Il New York Times vuole fare causa ai creatori di centinaia di puzzle ispirati al suo famosissimo Wordle
È una delle più popolari rubriche del New York Times, cliccata lo scorso anno quasi 5 miliardi di volte sulla home page del quotidiano americano. Non si tratta però di un editoriale o di un articolo: è un rebus. Per la precisione, un puzzle, in cui bisogna indovinare una parola di cinque lettere in un massimo di sei tentativi. Ogni giorno, una parola diversa: un passatempo diventato un appuntamento fisso per milioni di persone. Ma ora il successo di Wordle, come si chiama la rubrica, ha ispirato un gran numero di giochi simili e il New York Times è intervenuto per bloccare quelle che ritiene imitazioni illecite.
Recentemente il quotidiano newyorchese ha avvertito i creatori di centinaia di puzzle sbocciati sul web che potrebbe fare loro causa per violazione del diritto d’autore, afferma il sito di news Axios. Almeno tre richieste formali di cancellare un rebus di questo genere sono state presentate al Digital Millennium Copyright, l’autorità che regolamenta i diritti in campo digitale. In pratica, il New York Times sostiene che sarebbero cloni di Wordle, accusandoli di sfruttare il concetto originale del gioco e di copiarlo abusivamente, senza il suo permesso.
Ideato nel 2021 da Josh Wardle, un ingegnere informatico gallese, Wordle è stato acquistato dal New York Times l’anno seguente per una cifra non resa nota ma stimata in svariati milioni di dollari. Il giornale ha reso l’accesso al gioco gratuito per tutti: una promozione per attirare lettori al proprio sito, che ha raggiunto nel 2023 i 10 milioni di abbonati e punta ad arrivare a 15 milioni entro il 2025. Alcuni dei creatori dei presunti cloni del puzzle, tuttavia, notano che anche Wordle è ispirato da simili rebus enigmistici del passato, come Jotto e Lingo. Alcuni sottolineano che un altro gioco online offerto dal quotidiano newyorchese, Connections, somiglia a sua volta al quiz televisivo britannico “Only Connect”, come ha osservato Victoria Coren Mitchell, conduttrice di quest’ultimo, in un tweet.
esteriDi certo c’è che la polemica riflette la diffusione di rebus, cruciverba e giochi di enigmistica su internet, in particolare quelli abbinati a siti di giornali. L’anno scorso la app del New York Times dedicata ai giochi è stata scaricata 10 milioni di volte. Wordle ha registrato 4 miliardi e 800 milioni di giocate e Connections 2 miliardi e 300 milioni. Grazie al web, siamo diventati tutti pazzi per i puzzle.