«Non sparate sulla scuola», il 15 e il 16 gennaio incontro a Prato e a Novara

di Redazione Scuola

Doppio appuntamento di presentazione del libro sul sistema scolastico italiano di Gianna Fregonara e Orsola Riva al Conservatorio di San Niccol� a Prato e al Castello Sforzesco di Novara con il Circolo dei lettori

«Non sparate sulla scuola», il 15 e il 16 gennaio incontro a Prato e a Novara

Doppio appuntamento luned� 15 a Prato e marted� 16 gennaio a Novara con i lettori per la presentazione del saggio �Non sparate sulla scuola� di Gianna Fregonara e Orsola Riva, responsabili scuola del Corriere della Sera. A Prato alle 17:30 di luned� 15 presso la sala del Capitolo del Conservatorio di San Niccol� la preside del Conservatorio Mariella Carlotti aprir� l’incontro al quale interverranno Mario Battiato Musmeci, presidente della Rete dirigenti scolastici di Prato e Gianna Fregonara.

Novara, al Castello

A Novara l’appuntamento � marted� 16 gennaio alle 18 presso la Sala delle Mura del Castello Sforzesco, organizzato dal Circolo dei Lettori diretto da Paola Turchelli. Insieme alla autrici ci sar� Augusto Ferrari.

Riproduciamo qui di seguito la recensione di Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera

�Non sparate sulla scuola. Sar� anche invecchiata, piena di difetti e a corto di risorse, ma resta la pi� grande comunit� organizzata del Paese. � l� che ogni mattina quasi nove milioni di bambini, ragazzi e adulti, dai 3 ai 67 anni, si danno appuntamento per “sfregare i loro cervelli l’uno contro l’altro”, come diceva gi� cinquecento anni fa Montaigne. Certo, se la giudichiamo solo con il metro dei test Invalsi, scricchiola da tutte le parti. Ma per alcune sue caratteristiche rappresenta ancora oggi un modello da difendere: � aperta a tutti, � inclusiva, � gratuita e resta competitiva con il sistema privato che in altri Paesi invece ha preso il sopravvento�. Gianna Fregonara e Orsola Riva sono scrittrici che non hanno dimenticato di essere anche croniste. Fin dall’incipit del loro libro che esce oggi da Solferino — �Non sparate sulla scuola� — si comprende il carattere del loro lavoro: non solo un’inchiesta sull’istruzione, ma un racconto del Paese, ambientato in un luogo-chiave, dove le nuove generazioni si formano e incontrano quelle che le hanno precedute. Non si potrebbe definire meglio la scuola: �la pi� grande comunit� organizzata del Paese�, che dovrebbe considerare i ragazzi — per dirla con Plutarco — �non come vasi da riempire, ma fiaccole da accendere�. Tuttavia non si pu� negare che la scuola attraversi un periodo molto difficile. Da una parte un mondo e un Paese �che invecchia a vista d’occhio come il ritratto di Dorian Gray�, dall’altra una generazione che l’Economist ha definito �Generation Uphill�, per dire che ha davanti a s� una faticosa marcia in salita prima di arrivare a conquistare la cima della collina. Eppure questa � anche �la generazione pi� potente dell’intera storia dell’umanit�, come ha detto il premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus. Una generazione che ha a disposizione mezzi e tecnologia per cambiare — e salvare — il mondo. I giovani, secondo il fondatore della Grameen Bank, la banca del microcredito, sono come il genio della lampada di Aladino: ci vuole qualcuno che sappia strofinarli per liberarne le risorse e i talenti. La stessa metafora di Montaigne, che voleva strofinare i cervelli.

