Luca Banchi, il coach della Virtus Bologna: «Come vinco? Io sono un ladro d’idee»

di Daniele Labanti

L’allenatore che ha portato la Lettonia ai vertici mondiali: �Nessun coach conosce la pallacanestro meglio dei suoi giocatori: io ipotizzo, loro realizzano�

Luca Banchi, il coach della Virtus Bologna: «Come vinco? Io sono un ladro d’idee»

Luca Banchi, coach della Virtus Bologna, oggi comincia la Final Eight di Coppa Italia. Il suo presidente Massimo Zanetti le ha messo pressione dicendo che � il trofeo pi� importante?

�No, perch� ci portiamo dietro il valore di cinque mesi vissuti assieme. La squadra � consapevole che si gioca per vincere: � un torneo particolare, ci si nutre di vittorie ogni 24 ore, anche se le ultime sette volte ha vinto la Coppa chi ha giocato la prima semifinale�.

Tre giorni prima dell’inizio della Supercoppa lei � arrivato alla Virtus, l’ultima squadra italiana ad aver vinto una coppa europea (Eurocup 2022) e l’ultima ad aver vinto l’Eurolega (2001): � sorpreso dell’andamento di questa stagione?

�Quando mi ha chiamato la Virtus ero fuori dall’Eurolega da sei anni, il mio nome non scaldava pi� nessuno. Dicevano: ma davvero va Banchi dopo Scariolo? Mai avuto dubbi che qui il potenziale fosse di alto livello. Sono stati bravi i giocatori a percepire il senso di urgenza che il mio arrivo a Bologna significava e a voler vivere una stagione speciale. Non siamo i pi� talentuosi ma siamo degni di essere sostenuti e di rappresentare la storia del club. Un paragone potrei farlo con l’annata a Milano, quando andammo ai playoff per sfidare il Maccabi e il Forum era un muro rosso�.

In Eurolega ha perso al debutto al PalaDozza assumendosi tutte le colpe, poi ha vinto 11 partite consecutive in casa ed � sempre rimasto nelle prime cinque della classifica.

�Il merito della squadra � stato di unirsi e poi stringere un legame col pubblico, con i tifosi. Chi ci guarda apprezza il nostro atteggiamento, la dedizione, e credo che il “modo” in cui le nostre vittorie in Eurolega sono arrivate abbia creato una certa atmosfera. Giro le citt� e sento affetto per quello che stiamo facendo in Europa: oggi siamo il simbolo del basket italiano, dove giochiamo si riempie il palasport, rappresentiamo il desiderio di avere un club al vertice dell’Eurolega, al di l� dei campanili. La Segafredo Arena � diventata la nostra corazza dei supereroi: tuttavia sappiamo che lo sport � fatto di episodi e semplicemente siamo stati bravi a indirizzarli a nostro vantaggio�.

Qualcuno sostiene che lei pratichi un basket �spirituale�, opposto a quello �scientifico� di alcuni suoi colleghi. Che ne pensa?

�Non mi permetto di commentare gli altri. Nella mia visione, i giocatori sono al centro e il coach lavora per valorizzarli, non sta sopra di loro. Quella dell’allenatore � una “servant leadership”, lui fa le scelte ma � al servizio della squadra. Alla Virtus c’� rispetto dei ruoli e le gerarchie sono chiare�.

Alcuni veterani, come Hackett e Belinelli, sembrano ringiovaniti e lei in campo parla spesso con loro.

�Io sono un ladro di idee: dai giocatori, dai colleghi, da tutti. Nessun coach conosce la pallacanestro meglio dei suoi giocatori: io ipotizzo, loro realizzano. Sarei matto se non parlassi con Belinelli, uno con vent’anni di esperienza dalla Nba all’Europa. Non devono mancarmi la curiosit�, la ricerca, la voglia di sperimentare. Devo prendere ci� che atleti come Marco, come Hackett, come Shengelia, portano in palestra e renderlo patrimonio della squadra. E poi via, non sono mica solo rose e fiori: a volte mi mandano anche a quel paese�.

Per lei i giocatori sono tutti uguali, come pensa Arrigo Sacchi, o con ognuno c’� un rapporto diverso, come sostiene Julio Velasco?

�Ogni giocatore � diverso e porta richieste diverse. Il mio compito � provare a essere giusto, non equo�.

Sembra passata una vita ma Banchi sei mesi fa ha portato la Lettonia, nazione con un milione di abitanti, al quinto posto ai Mondiali. Come ci � finito?

�Ho sempre pensato che uno allena dove lo chiamano. In Lettonia ho costruito una struttura, ho detto no al Baskonia per poter continuare il lavoro ai Mondiali: con che faccia avrei potuto guardare i giocatori se li avessi abbandonati? In un Paese cos� piccolo occorrono passione per scovare talenti in leghe minori e creativit� per costruire su di loro. E il risultato � stato decisivo per rinfrescare l’opinione che il mondo del basket aveva di me come coach�.


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14 febbraio 2024 (modifica il 14 febbraio 2024 | 06:58)

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