica per il lancio di Axiom-3 dalla base Nasa di Cape Canaveral
Da piccolo Leonardo Surdo scrutava il cielo stellato e sognava di fare l’astronauta. Era attratto dal firmamento magico e misterioso che sembrava schiudergli nuovi orizzonti. Una percezione quasi istintiva che, dopo un impegnativo percorso di studi, gli ha dato la possibilità di diventare uno scienziato aerospaziale. È partito giovanissimo da Bitonto, sua città natale, per intraprendere la strada maestra alla scoperta delle meraviglie del cosmo. Per oltre dieci anni ha operato in Esa (Agenzia spaziale europea) a Noordwijk, nei Paesi Bassi, collaborando anche con la Nasa.
I sogni da bambino e gli studi
«Quand’ero bambino i miei nonni mi portavano in campagna per farmi vedere da vicino come si raccoglievano le olive e le mandorle», racconta il 38enne Leonardo che parla anche l’inglese, il francese, il tedesco e l’olandese. «Contemplavo l’universo incastonato nella nostra realtà contadina. Partivamo prima dell’alba, io avevo sempre il naso all’insù, catturato dalla bellezza e dal fascino del cielo punteggiato di stelle. All’asilo nei disegni mi rappresentavo spesso come un cosmonauta. Nel mio animo un po’ inconscio stava già maturando una sorta di ispirazione spontanea su quello che avrei voluto fare da grande, soprattutto dopo aver visto le immagini dello storico sbarco sulla Luna. Ho conseguito il diploma al liceo scientifico Galilei di Bitonto e mi sono laureato a 24 anni in Biotecnologie mediche e Medicina molecolare all’Università di Bari. Devo ringraziare il mio papà Luigi - ricorda - ora pensionato dopo aver fatto l’operaio tubista, e mamma Rosaria che mi hanno aiutato molto».
Il primo lavoro al centro oncologico di Aviano
Leonardo ha affrontato la prima esperienza lavorativa nel Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Pordenone). Ma, il suo chiodo fisso era quello di ampliare le conoscenze scientifiche e tecnologiche dello spazio. Così, dopo aver frequentato con profitto il master in Space Studies all’International Space University di Strasburgo, a 26 anni è diventato ricercatore di tecnologie mediche per l’esplorazione spaziale presso il Centro Europeo per gli astronauti dell’Esa, a Colonia. Da qui si è spostato a Noordwijk per lavorare nel Centro Estec, sempre dell’Esa, dove è rimasto un decennio. «Inizialmente, come scienziato di missione, ho coordinato l’esecuzione di esperimenti sull’Iss, la Stazione spaziale internazionale. Poi, in qualità di project scientist ho elaborato i requisiti scientifici per lo sviluppo e la qualificazione spaziale delle strumentazioni necessarie per gli esperimenti sull’Iss, ma anche su altre piattaforme microgravitazionali, come voli parabolici, razzi sonda e capsule sub-orbitali». Con grande passione e certosina applicazione nella ricerca non si è fermato mai un attimo.
Il programma internazionale per il ritorno sulla Luna
Sua l’organizzazione delle strategie del programma scientifico europeo di esplorazione spaziale, in sinergia con prestigiosi partner internazionali tra cui Nasa, Jaxa (Agenzia spaziale giapponese) e Csa (Agenzia spaziale canadese) per le missioni sulla Luna, dal programma Gateway a quello Artemis che intende riportare l’uomo sulla Luna. «L’esperienza più entusiasmante è stata sicuramente quella del gennaio scorso quando sono andato a Cape Canaveral nella base della Nasa, il cuore pulsante della storia aerospaziale, per realizzare e mettere a punto la strumentazione scientifica prima del lancio della missione “Axiom 3” partita il 18 gennaio, con 4 astronauti a bordo tra cui l’italiano Walter Villadei. Ho vissuto giornate indimenticabili».
Leonardo Surdo scruta ancora il cielo pensando al futuro, perché come diceva il mahatma Ghandi «ammirare il firmamento disseminato di stelle e l’infinita bellezza che esso offre agli occhi, ha un significato maggiore di tutto quello che l’arte umana può dare». «Abito a Leiden e da un anno sono project manager nella ditta Space Applications Services, sempre a Noordwijk, per lo sviluppo e l’implementazione di strumenti, tecnologie e missioni spaziali con i quali gli scienziati da tutto il mondo eseguono i loro esperimenti oltre l’atmosfera. Il mio sogno è diventare un astronauta e magari un giorno andare su Marte».
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