Senza nostalgia

Fregonara e Riva sono state alunne di una scuola del tutto diversa. Non c’erano il pc n� lo smartphone, non c’erano Internet, i social network, i videogiochi, YouTube e neppure i podcast. Trovare notizie era molto pi� difficile. Per� c’era pi� tempo: anche per fantasticare, e per annoiarsi. Si leggevano Pinocchio e il libro Cuore, Salgari e Verne, e poi Dumas e Hugo, qualcuno pure Goethe e Dostoevskij. �Allora tutto era concentrato, le persone nelle citt�, i capolavori nei musei, i libri nelle biblioteche. Oggi invece tutto circola ed � in qualche modo anche distribuito: il flusso ha vinto sull’accumulo�. Scatta cos� quella che Fregonara e Riva definiscono �la trappola della nostalgia�: allora s� che la scuola era seria, gli esami difficili, i professori bravi e gli studenti rigavano dritto. In realt�, la scuola di ieri non era migliore di quella di oggi. Non eravamo pi� appassionati noi studenti — sostengono le autrici — e non sono meno appassionati gli insegnanti di oggi. Tra i tanti spunti che offre il libro, colpisce in particolare il capitolo sulla dispersione scolastica. Si parte da una citazione di Daniel Pennac, tratta non a caso dal suo Diario di scuola: �Statisticamente tutto si spiega, personalmente tutto si complica�. Soprattutto quando si tratta di studenti, ragazzi e ragazze, in difficolt�. Nelle statistiche vengono chiamati �Early leavers from education and training� (Elet): sono quelli che lasciano la scuola prima del diploma superiore, �ognuno con la sua storia di tentativi fatti e mancati, di solitudine, incomprensione e rabbia che nessun tasso di abbandono potr� mai raccontare�. Sono gli studenti perduti, come i bambini di Peter Pan: secondo la rilevazione pubblicata a maggio 2023 da Eurostat, la banca dati dell’Unione europea, in Italia sono quasi mezzo milione di giovani, l’11,5 per cento della popolazione tra i 18 e i 24 anni. Pi� della media europea, che � del 9,5 per cento, ma in calo rispetto agli anni scorsi. Poi ci sono gli studenti che hanno in tasca un diploma che � solo un pezzo di carta, perch� durante tutto il percorso scolastico non hanno imparato granch�. Per loro il presidente dell’Invalsi Roberto Ricci ha coniato una nuova definizione, la �dispersione implicita�: ragazzi di 19 anni che, alla vigilia dell’esame di Stato, possono contare su capacit� linguistiche e logico-matematiche da terza media�.

Effetto Covid

E il Covid ha ovviamente peggiorato la situazione. Generando un’emergenza sociale che va affrontata. Il luogo comune vuole che in Italia non si bocci mai nessuno; ma non � affatto cos�. � vero che la maturit� registra percentuali bulgare di promozioni — meno del 4% di non ammessi e il 99% di diplomati —, ma pochi sanno che nel primo anno di scuola superiore le bocciature raggiungono l’8,5%. Quasi uno studente su dieci. Il passaggio pi� traumatico resta quello dal le medie alle superiori. Un disastro per gli studenti, uno smacco per la scuola e un peccato per i professori, che non sono riusciti, come dice ancora Pennac, �a far suonare l’orchestra che c’� in ogni classe�; dove, aggiungono Fregonara e Riva, �insieme ai primi violini, alla fine dovrebbe riuscire a imparare la musica anche chi ha avuto in dote il triangolo�. Ne sa qualcosa Eugenia Carfora, preside dell’Istituto Morano di Caivano. Lei i suoi li va a prendere anche per strada, cercando di convincerli a entrare in classe: �Quando arrivo a scuola, esco subito, comincio a girare per i bar, vado a cercarli, a chiamarli uno per uno, vado loro incontro quando li vedo in fondo al marciapiede� ha raccontato. Anche attraverso storie come la sua, il libro compone un racconto collettivo che pu� essere letto con preoccupazione, ma anche con orgoglio e speranza. E alla fine viene da ringraziare gli insegnanti, che tranne eccezioni che confermano la regola rappresentano una delle colonne del nostro Paese. (di Aldo Cazzullo)

12 gennaio 2024 (modifica il 12 gennaio 2024 | 09:52)

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