«Painkiller», il dramma degli antidolorifici in America, una storia di capitalismo selvaggio (voto 9)

di Maurizio Porro

La miniserie Netflix si consuma d’un fiato. Sembra un thriller, ma purtroppo racconta una storia vera

«Painkiller», il dramma degli antidolorifici in America, una storia di capitalismo selvaggio (voto 9)

Ecco una serie che si consuma d’un fiato, anche se sono sei puntate, come fosse un thriller ma che purtroppo racconta una storia vera in cui sono morte per assuefazione a una medicina oppiacea 400.000 persone in America: � ancora in vendita. La famiglia Sackler, diventata miliardaria, sta pagando ma non ha chiesto scusa sul prodotto, quel famoso OxyContin, richiestissimo perch� dentro c’erano sostanze equiparabili all’eroina.

Nella utile e bellissima serie �Painkiller� (Netflix), il killer del dolore direbbe il bugiardino, si assiste all’ascesa di questo farmaco che � stato pubblicizzato in tutti gli States con una campagna marketing affidata a girls incoscienti e pronte a promuovere la morte pur di farsi la macchina, l’appartamento, l’abito firmato, il conto in banca.

Nella prefazione di ognuna delle puntate di 45 minuti circa, si ripete che la storia � vera con qualche aggiustamento drammaturgico per stare nei binari del cinema di denuncia ma anche di detective intraprendenti, come l’investigatrice Edie Flowers (merito di Uzu Aduba). E si afferma, volto di familiari garante davanti all’obiettivo, che sono vere le storie parallele di gente che ha perso la vita per curare una ferita e rimanendo poi in preda al farmaco oppiaceo per la vita, con attacchi di ansia e vomito eccetera fino alla morte come accade in overdose.

Il tema dell’assuefazione da farmaci � presente anche nel bel thriller inglese �Un inganno di troppo� nello spirito delle stesse malefatte industriali e delle stesse menzogne. In questo appassionante �Painkiller� creato da Micah Fitzerman-Blue e Noah Harpster e diretto sempre da Peter Berg, c’� infatti la disfatta della famiglia, che resta miliardaria ma � in macerie affettive anche con i collaboratori, ma quello che ci interessa a pari merito � la storia di un meccanico buon padre di famiglia che la perde quando inizia l’assuefazione al �pain killer� e quindi liti in casa, la moglie lo caccia, c’� la peregrinazione di un ex bravo padre che � diventato un emarginato a tutti gli effetti, che pietisce, come molti, una ricetta, pronto a qualunque cifra e-o inganno per ottenerla.

Una miniserie biografica ma nel senso di una nazione e di una propaganda immorale per convincere i medici di tutti gli States a prescrivere la �droga� travestita, grazie alle ragazze pon pon di questa incosciente impresa. Questa storia nota alle cronache giudiziarie – i Sackler restano fino al 2021 proprietari della Purdue Pharma – era gi� stata raccontata in un segmento del film Leone d’oro a Venezia 2022 �Tutta la bellezza e il dolore� di Laura Poitras che narrava come i ricchissimi industriali del �Pain killer�, pi� letale dell’eroina, avessero fatto operazione sociale di chirurgia plastica comprando molte opere d’arte e donandole a musei che avrebbero a loro intestato (poi cancellato) a loro nome le donazioni.

Una storia di capitalismo selvaggio, di gente arricchita sulla pelle (non metaforicamente) degli americani, come gi� ha raccontato anche la serie �Dopesick� con Michael Keaton, mentre qui eccellono Taylor Kitsch, l’uomo qualunque che rimane vittima, Matthew Broderick come il villain capo (era il ragazzino che nell’83 giocava alla guerra in �War Games�), la brava West Duchovny che si odia con ardore.


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24 gennaio 2024 (modifica il 24 gennaio 2024 | 08:16)

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