Le minacce nucleari di Putin tra retorica e realtà
Mai prima d’ora erano state annunciate esercitazioni militari con lo scopo dichiarato di studiare in un contesto di guerra l’impiego di armi nucleari tattiche. L’annuncio dello zar alimenta la propaganda. Ma è segno anche di debolezza

Il presidente russo Vladimir Putin, a destra, scortato dal primo ministro russo Mikhail Mishustin arriva per un incontro con i membri del governo lunedì a Mosca.
«Lo useremo!» A partire dal mese scorso, nella storica striscia domenicale condotta da Dmitry Kiseliov, il papà di tutti i propagandisti televisivi, è stato introdotto l’angolo del nucleare. Una rubrica di cinque minuti durante la quale il popolare conduttore settantenne, amico personale di Vladimir Putin, garantisce al suo pubblico che la Russia è pronta a utilizzare l’arma finale. «Se i Paesi della Nato invieranno truppe in Ucraina, noi faremo volare in aria di tutto, e ovunque! La Francia e il suo potere nucleare verranno smantellati in un solo istante, mentre le isole britanniche finiranno subito sott’acqua».
Non è la prima volta, e non sarà l’ultima. La storia dei ventiquattro anni al potere di Putin è punteggiata da esercitazioni militari annunciate e usate come deterrente, come una prova di forza oppure un monito contro propositi meditati dai nemici, ma non ancora attuati. A partire dal 2009, a settembre di quasi ogni anno, vanno in scena le Zapad, che alla lettera significa proprio «occidente», grandi manovre strategiche che coinvolgono il Distretto russo del nord e la Bielorussia, quasi sempre al confine dei territori Nato. Dietro all’obiettivo dichiarato di addestrare i soldati, c’è soprattutto l’attenzione di mostrare al resto del mondo la credibilità della propria minaccia bellica. La più grande esercitazione militare di sempre avvenne dall’11 al 15 settembre del 2018, con l’impiego di 1.200 aerei e oltre trecentomila soldati. E il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov parlò di una iniziativa «giustificata nel quadro di una situazione internazionale che è spesso aggressiva e nemica della Russia».
La novità di oggi sta in quella che la stessa agenzia statale Ria Novosti ha definito in un suo recente commento come «la parolina magica capace di calmare gli esagitati dell’occidente». Mai prima d’ora erano state annunciate esercitazioni militari con lo scopo dichiarato di studiare in un contesto di guerra l’impiego di armi nucleari tattiche. Già nell’ottobre del 2023, Putin aveva supervisionato il lancio di missili balistici durante manovre militari volte a simulare un «massiccio attacco nucleare» in risposta a Mosca. Nel suo ultimo discorso prima delle elezioni di marzo, il presidente, di solito molto cauto su questo tema così delicato, aveva però attenuato la sua retorica nucleare, che spesso viene utilizzata ad elastico.
Questo è il momento della massima tensione. A Mosca non sono affatto tranquilli. La sola ipotesi di schierare truppe straniere sul suolo ucraino ha fatto impazzire i sismografi del Cremlino. A cominciare dal più sensibile di tutti, l’ex presidente e premier Dmitry Medvedev. «L’invio delle proprie truppe nel territorio dell’ex Ucraina implicherà un diretto ingresso dei loro Paesi in guerra, al quale dovremo rispondere. In tal caso nessuno di loro si potrà nascondere a Capitol Hill, all’Eliseo, a Downing Street. Sarà una catastrofe mondiale. Più di sessant’anni fa, Kennedy e Krusciov lo seppero capire. Ma gli infantili imbecilli che hanno arraffato il potere in Occidente non ci arrivano proprio».
Nella Russia dove oggi Putin inaugurerà il suo quinto mandato, non c’è spazio per le sfumature di grigio. L’annuncio dell’esercitazione militare «speciale» è stato accolto con cori di giubilo, anche presso quella piccola parte dell’opinione pubblica che ogni tanto osa qualche timido distinguo. «Con la pistola si può ottenere molto di più che con la sola buona parola» scrive il quotidiano filogovernativo Moskovskij Komsomolets. «Che l’insediamento del presidente inizi con questo atto è un chiaro segnale: ora facciamo sul serio. Solo un mentecatto è capace di non sentire e di non capire il significato di questa iniziativa…».
Ma ogni prova di forza nasconde al suo intero anche una dimostrazione di implicita debolezza, ed è questa l’impressione che si ricava dalla lettura delle varie opinioni provenienti dal Cremino e dai suoi dintorni. «Doccia scozzese per la Nato», titola il quotidiano Komsomolskaya Pravda, che ospita l’opinione di Aleksandr Mikhailov, capo dell’Ufficio di analisi politico-militare del governo russo. «La nostra decisione sulle esercitazioni deve indurre i Paesi nemici ad avviare un discorso molto serio di revisione dei propri propositi, e potrebbe infine rendere un buon servizio a tutti». Parola di addetto ai lavori. Siamo alle solite. Un sasso nucleare, lanciato nello stagno dell’occidente.
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