Caro Aldo,
sono confuso: il ministro Salvini spiega che verranno mantenuti solo gli autovelox utili a salvare vite e non quelli destinati a rimpinguare le casse comunali. Ne discende che i limiti di velocità sono perlopiù arbitrari e che adeguarsi è una questione di sensibilità, percezione personale del pericolo, fretta del momento. Oppure ho capito male?
Andrea Del Colle
Ha ragione Salvini sulla questione degli autovelox. Un conto è la sicurezza, un conto è far cassa con autovelox nascosti o non segnalati, o limiti di velocità «strani» per la strada che stai percorrendo o tratti di strada senza cartelli di limite velocità.
Michele Ferrari
Cari lettori,
Gli autovelox non piacciono a nessuno. A me sembra però che l’emergenza oggi non siano le tasche degli automobilisti, ma la sicurezza. La strage sulle strade c’è sempre stata, i veicoli che conduciamo ora sono certo più sicuri di quelli di un tempo, ma la sensazione che si prova a circolare è di insicurezza assoluta. Quand’ero ragazzo, le cose stavano più o meno così: nella provincia padana eravamo un po’ imbranati; a Milano il traffico era veloce e corretto; a Roma era già caotico; al Sud valeva un po’ tutto. Adesso le regole sono saltate ovunque. Camminare per Milano comunica una sensazione di pericolo continuo, non solo a causa delle auto ma anche delle biciclette a pedalata assistita — ma dovremmo dire motociclette — lanciate a tutta velocità sui marciapiedi, spesso contromano; per tacere dei monopattini, senza luci e senza targa. Dalle mie parti (Langhe e dintorni) si attende da decenni la Asti-Cuneo, vale a dire la Salerno-Reggio Calabria del Nord, un cantiere infinito, con punti a corsia unica percorsi da Tir lanciati a folle velocità. Il tratto ligure dell’Aurelia è un percorso di guerra che miete decine di vittime l’anno. Ottenere un dosso o un autovelox è un obiettivo di molte comunità, e non per fare cassa, ma per poter attraversare la strada senza correre il rischio di essere asfaltati, per usare un’espressione che Salvini conosce bene, visto che è molto in voga nei talk-show e sui social.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
L'ingiustizia
«Noi, dipendenti Alitalia, e il passaggio mancato a Ita»
Scrivo a nome di un gruppo di 174 dipendenti di Alitalia, in cassa integrazione dal 15 ottobre 2021, a seguito della cessione del ramo d’azienda Aviation da Alitalia a Ita Spa (partecipata al 100 per cento dal Mef). Nonostante le nostre esperienze ed anzianità, Ita ha assunto solo chi ha voluto, violando la legge che, nel caso del trasferimento del ramo d’azienda, prevede il passaggio di tutto il personale addetto a quel settore. Dopo aver diffidato Ita Spa nel 2021, siamo stati costretti a fare causa avanti al Tribunale del Lavoro di Roma. Ed abbiamo vinto. La sentenza del 15 settembre 2023 ha obbligato Ita ad assumerci ex novo, ma ad oggi non è stata rispettata da Ita. Nonostante i nostri difensori abbiano diffidato e messo in mora la Compagnia, Ita è rimasta totalmente inadempiente rispetto a quanto deciso dal Giudice. Anzi, Ita sta continuando a reclutare personale dal mercato, ignorando gli obblighi derivanti dalla sentenza. Inoltre, la Società da dicembre 2021 ha in corso un piano assunzionale per il periodo 2021-2025 che prevede assunzioni fino a raggiungere il numero complessivo di 5.750 dipendenti. Dopo due anni di causa, cassa integrazione erogata a singhiozzo, la vittoria in Tribunale, la prepotenza della compagnia che ignora volutamente la sentenza continuando invece ad assumere dal mercato, tutto ciò rappresenta per 174 famiglie un grande momento di frustrazione, un’offesa alle nostre professionalità e, persino, il rischio di un danno erariale per le casse dello Stato.
Andrea e altri 173 dipendenti di Alitalia
PREVENZIONE
«Influenza e Covid, premiare chi si vaccina»
Davide FumagalliQUINTO FIGLIO
«Esperienza positiva in due ospedali milanesi»
Daniele PeregoZAINI PESANTI
«La cultura non va caricata sulle spalle dei ragazzi»
Luigi de Pol , Istrana (Treviso) ;SENATORI A VITA
«Resti il loro contributo alla dialettica politica»
Alessandro Roberti , Roma; Tutte le lettere
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI - IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
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Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
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