Carlo Conti a Sanremo, come cambierà il Festival. Anche questa volta bocciata una donna

diRenato Franco

Il conduttore ha dato la sua disponibilità dopo aver sentito l'azienda, coesa sul suo nome

«I conti tornano»: una battuta per annunciare quello che era nell’aria da tempo, Carlo Conti sarà il prossimo conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo. La novità è che lo sarà per due anni, 2025 e 2026. La Rai ha deciso per la scelta più logica (l’altra sarebbe stata Antonella Clerici) e si affida a un professionista di punta in un panorama che per viale Mazzini non è ampio (terza incomoda Milly Carlucci, cresce Marco Liorni, poi c’è da farsi il segno della croce), perché i nomi su cui puntare, quelli adatti ad un pubblico largo, da evento nazionalpopolare, sono pochi.

«È già partito il tam tam, mi sta squillando il telefonino. Mi fa molto piacere — così il conduttore ha commentato, in diretta al Tg1 delle 8, l’annuncio —. Torno a Sanremo dopo sette anni, cercherò di riprendere quel lavoro fatto e portato avanti alla grande dalle due edizioni di Baglioni e alla grandissima dalle cinque di Amadeus. La musica sarà come sempre al centro, quella attuale, che piace, speriamo di fare un bel lavoro e di continuare la meravigliosa tradizione di questo evento che mette tutti insieme, tutta la famiglia di fronte dalla tv». Annuncio appena caldo, ma la sua testa è già settata sui prossimi passi: «Ci sono degli step ben precisi: adesso c’è la cosa più importante, il regolamento; poi inizieremo ad ascoltare le canzoni delle nuove proposte, poi quelle dei big e come ultima cosa cercherò di capire la squadra con me sul palco per la presentazione e tutti gli ospiti e quello che ne deriva». Due nomi, dalla squadra, si possono già depennare, sul palco difficile vedere Pieraccioni e Panariello, i due amici di una vita: «Credo di no, almeno non in presenza fissa. Facciamo già troppe cose insieme, non li sopporto quasi più quei due... L’idea è di alternare e di proporre qualcosa di diverso».

La Rai aveva iniziato a sondare la disponibilità di Conti già a gennaio scorso, prima che si concludesse l’era Amadeus. Del resto il conduttore degli ultimi cinque Festival (un successo non solo di ascolti ma anche discografico) aveva lasciato intendere che quello del 2024 sarebbe stato il suo ultimo Sanremo. Conti ci ha pensato il giusto e dopo l’addio ufficiale di Amadeus è arrivata l’accelerata finale. Una disponibilità nata soprattutto dall’aver sentito tutta l’azienda, a partire dal vertice bifronte (Sergio ad, Rossi dg) coesa sul suo nome. Un atteggiamento che per Conti ha fatto la differenza. In passato infatti non aveva esitato a dire di no, fu «colui che fece il gran rifiuto»: «C’è stato un periodo in cui avevano ventilato la possibilità di una mia conduzione a Sanremo — aveva rivelato —, ma non avevo sentito l’azienda compatta sul mio nome. Il bisogno di sentirsi supportato è fondamentale, volevo che tutti fossero d’accordo su di me e ho preferito declinare l’invito. Forse poi non ero pronto nemmeno io, non avevo ancora l’autorevolezza giusta».

Poi quell’autorevolezza è arrivata. Conti ha già condotto Sanremo per un triennio dal 2015 al 2017 (vincitori Il Volo, gli Stadio e Francesco Gabbani) e nel 2016 aveva azzeccato quattro nomi che avrebbero fatto strada: nella categoria delle Nuove proposte aveva scelto Mahmood, Ermal Meta, Irama e Gabbani, ovvero tre futuri numeri uno del Festival (l’unico che per ora non ci è riuscito è Irama).

Enzo Mazza, ceo della Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) applaude la scelta della Rai: «Carlo Conti è un professionista che ha aperto la strada anche ai grandi risultati di Amadeus e siamo contenti del suo ritorno alla guida dell’evento. È un momento particolarmente felice per l’industria musicale italiana e il direttore artistico avrà davanti a se un’ampia scelta di talenti multiplatino che dominano le classifiche da portare in gara». Rimane aperta però secondo Mazza una questione capitale: «Con la Rai resta solo da mettere a punto la questione prioritaria dei costi del Festival per le aziende che è oggi assolutamente insostenibile».

23 maggio 2024

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