Paolini può battere Swiatek in finale? «Io ho imparato a sognare»
A Parigi arrivata anche mamma Jacqueline. L'importanza della compagna di doppio Sara Errani. L'allenatore di Jasmine Paolini, Renzo Furlan: «Jas sta attraversando il miglior momento della carriera»
C’è stato un tempo in cui gioivamo perché un signore veneto 54enne precocemente incanutito, ex tecnico federale (aiutò Francesca Schiavone nella preparazione della trionfale campagna parigina 2010) oggi convertito al privato, entrava nei top 20 (15 aprile 1996). Adesso che ci nutriamo della manna di Jannik Sinner e di tre finalisti italiani nei quattro tabelloni del Roland Garros, Renzo Furlan da Conegliano, eccellente allenatore di Jasmine Paolini, prova a spiegarci come si scala un Everest chiamato Iga Swiatek, n.1 del mondo lanciata a 23 anni verso il poker a Parigi.
Prima missione: non fare la fine della russa Zvereva, sconfitta da Steffi Graf 6-0 6-0 in 34 minuti nel 1988. E poi, Renzo? «E poi useremo le armi che abbiamo: Jas è una ragazza solare, che vive una vita che le piace moltissimo e non le pesa. In campo, nella sua prima finale Slam della carriera a 28 anni, si porterà questa leggerezza». In arrivo dall’Italia mamma Jacqueline (polacca di mamma ghanese) e papà Ugo (di Lucca), il resto del fan club è già a Parigi, incluse la compagna di doppio Sara Errani, con cui domani si giocherà il titolo contro l’americana Gauff e la ceca Siniakova, e Tathiana Garbin, la capitana di BJ King Cup piena di gratitudine verso le sue azzurre (e viceversa), omaggiata da Jasmine & Co. nei giorni della malattia da una foto di tutta la squadra.
Swiatek n.1 e osso durissimo
Swiatek, che ha già battuto Paolini due volte, è osso durissimo. Però Pollicina ci ha insegnato a credere alle favole («Rispetto a Jannik, che da piccolo sapeva benissimo cosa voleva diventare, io ho cominciato tardi a fidarmi dei miei sogni»), in semifinale ha eliminato la temibile 17enne russa Andreeva dopo averci perso a Madrid e oggi sul centrale, dove avrà tutto il tifo a favore, non ha davvero nulla da perdere. È già sicura della nuova classifica (n.7), lasciare andare il braccio (e le gambe: la velocità è un punto di forza dell’azzurra) non costa niente.
«Swiatek la conosciamo — conferma coach Furlan —, ma Jas sta attraversando il miglior momento della carriera: in lei avevo visto potenziale dall’inizio ma poi non sai mai dove una giocatrice possa arrivare. Mi ha sorpreso: è molto motivata, aperta al miglioramento, è piena di voglia di crescere. Tutti presupposti ottimi».
La trasformazione di Paolini
La tennista che all’Open Usa 2022 faceva tre game con la regina polacca non abita più qui. «Ora è molto più sicura, in fiducia: è un’altra». Cosa chiede Furlan all’allieva? «Di onorare la finale di Parigi, di divertirsi, di uscire dal campo senza portarsi dietro rimpianti». La tensione di un ultimo atto Slam forse non mancherà («Ne ha avuta anche con Andreeva, quando l’ho vista più seria e silenziosa del solito, però è riuscita a mascherarla bene»), ma ci sono stati i consigli della Errani ieri sera a cena («Sara la sta aiutando molto con il doppio, che ha riflessi importanti anche in singolare. Si è creata una bella amicizia, c’è un grande scambio tra di loro»), nel solito ristorantino tranquillo sotto l’albergo parigino, dove sono stati festeggiati i successi di queste due settimane inaspettate ed elaborate nuove strategie.
Paolini l’italienne in finale a Parigi è l’onda lunga della nouvelle vague sinneriana, però non si tratta di una novità assoluta: su questo campo l’Italia ha conquistato il suo primo Major al femminile (Schiavone, che sarà in tribuna) ed è tornata in finale dodici anni fa (Errani). Certo per alzare la coppa serve l’impresa del secolo, ma mai chiamare fuori Jasmine da Castelnuovo di Garfagnana, ricci legati in una coda e la voglia matta di stupire, ancora una volta, se stessa e il tennis.